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Comunicati | 12/09/2019

Il ritorno del Cristo crocifisso di San Pier Scheraggio agli Uffizi

Il ritorno del Cristo crocifisso di San Pier Scheraggio agli Uffizi

L'operazione è frutto di uno scambio di opere con l'Accademia

A partire dal martedì 10 settembre è nuovamente possibile ammirare, accanto alle Maestà di Duccio, Giotto e Cimabue, il Cristo Crocifisso del Maestro del Crocifisso Corsi, originariamente dipinto per l’antica chiesa di San Pier Scheraggio, edificio che Vasari, nel Cinquecento, integrò all’interno degli Uffizi. La croce restò in San Pier Scheraggio fino al 1782; venne in seguito esposta nel primo corridoio degli Uffizi e nel 1919 fu portata in Accademia. Lasciano posto alla grande Croce due trittici di Pacino di Bonaguida (circa 1280 – circa 1339) ed uno di Jacopo del Casentino (circa 1297 – circa 1349), che vanno ad arricchire la prestigiosa collezione di pittura medievale dell’Accademia, trovando una collocazione filologicamente perfetta nella Sala del Duecento e del primo Trecento, proprio accanto ad altri capolavori di Pacino, tra i quali anche il celebre Albero della Vita. “La collezione di fondi oro dell'Accademia – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – costituisce un  repertorio ricchissimo e un autentico manuale della pittura fiorentina del Medio Evo. Grazie al trasferimento dei tre trittici portatili dagli Uffizi all’Accademia questa collezione viene valorizzata ancora di più, perché la narrazione storico-artistica sui cosiddetti ‘Masters of the Miniaturist Tendency’ (come li chiamò per primo Richard Offner) si amplia e approfondisce in modo notevole”.

Angelo Tartuferi, coordinatore della pittura di 200 e 300 di Uffizi e Accademia, così commenta il senso di questo scambio: “La presenza della Croce dipinta del Maestro del Crocifisso Corsi è l’unica del Trecento agli Uffizi e idealmente continua i due spettacolari esemplari del ‘Maestro della Croce n. 432’ e del ‘Maestro del Crocifisso n. 434’ nella sala 1: colma infatti una lacuna che agli Uffizi persiste dal 1959, quando la grande croce di Cimabue che era il fulcro dell’allestimento postbellico della sala delle Maestà di Michelucci, Scarpa e Gardella, tornò nel museo della Basilica di Santa Croce. In base allo stesso principio di tutela adesso anche l’opera del Maestro del Crocefisso Corsi fa ritorno all’edificio per cui fu creato; il ‘Cristo crocifisso’ infatti fu dipinto per la chiesa di San Pier Scheraggio, poi inglobata negli Uffizi dal Vasari. Dal 1825 al 1919 la croce dipinta era esposta nel primo corridoio degli Uffizi: è quindi totalmente estranea al corpus collezionistico della Galleria dell’Accademia, ma fa parte del folto gruppo di opere con numeri d’inventario degli Uffizi che dall’unità italiana fino a pochi anni fa furono liberamente scambiati tra Uffizi, Palazzo Pitti e Accademia. Auguriamoci che alla fine dei lavori dei Nuovi Uffizi, quando saranno create le condizione climatiche e la piena accessibilità dell’ex chiesa di San Pier Scheraggio al pubblico, l’opera possa tornare nello stesso spazio sacro al piano terra degli Uffizi, per il quale settecento anni fa fu originariamente dipinto”.

Il Maestro del Crocifisso Corsi deriva il suo nome da un Crocifisso un tempo nella Collezione Corsi di Firenze. Si tratta di un pittore attivo tra la fine del Ducento ed il primo quarto del secolo successivo, che non si lascia troppo influenzare dalle novità stilistiche introdotte da Giotto, ma predilige piuttosto il segno grafico e la caratterizzazione dei personaggi, nel tentativo di accostarsi alla lezione del Maestro della Santa Cecilia, con cui probabilemtne si era formato.

 

 

 

 

 

 

 

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