Il busto di Francesco Forti torna in Galleria d'Arte Moderna
In ricordo di Silvia Bonacini
Il busto di Francesco Forti è un'opera del 1842 di Pietro Tenerani, nata nel colto ambiente liberale sorto intorno alla figura di Giovan Pietro Viesseux, che a Firenze raccoglieva letterati, artisti e giuristi, come il giovane Forti. Ma per i colleghi e amici di Silvia Bonacini, storica dell'arte e guida turistica scomparsa due anni fa, è il segno tangibile del suo amore per l'arte e gli studi. Il restauro di quest'opera, che oggi torna nella Sala 1 in Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, è stato promosso dal marito di Silvia e dagli amici che hanno raccolto in sua memoria i fondi necessari a finanziare il restauro anche di un'altra opera di Palazzo Pitti: la Giuditta e Oloferne di Jacopo Ligozzi del 1602, esposta in Galleria Palatina, come riportammo nell'articolo 'Una donazione e due importanti opere presto restaurate a Palazzo Pitti'
Oggi 30 gennaio alle ore 11 il busto verrà svelato alla presenza del Direttore Eike Schmidt, di Simonella Condemi, del restauratore Alberto Casciani e di tutte le persone care a SIlvia.
Domenica 2 Febbraio: i colleghi guide turistiche e storici dell’arte hanno deciso di ricordare Silvia offrendo gratuitamente per l'intera giornata di domenica, (prima domenica del mese, ingresso gratuito) visite guidate nelle sale della Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, museo d’elezione di Silvia, ripetendo l'iniziativa che lo scorso anno riscosse tanto successo di partecipazione! L'appuntamento è al secondo piano di Palazzo Pitti, all'ingresso della Galleria.
Qualche notizia storica artistica sul busto di Francesco Forti:
"P.TENERANI F.[ace] VA 1842/ MOSSO DA SENTIMENTO D'AMICIZIA QUESTA EFFIGIE SCOLPI'/ DELL'AUDITORE FRANCESCO FORTI/ VERA LUCE DI CIVILE SAPIENZA/ MANCATO AI VIVI IN ETA' DI ANNI 32/ IL DI' 17 FEBBRAIO 1838"
Il busto è il ritratto in forma di erma del giureconsulto Francesco Forti, in età giovanile. I capelli sono mossi e si modellano in diversi riccioli. Lungo le guance si appoggiano le basette. Il volto è severo, con le labbra chiuse. L'opera fa parte del gruppo di opere di proprietà di Carlotta Medici Lenzoni da lei donate nel 1859 alle Gallerie (Psiche del Tenerani e ritratto di Tenerani di Pietro Obici). Collocata alla R. Accademia di Belle Arti, poi Galleria antica e moderna, passò infine a Palazzo Pitti. Secondo il Raggi anche questo ritratto fu ordinato dalla marchesa Medici Lenzoni al Tenerani per onorare il giuriperito Francesco Forti (1806-1838). Sandra Pinto ricorda (1972) che il modello in gesso dell'opera era visibile nel 1875 nella Galleria del Palazzo Tenerani a Roma, mentre un altro gesso abbellisce la Biblioteca di Pescia, città che dette i natali a Francesco Forti. Fa inoltre un paragone con altri ritratti modellati dal Tenerani (Thorwaldsen e Belluomini), riscontrando in essi una medesima tipologia. I piani larghi e nitidi determinano una fisionomia sicura, consegnando nel contempo un'immagine piena di dignità. Francesco Forti fu giureconsulto ed espresse idee moderate nei movimenti politici del primo Risorgimento (V.PAPINI, La figura di Francesco Forti nel primo periodo del Risorgimento italiano, Deputazione subalpena Storia Patria, Torino, Palazzo Carignano, 1967, Biblioteca di Storia Italiana recente, vol. XI con riproduzione del gesso nel frontespizio). Nel 1840 vennero pubblicate postume presso l'editore Viesseux i libri delle "Istituzioni civili ad uso del foro" e ne veniva data eco sul Giornale del Commercio (n.34, 19 agosto 1840).