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Wright of Derby. Arte e Scienza

  • Wright of Derby. Arte e Scienza

    Un dipinto icona dell'Illuminismo e alcune riflessioni in epoca di pandemia

    Wright of Derby. Arte e Scienza
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    Intro

    L’Ipervisione documenta l’esposizione temporanea Wright of Derby. Arte e scienza, allestita dal 6 ottobre 2020 al 24 gennaio 2021 presso la Sala 38 degli Uffizi. L’evento, reso possibile in virtù di un accordo fra le Gallerie degli Uffizi e la National Gallery di Londra, consente di ammirare in Italia uno dei capolavori indiscussi del museo britannico, di rado concesso in prestito.

    Oltre a costituire un caposaldo della pittura inglese del Settecento, l’Esperimento su di un uccello inserito in una pompa pneumatica, eseguito nel 1768 da Joseph Wright of Derby, si impone oggi all’attenzione del pubblico, in quest’epoca segnata dal Covid-19, anche con imprevisti accenti di attualità.

    Le nostre reazioni nei confronti della ricerca scientifica - indifferenza, consapevolezza, riflessione, curiosità o paura - sono infatti uno dei temi di quest’opera che si collega agli studi condotti sul vuoto d’aria realizzabile con la pompa pneumatica e all’osservazione dei suoi effetti, in questo caso il temuto decesso del volatile.

    Ma il dipinto, apparentemente un intruso nelle nostre collezioni, data la limitata presenza di artisti anglosassoni, consente di stringere ulteriori e inediti legami con le Gallerie degli Uffizi e i musei fiorentini nel segno della storia, dell’arte, della natura e, in definitiva, della nostra vita.

    Così sembra avvertire il misterioso contenuto della coppa di vetro al centro del tavolo su cui appunta l’attenzione il personaggio più anziano ritratto sulla destra in primo piano; dai più è infatti interpretato come un teschio, tradizionale ‘memento mori’ che induce a riflettere sulla sorte di ognuno di noi e del mondo come lo conosciamo.

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    I. La pompa idraulica

    William Cary
    Pompa pneumatica da tavolo a due cilindri

    Mogano, ottone, vetro
    Inizio XIX secolo
    Firenze, Museo Galileo, inv. 1536

     

    Oltre a sconfiggere l’idea dell’horror vacui — imperante nel pensiero filosofico dall’Antichità fino al Cinquecento — Evangelista Torricelli (1608-1647) aprì la via a nuovi strumenti di misura (il barometro) e di ricerca (la pompa pneumatica). Sulla sua scia, nella medicea Accademia del Cimento (1657-1667), lo studio del vuoto si tradusse nella prima rete meteorologica internazionale, e nell’analisi sperimentale dei fenomeni fisici e fisiologici in assenza di aria. Le esperienze, spesso cruente, erano talora viziate dall’ampio impiego del mercurio per ottenere il vuoto. Gli accademici fiorentini si domandavano, per esempio, se una farfalla soccombeva a causa del vuoto o per essere stata prima immersa nel mercurio.

    L’evoluzione delle pompe pneumatiche risolse questi dubbi. Da metà Seicento, alla tecnica torricelliana di capovolgere in una bacinella un contenitore di altezza adeguata riempito di mercurio, si affiancò l’uso di strumenti che creavano il vuoto con pistoni, valvole e rubinetti.

    Clicca qui per vedere un video esplicativo del funzionamento di una pompa idraulica.

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    I. La pompa idraulica

    Il dipinto di Wright of Derby mostra una pompa pneumatica a due pistoni in cilindri di ottone, con un robusto telaio di legno, azionata da un sistema a manovella e cremagliere. Un tubo di gomma collega la pompa al supporto separato della campana di vetro, in cui l’aria viene progressivamente rarefatta. A causa dei forti limiti di tenuta, il vuoto ottenibile con queste pompe non era comparabile a quello torricelliano; era però sufficiente per compiere esperienze dimostrative. Per esempio, sul tavolo del dipinto, a destra, sono visibili due “emisferi di Magdeburgo”. Una bottiglia aperta contiene olio da distribuire sulle superficie di contatto degli emisferi o fra la campana di vetro e il supporto, per migliorare la tenuta. La massa scura nel recipiente dove si rifrange l’immagine della candela che rischiara la scena, è probabilmente una vescica o un polmone animale, entrambi organi utilizzati in simili dimostrazioni.

