Gabinetto Ovale
Ignazio Pellegrini (Verona, 1715 – 1790) e Francesco Visetti (documentato a Firenze nel 1765)
A partire dal 1760 e per oltre un decennio furono intrapresi al piano nobile dell’ala destra di Palazzo Pitti, grandi lavori architettonici per il rinnovamento di quegli ambienti un tempo parte degli appartamenti del Gran Principe Ferdinando, destinati ad accogliere il futuro Granduca Pietro Leopoldo e la consorte Maria Luisa di Borbone. Il Gabinetto di Parata, meglio conosciuto come Gabinetto Ovale, veniva a concludere la teoria di stanze che, partendo dalla Sala delle Nicchie si snodavano lungo la facciata. L’ambiente era destinato a divenire il salotto privato della nuova Granduchessa e la sua progettazione e decorazione vennero affidate ad artisti non toscani indice di apertura verso diverse esperienze artistiche e in linea col carattere internazionale e illuminista che il Granduca intendeva dare alla sua corte. La pianta ellittica del vano, insolita rispetto al resto del Palazzo, fu ideata dal veronese Ignazio Pellegrini, ancora sensibile, in architettura, agli echi tardo barocchi di Francesco Borromini. L’intera volta venne decorata nel 1765 dal ticinese Francesco Visetti e da altri stuccatori lombardi al suo seguito: cornici dorate, bianchissimi bassorilievi ed eleganti girali a motivi vegetali conferivano fasto e raffinata eleganza all’insieme, come esigeva il gusto rococò dell’epoca. Coronava tale veste sontuosa l’originaria tappezzeria in lamé d’argento e oro ricamato in seta, che venne rimossa intorno al 1790 per far posto allo splendido paramento in seta a chinoiserie ancor oggi in situ.
L. Baldini Giusti, Vicende costruttive (e distruttive), in Palazzo Pitti. L'Arte e la Storia, Firenze 2000, pp. 156- 177.