Vai al contenuto principaleVai al footer
Restauri | 19/03/2021

Presentato agli Uffizi il restauro del ritratto di Dante di Andrea del Castagno

Presentato agli Uffizi il restauro del ritratto di Dante, di Andrea del Castagno

L'affresco staccato che ritrae il Sommo Poeta recupera splendore e vitalità grazie al restauro dell'Opificio delle Pietre Dure.

Nel settecentenario dalla morte dell’Alighieri il capolavoro del pittore del Rinascimento toscano Andrea del Castagno (Castagno di San Godenzo, Firenze 1421 circa - Firenze 1475), sarà tra i protagonisti della grande mostra di Forlì dedicata all’autore della Divina Commedia

L'affresco conservato agli Uffizi, uno dei più noti volti dell’Alighieri nella storia dell'arte ritrova la sua naturale freschezza grazie al restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, durato circa sei mesi. Il progressivo deposito di sedimenti sulla superficie pittorica e i successivi interventi e ritocchi avevano nel corso dei secoli scurito ed appesantito il cromatismo dell’opera, dandole un aspetto da "dipinto a olio ". L’offuscamento dei colori aveva avuto inoltre l’effetto di invecchiare il volto di Dante, che risultava anche più cupo e accigliato. Il restauro, sostenuto dalla Signora Linda Balent dei Friends of the Uffizi Galleries, è avvenuto sotto la supervisione della direttrice del settore pitture murali dell’Opificio Cecilia Frosinini ed è stato condotto dalle restauratrici Sara Penoni e Cristiana Todaro. L'intervento è partito da un’approfondita ricerca sull’affresco e da un’analisi scientifica della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione mediante tecniche di diagnostica non invasiva (in particolare utilizzando riprese fotografiche nelle varie lunghezze d'onda dello spettro elettromagnetico, indagini ottiche a scansione con strumentazione Multi-VIS-NIR dell'Istituto Nazionale di Ottica del CNR, indagini micro-invasive per la diagnostica dei materiali e per la caratterizzazione delle casistiche conservative). Il risultato ha ripristinato nell’opera la leggerezza tipica della pittura murale, riscoprendo un volto di Dante luminoso ed animato da una freschezza quasi giovanile, finora del tutto inedita.

Il ritratto di Andrea del Castagno sarà presto protagonista della grande mostra ‘Dante – La visione dell’arte’, organizzata a Forlì dalla Fondazione Cassa dei Risparmi della città romagnola insieme alle Gallerie degli Uffizi, che concedono in prestito circa cinquanta opere, nell’ambito delle celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante. Non solo: al termine della mostra l’affresco staccato verrà esposto a Castagno d’Andrea, nel comune fiorentino di San Godenzo, paese natale del pittore Andrea del Castagno e luogo dantesco per eccellenza: fu infatti proprio qui che l’Alighieri, esiliato da Firenze, decise di accettare il provvedimento dei fiorentini contro di lui e di non tornare nella sua città (dove, in tutta probabilità, sarebbe stato giustiziato) lasciando così per sempre le terre della sua Toscana.

La storia dell'affresco. In una villa suburbana nei pressi di Legnaia, oggi nell'immediata periferia di Firenze, Andrea del Castagno (Castagno di San Godenzo, Firenze 1421 circa - Firenze 1475) aveva dipinto tra 1447 e 1449 un ciclo di affreschi raffiguranti nove Uomini e Donne illustri. Tra questi tre condottieri (Pippo Spano, Farinata degli Uberti e Niccolò Acciaioli), tre donne sapienti (la Regina Ester, la Regina Tomir e la Sibilla Cumana) e infine la triade dei poeti, Dante con Petrarca e Boccaccio. Inoltre, ancora in loco, in una parete sono visibili Adamo ed Eva accanto alla Madonna con il Bambino, sotto un baldacchino. La presenza di Adamo ed Eva è giustificata dal fatto che, come già nell’opera De mulieribus claribus di Boccaccio, il concetto di uomini e donne illustri derivasse in definitiva proprio dal peccato originale, che costrinse gli esseri umani a guadagnarsi onore e salvezza con il lavoro. Si trattava di una decorazione che aveva insigni precedenti legati alla celebrazione delle virtù civiche attraverso le gesta di personaggi esemplari, qui raccontata in una declinazione tutta fiorentina, cioè l'eccellenza nelle lettere come elemento fondamentale di dignità e grandezza civile. L’importanza del ciclo di Andrea del Castagno, oltre che all'altissima qualità dell’impresa pittorica, è dovuta al fatto che è l'unico tipo giunto fino a noi commissionato per una dimora privata: la Villa, conosciuta come Carducci Pandolfini, era appartenuta a Filippo Carducci, che aveva ricoperto a Firenze importanti cariche pubbliche tra cui quella di Gonfaloniere di Giustizia. L'artista aveva costruito uno spazio fortemente illusionistico: le figure erano inserite in un'architettura dipinta, entro nicchie rettangolari classicheggianti, rivestite di porfido e marmi vari. Le nicchie erano scandite da paraste corinzie che sostenevano una trabeazione (parzialmente ancora esistente) sormontata da un attico con putti, ghirlande e stemmi. Le paraste, i capitelli e l'architrave sono ornati da cardi stilizzati, in riferimento al nome Carducci. La sorte del ciclo degli Uomini e Donne Illustri di Andrea del Castagno fu strettamente legata alle vicende storiche della Villa Carducci Pandolfini. Infatti, probabilmente a causa di un cambio di destinazione d’uso degli ambienti, in epoca non precisata gli affreschi furono coperti da imbiancature. Di essi purtroppo si perse memoria per lungo tempo, fino alla loro riscoperta avvenuta intorno al 1847, in coincidenza con la riedizione delle Vite del Vasari. Nel 1850, quando la Villa era di proprietà di Margherita Rinuccini e di suo marito Giorgio Teodoro Trivulzio, le pitture furono staccate dal supporto murario con un intervento di strappo eseguito dall' ‘estrattista’ emiliano Giovanni Rizzoli e destinate alla vendita. Fortunatamente nel 1852 furono acquistate dagli Uffizi che, forse più di ogni altro luogo, offrono una persistente visione della storia come “celebrazione di uomini illustri” (basti pensare ai ritratti della serie Gioviana, della serie Aulica e di quella Iconografica, fino ai celebri autoritratti). Un concetto ancor più importante nel momento in cui il progetto tormentato dell'Italia Unita ridestava il culto per i ‘maggiori’ e poneva i personaggi di Andrea del Castagno in un ideale dialogo con le statue collocate tra 1835 e 1856 nelle nicchie del loggiato vasariano, raffiguranti Toscani illustri. Questo legame fu accentuato dal 1966 con la collocazione degli affreschi staccati negli ambienti della ex chiesa di San Pier Scheraggio (il luogo dove, nell’anno 1300 circa, lo stesso Dante interveniva in qualità di consigliere cittadino) dopo una parentesi al Bargello e a Santa Apollonia, accanto al Cenacolo dello stesso Andrea.

La Newsletter delle Gallerie degli Uffizi

Iscriviti per restare informato!