    Da notare che, mentre invita il personaggio in primo piano a sinistra a cronometrare la prova, lo sperimentatore posa le dita della mano alzata sul rubinetto di tenuta della campana di vetro. Senza nulla togliere alla drammaticità della scena, egli sta per ridare aria al povero pennuto (una allora rara calopsitta australiana), destinato tuttavia a una vita grama, divisa fra la gabbia e le ripetute asfissie prodotte con la pompa pneumatica.

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    II. L’Esperimento di Joseph Wright of Derby

    Joseph Wright of Derby
    Derby 1734 – 1797

    Esperimento su un uccello in una pompa pneumatica

    1768
    Olio su tela
    Londra, The National Gallery
    Inv. NG 725

     

    Il dipinto raffigura lo svolgersi dell’esperimento in una casa di campagna inglese; il pubblico è composito, niente affatto specialistico, e questa è la ragione della presentazione, o meglio della rappresentazione, connotata da suggestioni di effetto teatrale: la luce fortemente indirizzata; l’atteggiamento da illusionista di colui che, girando la manovella ed eliminando l’aria dalla campana, poteva decretare la morte del volatile; la scelta stessa del pappagallino bianco al posto del consueto canarino, per il suo candore ben più evidente nell’oscurità.

    Al posto dei pennuti, gli scienziati impiegavano talvolta una membrana o una vescica che, gonfiandosi e sgonfiandosi, poteva svolgere egregiamente il proprio compito, certo con un impatto assai meno memorabile sugli spettatori, tra i quali deve includersi anche chi osserva il quadro; le sue dimensioni prossime al vero creano infatti la finzione di una stanza nella stanza, in un effetto realistico accentuato dalla qualità della tecnica pittorica nitida, minuziosa, lenticolare.

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    II. L’Esperimento di Joseph Wright of Derby

    Aniello Lamberti
    notizie seconda metà del XVIII secolo

    Veduta della Specola dal giardino di Boboli

    Anni Ottanta del XVIII sec.
    Incisione
    Collezione privata

     

    Nel 1768, data a cui risale l’opera di Wright of Derby, la sperimentazione sul vuoto d’aria realizzabile con la pompa pneumatica messa a punto da Robert Boyle, chimico irlandese vissuto nel secolo precedente, non costituivano più una novità scientifica. Erano invece proposte con fini divulgativi e didattici nelle sedi più varie.

    Così accadeva nello stesso periodo anche a Firenze. Sappiamo infatti che a partire dagli anni Settanta del Settecento, prima a Palazzo Pitti per i propri figli, poi anche per un pubblico più ampio nel neonato Museo di Fisica e Storia Naturale allestito a La Specola, il granduca Pietro Leopoldo di Lorena faceva realizzare analoghi esprimenti che introducevano alla conoscenza delle principali leggi chimico-fisiche allora note.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Joseph Wright of Derby
    Esperimento su un uccello in una pompa pneumatica
    particolare

    Del dipinto di Wright of Derby i contemporanei ammiravano specialmente il gioco delle luci. Quella notturna che filtra dalla finestra è probabilmente un richiamo alla Lunar Society, associazione frequentata dal pittore dove si discutevano argomenti scientifici nel corso di riunioni organizzate mensilmente nelle sere di luna piena. Membri ne erano alcuni dei maggiori protagonisti di una Inghilterra illuminista avviata da tempo sulla strada delle rivoluzione industriale, tra gli altri Josiah Wedgwood, fondatore dell’omonima manifattura di ceramiche, Matthew Boulton e James Watt, responsabili di ricerche sull’impiego energetico del vapore, ed è da notare come dal secondo derivi il nome dell’unità di misura, e il dottor Erasmus Darwin, nonno di Charles, teorico dell’evoluzionismo.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Joseph Wright of Derby
    Esperimento su un uccello in una pompa pneumatica
    particolare

    Nell’opera del pittore inglese, tuttavia, più che la luce della luna di sfondo è soprattutto quella della candela nascosta dietro la coppa di vetro al centro del tavolo, che chiaroscura la scena e conferisce al dipinto un effetto drammatico.

