Adorazione dei pastori
Ludovico Mazzolino (Ferrara 1480 circa - 1528/1530)
Ludovico Mazzolino fu tra i più apprezzati pittori della magnifica corte ferrarese di Alfonso I d’Este, grazie soprattutto ai piccoli dipinti su tavola a tema sacro, il più delle volte realizzati per una forma devozionale privata. Ferrarese di nascita, è probabile che l’artista trascorse in gioventù un periodo di apprendistato alla bottega di Lorenzo Costa, pittore di corte dei Bentivoglio di Bologna, città universitaria per tradizione incline all’assimilazione della cultura figurativa nordica (padana e germanica), la cui diffusione si rafforzò con i matrimoni fra gli stessi Bentivoglio e le famiglie dominanti di Milano, i Visconti e gli Sforza.
La pacata naturalezza dell’insieme, accentuata dalle tonalità tenui di stampo quasi lombardo, accompagna il clima di silenziosa preghiera consono al tema dell’Adorazione. Il consueto brio narrativo di Mazzolino viene espresso dal monaco che si affaccia incuriosito dalla terrazza e da un vivace gruppo di angeli che, dall’alto delle nuvole, assiste alla scena: un angelo in particolare vuole rendere omaggio al Bambino e gli si pone innanzi. È possibile che la committenza dell’opera, considerata anche l’ambientazione umile che ben si confà alla scena, sia riconducibile all’ambiente monastico: l’artista dona infatti un’atmosfera di pia semplicità all’insieme, accentuata dall’umanità delle figure raccolte in adorazione sulla nuda terra, avvicinandosi ai modelli tedeschi e fiamminghi. Sullo sfondo, un insieme di alberi sfuma in lontananza fino alla vista di una città circondata dal verde e ai piedi di una montagna. Mazzolino era solito recuperare spunti dall’antico per i fondali, quasi teatrali delle scene sacre da lui rappresentate e così apprezzate dalla colta clientela umanista ferrarese. L’interesse antiquario dell’artista, altrove manifestato con fastose suggestioni (come nella ‘Circoncisione di Gesù’ degli Uffizi, inv. 1890 n. 1355), è qui solo accennato nelle sobrie costruzioni in rovina, spogliate delle decorazioni proprio come appaiono alcuni sfondi di città nelle incisioni di Marcantonio Raimondi e della sua cerchia (per esempio nella Strage degli innocenti al GDSU, n. 245, Stampe Sciolte e nella cosiddetta Madonna della coscia lunga del GDSU, inv. 247 Stampe Sciolte), ispirati a scene raffaellesche e diffuse nelle più importanti botteghe e corti europee dal secondo decennio del Cinquecento.
Dal Guardaroba Granducale, l’opera entra nella Galleria degli Uffizi nel 1800.
S. Zamboni, Ludovico Mazzolino, Milano 1968, pp. 21 e 42, n. 24, tav. 13; A. Ballarin, Dosso Dossi. La pittura a Ferrara negli anni del ducato di Alfonso I, Cittadella (PD) 1995, V.I, p. 257, n. 189; Adorazione dei pastori - Lodovico Mazzolino, “Catalogo Generale dei Beni Culturali”, (https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900287773).