Per un approccio creativo alle collezioni delle Gallerie degli Uffizi: l’esperienza del laboratorio Drawing as Seeing
Quanti sono i modi attraverso i quali è possibile fare esperienza di un’opera d’arte? Tanti, almeno quante sono le persone che ogni giorno percorrono le sale dei musei delle Gallerie degli Uffizi.
Le proposte educative delle Gallerie degli Uffizi hanno da sempre privilegiato il metodo dell’osservazione guidata, con educatori museali che presentano le opere stimolando al contempo occasioni di dialogo e l’emergere di nuovi e personali punti di vista. Con grande curiosità il Dipartimento per l’Educazione ha accolto la proposta di Pamela Lawton, artista, borsista Fulbright presso il Siena Art Institute nonché educatrice museale, ospitando il suo laboratorio Drawing as Seeing,condotto con il collega artista Danny Licul.
Drawing as Seeing è ispirato a Seeing Through Drawing, corso rivolto ad adulti ciechi e ipovedenti e loro accompagnatori, che Pamela ha tenuto per anni al Metropolitan Museum of Art di New York dopo averlo co-progettato con i responsabili del museo stesso, in particolare con Rebecca McGinnis.
Anche le Gallerie degli Uffizi hanno intrapreso i primi progetti di accessibilità con e per le persone cieche e ipovedenti, tra i quali si ricordano i percorsi tattili Uffizi da toccare e Forma e materia attraverso il tatto, nonché le riproduzioni tattili di alcuni dei maggiori capolavori degli Uffizi realizzate tra il 2014 e il 2017 dal Laboratorio di tecniche pittoriche del Liceo Artistico di Porta Romana.
Nel caso di Drawing as Seeing, la massima fruibilità è stata riconosciuta come uno dei punti di forza del laboratorio in quanto, a dispetto del titolo, non occorre saper disegnare o avere particolari conoscenze storico-artistiche, basta avere quel pizzico di volontà che serve per mettersi in gioco… con tutti i sensi che una persona ha la possibilità di utilizzare. Altro punto di forza è dato dalla interazione del pubblico con una figura professionale diversa dall’educatore museale e poco coinvolta dai servizi educativi dei musei italiani, ovvero l’artista:
"As an artist, I love the creative challenge of teaching in a museum while interacting with its collection, and to make the collection accessible to all audiences, including people with disabilities, through drawing and other creative processes. Being forced to “think outside the box” by helping all audiences, including people who have different types of challenges, became an important part of my own creative process. I also firmly believe that drawing is a way of seeing, and literally empowers people to connect with the world in meaningful ways". (Pamela Lawton)
Nella sperimentazione sono state coinvolte le sezioni provinciali di Firenze dell’Ente Nazionale Sordi e dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
In Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la sessione dedicata alla pittura di paesaggio ha coinvolto persone sorde (con proprio interprete) ed educatrici museali delle Gallerie degli Uffizi: in un dipinto di paesaggio quale elemento può suggerire la sensazione della freschezza? L’acqua di un ruscello, le foglie dell’ulivo, gli alberi mossi da un forte vento. I partecipanti, dotati di pastelli e fogli in blocco, dovevano poi provare a restituire una rappresentazione grafica di quella sensazione attraverso la scelta del colore e dei segni grafici a loro avviso più identificativi. Dalla natura dipinta alla natura ‘reale’: in laboratorio i partecipanti hanno potuto vedere, toccare, odorare una scelta di foglie, pezzi di corteccia d’albero, agrumi di varie specie provenienti dal vicino Giardino di Boboli.
La sessione dedicata alla rappresentazione del corpo umano si è svolta agli Uffizi insieme a un gruppo di persone cieche e ipovedenti. Mentre toccavano la scultura del Niobide morente, i partecipanti cercavano di restituire su un foglio una rappresentazione grafica di quanto esperivano con il tatto, per poi passare a realizzare un autoritratto attraverso l’esplorazione del proprio volto, con risultati inediti soprattutto per chi, da vedente, si è accorto di aver identificato attraverso il tatto particolari del proprio viso al quale mai aveva prestato attenzione. In questo senso, veramente disegnare diventa un “modo di vedere”, cioè un modo creativo e multisensoriale di conoscere la realtà.