Crocifissione di Niccolò di Pietro Gerini
Niccolò di Pietro Gerini
(Firenze, documentato dal 1368 al 1414)
Crocifissione
1390 -1395 circa
Tempera su tavola, cm 113,5 x 65 (con cornice); cm 112 x 63,5 (senza cornice)
Inventario 1890 n. 10583
Descrizione tecnica, stato di conservazione e restauri
La tavola, di formato rettangolare, è costituita da un supporto ligneo con venatura disposta in senso longitudinale e protetto lungo il perimetro da una cornice moderna. Il supporto è stato probabilmente ridotto, come suggerisce il taglio delle figure dei due angeli che raccolgono il sangue di Cristo, ed è stato lievemente assottigliato sul verso, dove sono presenti tre moderne traverse di metallo ancorate con nottole. La tavola è percorsa da fenditure, risanate tramite l’inserimento di cunei a farfalla. La superficie pittorica è fortemente impoverita e presenta numerose lacune reintegrate, oltre a un’estesa ripassatura del fondo di colore nero. Il manto, soppannato di giallo, si presenta oggi di una tonalità violacea cangiante in bianco nelle parti in luce, ma è probabile che in origine fosse completato da una finitura, oggi perduta, che conferiva al drappo una colorazione blu, in accordo con la consueta iconografia mariana.
La ridipintura maschera l’originale sfondo, realizzato forse a azzurrite (Tartuferi 2014), oppure dorato, come potrebbe far pensare la presenza di incisioni lungo il profilo delle figure.
La doratura delle aureole è abrasa e si osservano lacune di maggiore entità nei nimbi di Cristo e dell’evangelista. Le decorazioni dorate nel manto di Maria sono ampiamente ricostruite.
Provenienza e vicende collezionistiche
Il dipinto era parte della collezione Serristori a Firenze, dove è documentato fra il 1927 (Van Marle 1923-1938, IX ,1927, p. 219 nota) e il 1960 (Mostra dei tesori segreti 1960, pp.7-8 cat. 7). Non compare nei cataloghi di vendita della collezione del 1977 (Sotheby’s Firenze, 9-16 maggio 1977) e del 2007 (Sotheby’s Firenze, 6 novembre 2007).
Presentato all’Ufficio Esportazione di Firenze nel 2011 per conto di Arianna ed Elisa Magrini, è stato acquistato con Decreto ministeriale 201196 del 17 giugno 2011 e destinato agli Uffizi, dove è pervenuto nel luglio dello stesso anno.
E’ stato esposto a Firenze nel 1960 (Mostra dei tesori segreti delle case fiorentine).
Vicenda critica e analisi
Il formato della tavola alto e stretto fa pensare che si trattasse di una piccola tavola d’altare, magari destinata ad un pilastro, o, in alternativa, lo scomparto centrale di un tabernacolo. L’alterazione del supporto e la presenza della cornice moderna lungo tutto il perimetro impediscono di stabilire se sussistano tracce di ancoraggi con altri pannelli, come ad esempio elementi laterali o di coronamento.
Ricordato da Van Marle (Van Marle 1923-1938, IX ,1927, p. 219 nota) con la dubbia attribuzione a Mariotto di Nardo, la tavola è riferita da Offner (1956, p. 171 nota) alla scuola di Niccolò di Pietro Gerini e figura negli elenchi postumi pubblicati a cura di Maginnis (Offner 1981, p. 78) fra le opere dei pittori “later and remoter gerineschi”, insieme tuttavia a dipinti oggi unanimemente considerati capisaldi del catalogo del Gerini, come il Transito della Vergine della Pinacoteca Nazionale di Parma, inv. 431. Fu invece presentata come opera autografa del maestro nel catalogo della mostra fiorentina del 1960 (Mostra dei tesori segreti 1960, pp.7-8 cat. 7), dove è accostata agli affreschi della chiesa di San Francesco a Prato, opera firmata da Niccolò di Pietro Gerini databile ai primi anni Novanta del Trecento. L’attribuzione al pittore fiorentino è accolta da Boskovits (1975 p. 408), con una datazione al 1395-1400 circa, e da Tartuferi (2014, p. 177), che ritiene l’opera espressione della fase di rievocazione del giottismo classico caratteristica dei modi del maestro sul finire del XIV secolo. Il dipinto è schedato con l’attribuzione a Niccolò di Pietro Gerini e una datazione al 1390-1399 nella Fototeca Zeri (scheda n. 2998).
