Aperte le nuove sale dei fiamminghi
Dürer, Cranach, Memling, Froment, Van Der Wyeden e altri artisti d'Oltralpe tornano esposti agli Uffizi in un nuovo allestimento
La sequenza dei tre ambienti (impreziositi da soffitti decorati con affreschi di fine Cinquecento), è collocata nel primo corridoio del secondo piano degli Uffizi, fra la Tribuna del Buontalenti e il Gabinetto delle Miniature. Interamente riallestiti, accolgono una selezione di 31 dipinti di scuola nordeuropea.
Questo nucleo pittorico, tra i più importanti d’Europa, fu riunito nelle sale di levante nei primi decenni dello scorso secolo da Roberto Salvini, direttore degli Uffizi nel secondo dopoguerra, cui spetta il merito di averlo posto in dialogo con i maestri della scuola italiana, rendendo evidenti suggestioni e reciproche influenze secondo un approccio che allora venne definito “internazionalista” e che ora si direbbe “globale” alla storia dell’arte. L'allestimento odierno intende riproporre tale connessione e illustrare le modalità espressive della cultura rinascimentale nell'Europa del nord - Fiandre, Olanda, Germania, a confronto con le opere del Quattrocento fiorentino.
La pittura toscana del Rinascimento, mediante il dialogo con l’arte dei Paesi Bassi alimentato dal collezionismo cosmopolita dei Medici, ricevette dai pittori del Nord suggestioni di fondamentale importanza. Questa pittura rara, dacché d’importazione, era innanzitutto il prodotto di una abilità tecnica – quella della pittura a olio – poco diffusa nella penisola la quale riusciva, seguendo una strada del tutto alternativa a quella della prospettiva lineare, a fingere con l’uso della trasparenza grassa del colore una tridimensionalità luminosa e metafisica, del tutto coerente con l’impianto aristotelico della cultura estetica fiamminga. I pittori del Nord, poi, sfoggiavano una abilità nella riproduzione minuziosa del dato naturale riproposto in punta di pennello e considerata al tempo talmente prodigiosa da rendere il loro lavoro quasi antesignano della fotografia. Da qui, in Italia e a Firenze, la volontà di acquistare opere di artisti fiamminghi e di ospitarli nelle corti delle varie città.
L’abilità tecnica esibita nella ritrattistica fu quella che più impressionò i fiorentini, già notevolmente impegnati in questo genere, e perciò fra le opere esposte nelle sale riallestite i ritratti la fanno, per così dire, da padroni: lo rendono evidente non solo i numerosi dipinti di questo tipo magistralmente eseguiti da Hans Memling, tra i quali Ritratto di uomo con lettera (probabilmente un membro della nazione italiana a Bruges), ma anche quelli più reali che ideali dedicati agli Apostoli e alla Madonna da Albrecht Dürer, e i celeberrimi volti di Martin Lutero e della moglie Caterina Bora e, di nuovo, di Lutero e dell’amico Filippo Melantone, tutti realizzati da Lucas Cranach il Vecchio.
Oltre alla ritrattistica un esempio significativo dell’attenzione dei Medici verso le Fiandre è costituito dal Compianto sul Cristo morto, identificato come la tavola che l’inventario dei beni di Lorenzo il Magnifico del 1492 indica come proveniente dall’altare della Villa Medicea di Careggi. Il dipinto, su legno di quercia, fu commissionato a Rogier van der Weyden che molti scrittori del tempo consideravano come il più grande pittore fiammingo. Spettacolare, poi, il Trittico di Nicolas Froment, che, dopo molti anni di assenza dalla Galleria, ritrova la sua centralità in queste sale: i suoi tre grandi sportelli raffigurano, con dovizia di particolari e colori scintillanti, momenti della vita di Gesù, in particolare l’episodio della Resurrezione di Lazzaro. Da segnalare, infine, l’intensità del dialogo in sala tra due coppie di Adamo ed Eva di grandi dimensioni: quella realizzata da Cranach e quella di Hans Baldung Grien (presumibilmente una copia dallo stesso Dürer).
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde: “La restituzione al pubblico della collezione dei pittori fiamminghi delle Gallerie degli Uffizi è un evento molto atteso. La ragione è evidente: si tratta della maggiore raccolta del genere in Italia, ricca di celebrati capolavori. Il nostro è dunque un riallestimento strategico che permette anche di ricordare la figura di un grande direttore delle Gallerie, Roberto Salvini, che per primo vide la storia dell'arte in termini che oggi chiameremmo globali. Fu proprio attraverso l’esposizione dei fiamminghi, infatti, che Salvini volle sottolineare i rapporti artistici e culturali di Firenze con l'Europa del Nord, restituendo alla nostra storia tutta la sua complessità e connettendo in un tessuto più ampio la ricchezza di questa città quale capitale finanziaria e culturale nel Rinascimento”.
La curatrice della Pittura del Quattrocento delle Gallerie degli Uffizi Daniela Parenti: “Gli straordinari ritrattisti dell'area fiamminga introducono un'attenzione per la raffigurazione del dato reale, arricchita da elementi di introspezione psicologica, che ebbe un grande apprezzamento a Firenze; al punto da influenzare tutta la pittura non solo fiorentina, ma anche toscana e in generale italiana”.
Le nuove sale dedicate ai pittori d'Oltralpe sono state presentate in occasione dell'evento del 31 luglio 2024.