I due Foscari di Francesco Hayez
Alla Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti fino al 28 marzo 2023 esposte le due versioni del dipinto di Hayez ispirato al dramma di Byron musicato da Verdi
Per la prima volta alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti sono esposti i due dipinti di Francesco Hayez ispirati al soggetto su cui Byron scrisse il dramma "The two Foscari". Si tratta di una collaborazione con le Gallerie d'Italia di Milano, dove è adesso in mostra il "Sansone" sempre di Francesco Hayez, alla mostra “Dai Medici ai Rothschild, collezionisti, filantropi” fino al 28 marzo.
La versione del soggetto dipinta tra 1838 e 1840 su commissione dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, gentilmente prestata dalle Gallerie d’Italia, è posta a confronto con il suo ideale pendant delle Gallerie degli Uffizi, realizzato tra 1852 e 1854 per il poeta Andrea Maffei.
Siamo nella stagione del Romanticismo… Letteratura, musica, pittura sono sulla stessa sinfonia. Va in scena il dramma de “I due Foscari”, del poeta inglese Lord Byron, rappresentato a teatro da Giuseppe Verdi nel 1844.
I due Foscari, sono padre e figlio, Giuseppe e Jacopo, della stessa famiglia veneziana: i Foscari. Su Jacopo pendono accuse pesanti. Giuseppe, doge di Venezia, dovrà giudicare il figlio in pubblico consiglio mettendo da una parte i suoi sentimenti di padre. La scena è ambientata, in entrambi i casi, nella Loggia Foscara di Palazzo Ducale. Lo sfondo è una Venezia quattrocentesca, in cui si scorge l’isola di San Giorgio con la chiesa gotica e le navi pronte a salpare, illuminati da una luce mite che contrasta fortemente con la tragedia politica e familiare che si svolge in primo piano. Nella versione del 1838, il condannato Jacopo Foscari è ritratto sulla destra, in controparte rispetto alla redazione del 1852, ed in entrambi i casi inginocchiato di fronte al padre-doge che non può rifiutarsi di pronunciare l’ingiusta sentenza nei confronti del figlio, accusato di aver tradito la Repubblica di Venezia e assassinato un membro del Consiglio dei Dieci. Partecipano alla scena la moglie, in abito grigio, colore che la prepara al lutto, e i figli del condannato: la maggiore, con le mani giunte in preghiera, si getta ai piedi del nonno in un atto di amorosa supplica, scongiurandolo di risparmiare il padre; i fratelli minori restano al fianco della madre. Il dramma culmina nella figura dell’anziana madre, raccolta in un gesto di implorazione. Il gruppo dei carnefici è immobile sulla destra della composizione. Hayez si ritrae nel dipinto nel volto del doge.
Nella versione fiorentina, la disposizione dei personaggi e il ritmo della composizione appaiono mutati, intensificando il messaggio anti-tirannico, a scapito della visione melodrammatica della versione precedente, che costò a Hayez l’accusa di aver servito gli austriaci. La differente impostazione figurativa, inoltre, potrebbe essere stata influenzata dall’aver assistito alla trasposizione teatrale di Giuseppe Verdi del 1844.