Caravaggio e il Seicento
Caravaggio e la pittura del Seicento: il nuovo allestimento agli Uffizi
Il 19 febbraio hanno aperto, con un nuovo allestimento, le sale dedicate a Caravaggio e alla pittura seicentesca, collocate al primo piano dell’ala di Levante degli Uffizi. Si tratta di otto sale dai nomi suggestivi: Tra realtà e magia; Caravaggio e Artemisia; Caravaggio: La Medusa; Caravaggio: Il Bacco; Lume di notte; Rembrandt e Rubens; Galileo e i Medici; Epica Fiorentina. La parte del leone la fa ovviamente Caravaggio, indiscusso fulcro della pittura di quel secolo caratterizzato da passionalità forti, simbolismi e novità spesso estreme. Il colore scelto per i pannelli delle sale lungo il corridoio (per non intervenire definitivamente sull’originale colore vasariano) e per le pareti delle sale interne (dalla 96 alla 99), è il rosso: un rosso che si trova spesso nelle stoffe e nei parati rappresentati nei dipinti di quegli anni, studiato su un modello tessile dell’epoca e realizzato con pigmenti naturali utilizzati già nel ‘600.
Il direttore Eike Schmidt afferma: “Il nuovo allestimento si basa su un approccio tematico e artistico che ispira e stimola la curiosità del visitatore, trasportato così nell’atmosfera del tempo e nella storia delle collezioni medicee. L’intenzione è di creare un’esperienza intellettuale sia per i non specialisti, che per gli esperti della materia. Grazie all’accostamento di pittura fiorentina e del resto d’Italia, con dipinti d’oltralpe, si recupera lo spirito internazionale del gusto dell’epoca, aperto a suggestioni provenienti da ogni paese”.
Nella prima sala, “Tra realtà e magia”, è esposta una selezione di lavori di artisti cinquecenteschi dell’area padana che già si discostano dai canoni manieristici. Si è dato spazio ad alcuni temi non convenzionali ma giocosi, come il curioso Uomo con scimmia di Annibale Carracci, o popolareschi o venati di elementi simbolici ed enigmatici che possono far capire le caratteristiche del bacino culturale in cui è avvenuta la formazione di Caravaggio: è il caso dell’Allegoria di Ercole, in passato ritenuta una scena di stregoneria, dei fratelli Dossi e dell’enigmatica Maga che strangola un putto, di attribuzione incerta.
Nella sala che segue, “Caravaggio e Artemisia”, un bellissimo David e Golia di Guido Reni fronteggerà in giugno, al ritorno dalle mostre di Milano e Forlì, il Sacrificio di Isacco di Caravaggio, fino ad allora sostituito dalla copia antica dell’Incredulità di San Tommaso del Merisi; nella stessa sala la Decapitazione di Oloferne di Artemisia Gentileschi.
Nella Sala della Medusa il magnifico scudo da parata dipinto da Caravaggio è esposto in una nuova teca. Alle pareti, oltre all’Armida di Cecco Bravo, donato recentemente dalla sezione americana degli Amici degli Uffizi, il quadro della testa coronata dai serpenti di Otto Marseus, nei secoli passati attribuito a Leonardo da Vinci e ammirato dai viaggiatori come uno dei più famosi quadri degli Uffizi.
È dedicata alla natura morta la sala successiva: intorno al Bacco di Caravaggio due Dispense dell’Empoli, un vaso di fiori di Carlo Dolci e una natura morta di Velazquez dagli evidenti richiami caravaggeschi.
“A lume di notte” si intitola la quinta sala, dedicata alla rappresentazione di scene illuminate da candele: al centro la Natività di Gherardo Delle Notti in cui la luce che definisce i partecipanti alla scena è in realtà emanata direttamente dal Bambino. Intorno, fra gli altri, l’Annunciazione di Matthias Stamer e la Carità romana di Bartolomeo Manfredi.
I massimi maestri della pittura europea dell’epoca si susseguono nella sala successiva di questo percorso. I volti ritratti da Rembrandt, Rubens e Van Dyck in dipinti di piccolo e grande formato costituiscono un insieme di opere giustamente celebri e ci spingono a riflettere sulla dimensione essenzialmente europea della pittura del Seicento, secolo di vivace circolazione delle idee e di continui contatti tra artisti e committenti che non si curavano poi molto dei confini territoriali.
Alla ritrattistica europea è accostata quella fiorentina. Giganteggiano nella sala successiva il Ritratto di Galileo Galilei e il monumentale triplice ritratto di Cosimo II, Maria Maddalena d’Austria e il figlio Ferdinando II, ambedue di Giusto Sustermans.
Nell’ultima sala del percorso, “Epica fiorentina”, spiccano una piccola e preziosa Santa Caterina d’Alessandria di Francesco Furini e un teatrale Rinaldo e Armida di Cesare Dandini, che si ispira al poema di Tasso. I temi letterari tratti dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso furono in assoluto i soggetti di maggiore successo a Firenze nella prima metà del secolo, apprezzati sia per l’aspetto di moderne favole mitologiche sia per la simbologia morale sottesa.