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Trittico con la Vergine e il Bambino fra i Santi Matteo e Nicola di Bari

Bernardo Daddi ( Firenze 1290 - 1348c.)

Data
1328
Collezione
Pittura
Collocazione
A6. Il Trecento a Firenze
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
cm. 144 x 194
Inventario
1890 n. 3073
Iscrizioni

ANO. DNI.MCCCXXVIII FR. NICHOLAUS DE MAZINGHIS DE CANPI ME FIERI FECIT PRO RIMEDIO ANIME MATRIS ET FRATRUM. BERNARDUS DE FLORENTIA ME PINXIT.

Il trittico raffigura al centro la Vergine a mezza figura con il Bambino in braccio, a destra San Nicola Vescovo e a sinistra l’Evangelista Matteo. Negli spazi interni alle cuspidi, all’interno di piccoli tondi, vi è il Redentore benedicente, al centro, affiancato da angeli. Sul gradino inferiore della cornice corre un’iscrizione originale che riporta il nome del committente e la data e firma del pittore. Il “Bernardus de Florentia” citato è il pittore Bernardo Daddi, l’identificazione tuttavia è avvenuta soltanto a fine Ottocento per la scarsità di notizie su questo maestro, per giunta spesso confuso con i contemporanei Taddeo Gaddi e Nardo di Cione.

Si tratta della prima opera datata del pittore (1328, come riportato nell’iscrizione) che morì con ogni probabilità durante la peste del 1348. Nella scritta segue il nome del committente “Fr. Nicholaus de Mazinghis” , il che spiega la scelta di effigiare accanto alla Madonna San Nicola, il santo eponimo, secondo un uso che dal Medioevo si manterrà anche nelle epoche successive.

Lo schema del trittico, dove le figure dai contorni netti e solidi appaiono come ritagliate sul fondo oro, è ispirato al polittico di Badia di Giotto, anch’esso agli Uffizi. La Madonna indossa il tipico manto blu sopra la veste bianca, vesti ornate con motivi dorati a croce e a stella; tiene in braccio il Bambino, che con la manina afferra un lembo della veste, un gesto spontaneo tipicamente infantile. San Nicola si riconosce per la mitria vescovile, la pianeta riccamente decorata e il pastorale che egli afferra saldamente con la destra; nella sinistra tiene un libro liturgico chiuso, dalla preziosa coperta istoriata. Ugualmente ornato è il Vangelo che l’Evangelista Matteo stringe al petto a indicare la paternità del testo. Il manto del santo, calato verso il gomito, rivela la sottostante tunica di un bel verde oliva cangiante. Bernardo Daddi era titolare a Firenze di una fiorente bottega, specializzata nella produzione di dipinti su tavola di piccolo formato e altaroli portatili destinati alla devozione personale e agli ambienti domestici. Nei suoi dipinti, come anche in questo trittico, prevale l’attenzione agli elementi narrativi e decorativi, che incontravano più facilmente il gusto della committenza privata, rispetto alla resa delle volumetrie delle figure.

Il trittico proviene dal convento fiorentino di Ognissanti dove ancora si trovava nel 1864. Lo si ritrova poi agli Uffizi nel 1871, definitivamente incamerato dallo Stato a seguito delle campagne di soppressione degli Enti Ecclesiastici ordinate dal nuovo Regno d’Italia.

Testo di
Simona Pasquinucci
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