Il dittatore folle
Galileo Chini (Firenze, 1873-1956)
Il cartone è la versione preparatoria del dipinto Il Dittatore folle (olio su tela, 1939, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna). L’opera, di fortissimo impatto visivo e simbolico, fu ideata nel corso del 1938 in occasione della visita a Firenze di Adolf Hitler, avvenuta il 9 maggio di quell’anno. Per mostrare all’ospite l’eccellenza della cultura italiana e in particolare toscana, Firenze si era trasformata in colossale cantiere con allestimenti di addobbi effimeri. Galileo Chini, pur iscritto al Comitato fascista per i festeggiamenti, si rifiutò di partecipare, ritenendo eccessivo lo sfarzo del progetto. Il dissenso gli costò la revoca dell’incarico di professore accademico e il rischio di una condanna al confino. Assolto infine dalle accuse, Chini continuò ad esprimere con libera franchezza il suo pensiero contrario alle atrocità prodotte da una cieca politica dittatoriale e ai suoi effetti devastanti.
L’arte di Chini, in una ricercata linea di continuità fra la grande tradizione artistica toscana e le aperture internazionali dell’Art Nouveau, esprime in una visione onirica gli aspetti più sereni e gradevoli dell’esistenza: tanto più evidente diventa il profondo turbamento di coscienza che portò l’artista a creare un dipinto come questo. Alla raffinata cultura simbolista mitteleuropea, da Previati a Sartorio, da Von Stuck a Klinger, si sovrappone ora l’arte visionaria di Goya e gli esempi più alti della pittura del Rinascimento, con evidente riferimento al Minosse dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina. Il risultato, di una brutalità unica nella pittura italiana di quegli anni, diventa denuncia aperta della follia umana e degli orrori della dittatura.
L’opera è entrata nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi per acquisto coattivo nel 2018.