Les Fleurs du Mal di Giulia Napoleone
Omaggio a Baudelaire
Le Gallerie degli Uffizi celebrano il bicentenario della nascita del grande poeta simbolista Charles Baudelaire con un raffinato omaggio: le illustrazioni di Giulia Napoleone a Le Fleurs du mal conservate al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.
La raccolta di versi, tra i capisaldi della poesia di tutte le epoche, fu pubblicata per la prima volta nel 1857 suscitando scandalo e censure per l’arditezza, l'aspetto dissacrante oltre che sensuale, gli accenti torbidi e celestiali insieme: il poeta fu costretto a eliminare alcuni componimenti e a riorganizzare la struttura d’insieme approdando a una nuova pubblicazione nel 1861, per giungere all’assetto definitivo solo nel 1868.
L'istituto livornese Nuovo Archivio dei Macchiaioli nel 1996 ne ha proposto un'edizione curata dallo storico dell'arte Dario Durbé, cui si deve anche una nuova traduzione. L'elegante volume, stampato su carta pregiata e in tiratura limitata (600 copie), si caratterizza per un corposo impianto illustrativo realizzato da Giulia Napoleone, artista apprezzata dallo stesso Durbé e già familiare con l’interpretazione visiva del linguaggio poetico, come nel caso del volume Non vedo quasi nulla del 1978, con sue incisioni e brani di André du Bouchet.
Il corredo iconografico è costituito da sessantatre immagini, di cui venticinque illustrazioni stampate a piena pagina di seguito al testo poetico, e trentotto “finalini” di dimensioni più piccole al termine di alcuni componimenti. I lavori originali, tutti eseguiti a inchiostro di china su carta Arches, sono oggi conservati presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi grazie a una donazione della stessa autrice.
Le illustrazioni principali spaziano dalla composizione puramente astratta a suggestioni figurative. Ogni immagine è ispirata a precisi passi delle liriche, contestualmente trascritti da Giulia Napoleone sul verso dei fogli. Le opere riescono a evocare e a trasporre magistralmente le impressioni del testo: i neri profondi vanno digradandosi in zone più chiare o si alternano, per contrasto, alle luminose fenditure e ai punti di bianco che emergono dalla superficie della carta.
I finalini, raffinati studi dalle forme minime e basilari, sono stati invece ideati in coppie: uno per la versione in lingua originale e l’altro, molto simile, per la relativa traduzione in italiano; circondati da una sottile cornice più ampia disegnata a matita (il perimetro del campo di testo), oscillano, similmente ai disegni maggiori, tra la soluzione astratta e l’elemento figurativo.
L’esecuzione di tutti i disegni riflette un procedere lento e cadenzato: le immagini - dove “l’infinitamente piccolo coincide con l’infinitamente grande” (L. Lambertini, Impronte di luce, in Giulia Napoleone. Opere su carta 1963-1997, a cura di F. Di Castro, catalogo della mostra, Roma 1997, p.28), si generano da una minuziosa sovrapposizione di segni leggeri che progressivamente si infittiscono in superfici via via più scure fino alla soglia del nero che, tuttavia, si presta a essere attraversato da luminosi spazi bianchi, punti o linee. L’equilibrato incontro di chiaro e scuro provoca un effetto vibrante, tipico dei lavori di Giulia Napoleone: una texture tremolante di luci e ombre, evidenziata anche dalla ruvidezza del supporto cartaceo, porta l’occhio a spostarsi continuamente sulla superficie simulando un esito cinetico.
Nel suo complesso, la serie – “a metà strada tra il vasto affresco virtuale, la grande campitura complessiva e la capacità di non perdere di vista il dettaglio” (G. Contessi, Ragionamenti intorno all’arte di Giulia Napoleone, in Giulia Napoleone. Dialoghi, a cura di A. Renzitti, catalogo della mostra, Pistoia 2017, p.52) – risulta ben esemplificativa dell’opera della Napoleone e conferma il suo storico legame con la parola d’autore e con il prodotto editoriale.
L’artista, confrontandosi con una delle più elevate espressioni della poesia moderna, riesce a tradurre in immagine lo spirito dei versi e a declinare in segno il contenuto e il valore profondo degli scritti di Baudelaire.
Lorenzo Ghelardini