    Lo studio dell’illuminazione, di origine naturale, artificiale o perfino soprannaturale, è stato in particolare sviluppato dai pittori del Seicento e del Settecento, consapevoli del valore anche simbolico di questo elemento in quanto allusivo alla conoscenza in opposizione alle tenebre dell’ignoranza, e di come una sua sapiente regia possa conferire alle immagini significati e toni differenti: di intimo raccoglimento, sospensione e mistero, asciutta evidenza, enfasi e teatralità.

    Nelle tre opere delle Gallerie degli Uffizi che si propongono qui di seguito, la luce appare rivelatrice della verità divina nel caravaggesco Bartolomeo Cavarozzi, risponde anche a una oggettiva necessità didattica per Gerrit Dou, petit-maître olandese, e risulta funzionale all’osservazione della scultura nell’Accademia di Baccio Bandinelli.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Bartolomeo Cavarozzi
    Viterbo 1590 c. – Roma 1625

    San Girolamo nello studio e due angeli

    1617 c.
    Olio su tela
    Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina
    Inv. Palatina n.417

     

    Nella penombra della stanza un fascio di luce obliquo, proveniente da sinistra, illumina con virtuosistica precisione ottica la scena: i due angeli che osservano e additano San Gerolamo, concentratissimo, intento a scrivere, la testa del Santo, illuminata nei radi capelli canuti e nella barba, con lo sguardo abbassato sulle carte bianche, accanto il crocifisso e il libro aperto sull'incisione di Durer raffigurante la Madonna col Bambino di Norimberga. E' probabile che Bartolomeo Cavarozzi conoscesse la celebre acquaforte di Albrecht Durer attraverso la frequentazione del suo protettore il pittore Giovan Battista Crescenzi, raffinato“amateur d'estampes”

    Sul tavolo tarlato, i diversi oggetti sono scandagliati nella loro consistenza materica attraverso lo studiato luminismo: un libro aperto e altri due chiusi con le legature in carta pecora e in marocchino impresso, il secchiello con l'aspersorio per l'acqua santa in metallo lucente, il teschio quale memento mori, la clessidra e il rosario. E' uno straordinario brano di natura morta emblematico di quella spiccata attitudine mimetica del Cavarozzi, ricordata dalle fonti “...diedesi a ritrarre dal naturale con gran diligenza e con finimenti da grand'amore....” e recentemente ribadita dalla critica più avvertita col riferimento all'artista di un consistente nucleo di nature morte. Nella composizione, improntata a tonalità brune, grigie e bianche, risalta il rosso acceso del mantello di San Gerolamo ricadente sul tavolo con un esuberante panneggio.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Bartolomeo Cavarozzi
    San Girolamo nello studio e due angeli
    particolare

    Il sapiente impianto luministico, di palese derivazione caravaggesca filtrata con eleganza attraverso la conoscenza di Orazio Gentileschi, è da interpretarsi in chiave simbolica come rivelatore della verità divina volta a ispirare San Gerolamo che quale traduttore dell'Antico Testamento dall'ebraico in latino contribuì a divulgare la Parola Divina.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Gerrit Dou
    Leiden 1613 - 1675

    Il maestro di scuola

    1660-65
    Gallerie degli Uffizi
    inv.1890 n1109

    Sulla traversa dello sgabello a destra la sigla: “GDOV”

     

    Gerard Dou, artista olandese allievo di Rembrandt considerato il fondatore della scuola dei cosiddetti “Feinmaler”, pittori raffinati, offre nel piccolo dipinto uno straordinario saggio di luminismo, dettato certamente dall'ambientazione e nello stesso tempo connotato da palesi significati simbolici. E' rappresentata una lezione scolastica serale secondo una consuetudine in uso nell'Olanda seicentesca probabilmente per tenere i fanciulli lontani dai pericoli. Nell'oscurità della stanza rischiarata da una lanterna poggiata per terra in primo piano a destra e soprattutto dalla candela sullo scrittoio emergono in piena luce il maestro e l'allieva, colta con le labbra dischiuse come se stesse recitando il testo indicato dall'insegnante. Alle spalle della fanciulla due discepoli, solo parzialmente illuminati attendono il loro turno, mentre, in secondo piano, nella penombra si scorgono alla fiamma di una candela altri scolari intenti a scrivere attorno a un tavolo. La scenografica tenda drappeggiata, che introduce la scena, stempera il tono domestico dell'ambiente arredato molto sobriamente con tavoli e sgabelli. La luminosità preponderante irradiata dalla candela centrale, resa da Gerard Dou con quella eccelsa maestria per gli effetti luministici lodata anche dai contemporanei, è da interpretarsi simbolicamente come la luce della conoscenza che dissolve le tenebre.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Gerrit Dou
    Il maestro di scuola
    particolare

