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Restauri | 05/10/2018

Le decorazioni della Sala di Bona a Palazzo Pitti presto restaurate

Le decorazioni della Sala di Bona a Palazzo Pitti presto restaurate

L'eccezionale generosità di una donatrice statunitense e la perizia dell'Opificio delle Pietre Dure faranno splendere di nuovo le pitture di Bernardino Poccetti

Le decorazioni della Sala di Bona a Palazzo Pitti presto restaurate

“We are all sons of the same civilisation… and without art we would be so poor…!” Con queste parole è stato annunciato l’importante intervento a finanziamento del restauro del ciclo pittorico della Sala di Bona a Palazzo Pitti da parte di Veronica Atkins, Chair of the Board of Directors della V. Atkins Foundation American Philantropist, con i Friends of the Uffizi Gallery, fratelli statunitensi degli Amici degli Uffizi. La donatrice e Maria Vittoria Rimbotti Colonna, presidente delle due associazioni, hanno sottolineato con entusiasmo e semplicità quanto le Gallerie degli Uffizi siano patrimonio dell’umanità e non vi siano appartenenze sociali o nazionali a stabilire chi se ne possa prendere cura.

Il soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Marco Ciatti, ha parlato dell’importante ciclo decorativo e dell’intervento di restauro che verrà effettuato. Le pitture che ricoprono per intero le pareti della Sala di Bona, furono realizzate tra 1607 e 1608 con straordinaria rapidità da uno dei pittori più attivi a Firenze nel primo Seicento: Bernardino Poccetti. Furono commissionati da Ferdinando I, Granduca di Toscana, in occasione del matrimonio del figlio Cosimo con Maria Maddalena d’Austria, per completare gli apparati decorativi del Quartiere dei Cardinali e Principi Forestieri. La Sala di Bona è adiacente alla Sala Bianca, imponente salone di rappresentanza decorato in tempi successivi con stucchi e specchiere.

Nella Sala di Bona Poccetti realizzò un ambizioso programma celebrativo della dinastia medicea: al centro del soffitto raffigurò Cosimo I in una classica nudità con in mano il compasso e la squadra, simboli della costruzione dello Stato granducale. Sulle pareti lunghe dipinse le vittorie contri i Turchi dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, fondati dal Granduca, con la Conquista di Prevesa in Albania nel 1605 e la Conquista di Bona sulla costa del Nord Africa nel 1607. Su una delle pareti corte vediamo Ferdinando I in abbigliamento militare romano che accoglie i prigionieri delle battaglie; sulla parete opposta, invece, Poccetti celebrò la pace che caratterizzava il Granducato di Cosimo e quello di Ferdinando in Toscana, portando ricchezza e abbondanza. Dipinse quindi la pianta di Livorno con il suo porto, fondato da Cosimo I, centro importante per l’economia della regione. Gli sposi Cosimo e Maria Maddalena sono quindi raffigurati rispettivamente come Paride e Giunone entro le nicchie della parete corta.

La tecnica pittorica impiegata per questo articolato complesso decorativo non è l’affresco, ma la pittura a bianco di calce con finitura a fresco: si tratta di una procedura che richiede tempi di esecuzione nettamente inferiori e per questo poteva rispondere bene alle esigenze di rapidità che la committenza imponeva in occasione del matrimonio del futuro granduca. Tale tecnica però ha consegnato alla storia una pittura molto più fragile rispetto a quella ad affresco, più deperibile e soggetta ai danni dovuti al deposito di polvere. A parte numerose crettature, non si rilevano al momento grossi problemi conservativi sulla superficie pittorica che richiede comunque una profonda pulitura dallo sporco da secoli sedimentatovi. Si può immaginare che la rimozione dello strato di polvere toglierà la patina grigia che ottunde pesantemente i colori del Poccetti, e che, alla conclusione dei lavori, il risultato sarà sorprendente e di forte impatto. I lavori di indagini diagnostiche cominceranno presto e si protrarranno per circa 6 mesi, per poi lasciare il posto alle operazioni di pulitura e consolidamento che si può prevedere occuperanno altri 18 mesi.

Secondo il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt “simili episodi di generosità segnano una svolta non solo nella storia delle Gallerie degli Uffizi, ma anche della città. Molti fiorentini non conoscono la Sala di Bona, un vero gioiello incastonato tra gli ambienti di Palazzo Pitti, perché le condizioni attuali non permettono di ammirare appieno le scene raffigurate sulle pareti. Grazie a questa donazione e ai restauri che l’Opificio delle Pietre Dure – un’eccellenza fiorentina nel campo - potrà finalmente intraprendere, tutti potranno apprezzare non solo la grandezza di un pittore come Bernardino Poccetti, ma anche conoscere episodi fondamentali della storia medicea. Questo esempio interessantissimo della pittura di primo Seicento torna ora a rivivere grazie alla generosità di una donatrice straniera, a riprova che l’arte è patrimonio universale, che le Gallerie degli Uffizi sono custodi di un immenso tesoro, e che ad ogni latitudine si sente il richiamo a proteggerlo”.

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