Madonna dell’Umiltà
Tommaso di Cristofano Fini, detto Masolino (Panicale, San Giovanni Valdarno 1383 – Firenze 1440 c.)
Maria siede su un cuscino a terra, secondo il modello iconografico noto come Madonna dell’Umiltà (dal latino humus, terra). La Vergine nutre il figlio Gesù offrendogli il seno, così che l’iconografia della Madonna dell’Umiltà si fonde con quella della Madonna del latte, secondo una consuetudine diffusa nella pittura toscana soprattutto nel XIV secolo. Entrambi i modelli sottolineano il ruolo privilegiato di Maria quale intermediatrice fra Dio e l’umanità. Il tema sembra particolarmente adatto per un’immagine sacra esposta alla devozione e destinata ad un piccolo oratorio o ad un altare secondario di una chiesa, come suggeriscono anche le dimensioni non troppo grandi del dipinto di Masolino.
La tavola è danneggiata nella parte destra, dove il supporto mostra in alto un’integrazione moderna ed è presente un esteso rifacimento del fondo oro e della superficie pittorica. Nonostante ciò, l’immagine della Madonna col Bambino risulta nel complesso ben leggibile, caratterizzata dall’andamento fluente delle vesti, di gusto tardogotico, e dalla morbidezza dei teneri incarnati. La maggioranza degli studiosi attribuisce il dipinto a Masolino, di cui questa Madonna dell’Umiltà sarebbe una delle opere più antiche oggi note.
Non si conosce l’originale provenienza del dipinto. Proveniente dal mercato antiquario inglese, fu acquistato nel corso degli anni Trenta del secolo scorso da Alessandro Contini Bonacossi, che intorno al 1942 lo vendette al gerarca nazista Hermann Göring. Rintracciato da Rodolfo Siviero in Germania nel 1947, è stato restituito allo Stato italiano nel 1954 e, nel 1988, assegnato alla Galleria degli Uffizi.