    In questa opera Dou riprende con qualche variante e semplificazione la composizione del celebre dipinto seguito dall'artista prima del 1665 (Amsterdam, Rijksmuseum) a sua volta esemplato per alcuni aspetti sullo sportello del trittico eseguito intorno al 1660, trittico andato perduto in mare ma noto attraverso la copia incisa da Willem Joseph Laqui intorno alla metà del secolo XVIII.

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    III. Dipinti a lume di notte

    Enea Vico
    Parma 1523 - Ferrara 1567

    da Baccio Bandinelli

    Accademia di Baccio Bandinelli

    1560 c.
    Bulino
    Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi
    Inv. 15955 Stampe Sciolte

     

    La scena si svolge di notte all’interno dello studio di un artista. Uno spazio ingombro di sculture e libri accostati ad elementi anatomici, teschi e frammenti di scheletri umani che circondano un gruppo di allievi intenti nel disegno. Il maestro, che è anche l’ideatore della stampa, compare come ultimo personaggio a destra, in piedi con indosso le stesse insegne da cavaliere dell’Ordine di Santiago che compaiono nello scudo sopra il camino. Si tratta di Baccio Bandinelli (1493–1560), insignito dell’onorificenza da Carlo V nel 1530 e che viene qui presentato non come semplice esecutore di opere d’arte, ma come un insegnante dall’elevato status sociale. Negli anni trascorsi a Roma, infatti, lo scultore aveva avviato una informale accademia in un ambiente del Palazzo del Belvedere in Vaticano alla quale aderirono diversi discepoli.

    La produzione artistica veniva assimilata a un’attività dell’ingegno più che a un’occupazione pratica, e anche in questa incisione, commissionata a Enea Vico, si evidenzia l’importanza dello studio dell’anatomia umana - la Scienza - e della statuaria antica - l’Arte - come discipline imprescindibili per la formazione di un artista. Se per ragioni religiose la dissezione dei cadaveri era severamente vietata, non per questo gli artisti vi rinunciavano. Piuttosto la praticavano clandestinamente per lo più di notte, motivo per il quale la scena, che richiama anche questa pratica, è avvolta dall’oscurità. Ma il notturno ha anche una valenza meno narrativa: permette di sottolineare dei particolari a discapito di altri, creando effetti di notevole suggestione nella contrapposizione tra luce (la conoscenza, l’osservazione scientifica) e buio (la superstizione).

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    III. Dipinti a lume di notte

    Enea Vico
    da Baccio Bandinelli
    Accademia di Baccio Bandinelli
    particolare

    La stampa è ricca di riferimenti ai capisaldi della cultura artistica rinascimentale. Nelle figure sulla sinistra sono evidenti i richiami ai ritratti scultorei eseguiti da Michelangelo nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo per Giuliano duca di Nemours e Lorenzo duca di Urbino. Gli atteggiamenti degli allievi intenti a disegnare ricordano da vicino diversi dei personaggi affrescati da Raffaello nella sua Scuola di Atene. Una vera e propria citazione dalla Melencolia di Albrecht Dürer – evocata anche nell’uomo che poggia la testa sulla mano - è infine riconoscibile nel cane acciambellato sul primo piano.

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    IV. Non testato sugli animali

    Joseph Wright of Derby
    Esperimento su un uccello in una pompa pneumatica
    particolare

    Argomento sensibile per la nostra contemporaneità, il rispetto per la sofferenza degli animali trapela di rado nelle testimonianze artistiche del passato.

    Nelle nature morte del Sei e del Settecento le prede di caccia sono spesso ostentate in fastosi trionfi e solo in artisti come Giuseppe Maria Crespi, capace di indagare le pieghe più intime e recondite dei sentimenti, pare di leggere una compassionevole partecipazione per le creature che raffigura ormai prive di vita.