Il riferimento al Gerini, esponente della corrente più conservatrice della pittura fiorentina della fine del XIV secolo, emulo dei modelli iconografici e formali del primo Trecento rivisitati attraverso la tendenza alla semplificazione della forma e all’accentuazione dei volumi di tradizione orcagnesca, è da confermare, come indicano innanzitutto le fisionomie delle figure, caratterizzate dai lineamenti squadrati, il mento prominente, le espressioni grevi. La composizione, seppure essenziale e didascalica, risulta un po’ costipata e appiattita, con gli angeli in volo che sfiorano le aureole dei dolenti. Simili caratteri ritornano d’altra parte anche in composizioni monumentali, quale la pittura murale nella sacrestia della chiesa di Santa Felicita a Firenze datata 1387 (1388 stile corrente; F. Fiorelli Malesci, La chiesa di santa Felicita a Firenze, Firenze 1986, pp. 60-65), che con la Crocifissione degli Uffizi condivide anche il dettaglio della croce tenuta in piedi alla base da cunei lignei conficcati sul monte roccioso. E’ un dettaglio di minuto realismo che Niccolò Gerini derivò forse da certe composizioni di Taddeo Gaddi, la cui bottega dovette essere familiare al pittore negli anni della formazione (per esempio la Crocifissione di Taddeo Gaddi nella sacrestia della basilica di Santa Croce a Firenze, cfr. A. Ladis. Taddeo Gaddi. Critical Reappraisal and Catalogue Raisonné, Columbia – London 1982, p. 287. Per la biografia del Gerini, si veda S. Pierguidi, Gerini Niccolò di Pietro, in Saur Allgemeines Künstler-Lexikon, LII, München-Leipzig 2006, pp. 146-148; sull’attività giovanile, cfr. S. Chiodo, A critical and historical Corpus of Florentine painting, Sec. IV, vol. IX, Painters in Florence after the Black Death: the Master of the Misericordia and Matteo di Pacino, Florence 2011, in part. pp. 63-66).
Fra gli angeli in volo intorno alla croce, motivo molto diffuso nella pittura fiorentina nell’arco di tutto il XIV secolo, quello a sinistra che si sbraccia per raccogliere contemporaneamente il sangue che cola dalla mano e dal costato di Cristo trova un corrispettivo puntuale nella Crocifissione della Pinacoteca Nazionale di Siena (inv. 607), riferita al Gerini e datata verso il 1390-1395 (Torriti 1980, pp. 234-235). Simile anche la tipologia decorativa delle aureole, ornate col motivo del tralcio ondulato sul fondo granito, e il modo di sottolineare la volumetria dei corpi tramite marcati passaggi chiaroscurali, assai contrastati e quasi cangianti di tono, anche se nel dipinto già Serristori il modellato del Crocifisso appare un po’ più sommario e schematico. Una datazione alla metà dell’ultimo decennio del Trecento, non distante anche dalla Crocifissione della sacrestia della chiesa di San Francesco a Prato, sembra pertanto verosimile ( cfr. Boskovits 1975, pp. 99-101, 114; B. Cianelli, La Cappella Migliorati in San Francesco e la “Madonna della Cintola” in San Niccolò: due restauri esemplari. Spunti per un confronto, in Prato Storia e Arte, n. 107, 2010, pp. 117-127. Per una proposta di datazione posteriore al 1396, si veda L. Bellosi, Le arti figurative a Prato ai tempi di Francesco Datini, 1991, ristampa in idem, Come un prato fiorito. Studi sull’arte tardogotica, Firenze 2000, pp,83-93, in part. pp. 88-89).
Bibliografia
Boskovits 1975: M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento 1370-1400, Firenze 1975.
Mostra dei tesori segreti 1960: Mostra dei tesori segreti delle case fiorentine, catalogo della mostra di Firenze, Circolo borghese e della stampa, a cura della Croce Rossa di Firenze, Firenze 1960.
Offner 1956: R. Offner, A Critical and historical corpus of Florentine painting. The fourteenth century, Sec. III, vol. VI, New York 1956.
Offner 1981: R. Offner, A Critical and historical corpus of Florentine painting. The fourteenth century: supplement. A legacy of attributions, edited by H. B. J. Maginnis, New York 1981.
Tartuferi 2014: A. Tartuferi, scheda in Acquisizioni 2014: Acquisizioni e donazioni 2001-2011. Arte dal medioevo al XXI secolo, Roma 2014, p. 177.
Van Marle 1927: R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, 19 voll., The Hague 1923-1938.