    Quanto al dipinto di Joseph Wright of Derby notiamo come la coppia sulla sinistra non presta attenzione a quanto sta accadendo, ma sappiamo che si trattava di amici del pittore che potevano aver seguito l’esperimento in altre occasioni; dallo stesso lato il ragazzino e l’uomo seduto al tavolo sono concentrati sugli aspetti tecnici della prova, quest’ultimo ad esempio misura il tempo con l’orologio nella mano sinistra; sulla destra invece il signore seduto è assorbito dai suoi pensieri, mentre le uniche a preoccuparsi per la sorte del malcapitato volatile sembrano, e non a caso, le due fanciulle, protette dall’abbraccio paterno.

    Genuina attenzione per la dignità di ogni essere vivente? Inesperta emotività femminile che sappiamo era oggetto di ironica critica da parte di autori dell’epoca? O semplice attaccamento infantile per la natura domestica di animali canterini rinchiusi nelle loro gabbiette, una presenza consueta nelle case di un tempo richiamata dalla foggia di un orologio ottocentesco, arredo degli Appartamenti Imperiali e Reali di Palazzo Pitti?

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    IV. Non testato sugli animali

    Giuseppe Maria Crespi
    Bologna 1665 – 1746

    Natura morta con cacciagione

    1708
    Olio su tela
    Gallerie degli Uffizi
    Inv.1890 n.7655

    Nella penombra di un giorno che volge al termine i volatili giacciono esanimi, buttati su un tavolo, insieme a un archibugio, una fiasca di polvere da sparo e una borsa di munizioni. Nessun intento decorativo. Resta nell’occhio di chi guarda il piumaggio bianco, morbido, forse ancora tiepido di vita, dell’esemplare ritratto al centro, quasi una gola riversa all’indietro di una vittima inerme esposta al carnefice.

    Le pennellate sono rapide, restituiscono la sensazione di una corposa densità materica, e ben corrispondono al virtuosismo tecnico apprezzato in epoca barocca. D’altra parte il dipinto era stato commissionato dal Gran principe Ferdinando de’ Medici, raffinato collezionista che, così riferisce il biografo di Giuseppe Maria Crespi, Giovan Pietro Zanotti, diede all’artista solo un giorno per eseguirlo.

    Erano a Livorno per il carnevale del 1708. Il principe consolidò la stima per il pittore e da questo rapporto derivarono altri capolavori, tutt’ora nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi.

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    IV. Non testato sugli animali

    Manifattura Courvoisier & Comp.e

    Orologio da mensola in forma di gabbietta

    1820 - 1835 c.
    Bronzo dorato, metallo smaltato, radica d’olmo
    Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Appartamenti Imperiali e Reali
    Inv. MPP 1911 n.12602

     

    Il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi conta circa duecento orologi, per lo più allestiti negli ambienti monumentali di Palazzo Pitti. Rispetto alle tipologie a colonna o da parete, gli esemplari cosiddetti da mensola, perché effettivamente collocati sulle mensole dei camini, ma anche sopra stipi, secretaires, consoles, scrivanie o altri arredi, si impongono per l’aspetto artistico delle casse che inglobano o sovrastano i meccanismi di misurazione del tempo.

    I soggetti sono i più vari, allegorici, naturalistici, mitologici, ispirati a temi letterari; in questo caso viene proposta una ingegnosa struttura che finge una gabbietta per uccellini, realizzata in bronzo dorato finemente decorato, dotata all’interno di una fontana abbeveratoio in cristallo. Appollaiata su una sottile sbarra di sostegno, una coppia di volatili in metallo smaltato sembra sul punto di intonare un canto, mentre il sistema di suoneria, visibile sulla base in pregiata radica di olmo, consentiva di scegliere tra tre possibili melodie musicali.

Wright of Derby. Arte e Scienza

Un dipinto icona dell'Illuminismo e alcune riflessioni in epoca di pandemia

Coordinamento scientifico: Alessandra Griffo

Testi: Laura Donati, Cristina Gnoni, Alessandra Griffo, Giorgio Strano

Coordinamento organizzativo: Francesca Sborgi

Editing web: Andrea Biotti

Traduzioni: Stephen Tobin, Eurotrad srl

 

Crediti fotografici
Per le opere nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi: Francesco del Vecchio, Roberto Palermo; per la Pompa idraulica: Firenze, Museo Galileo, foto di Franca Principe; Joseph Wright 'of Derby'. An Experiment on a Bird in the Air Pump. 1768. Presented by Edward Tyrrell, 1863. © The National Gallery, London

 

Nota: ogni immagine della mostra virtuale può essere ingrandita per una visione più dettagliata.

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