Ritratto di giovane uomo
Lorenzo Lotto (Venezia 1480 – Loreto 1556)
Il Ritratto di giovane uomo proviene dall’eredità del cardinal Leopoldo de’ Medici; trasferito in Tribuna alla morte del cardinale vi risulta registrato nel 1704 con la medesima assegnazione alla mano di Leonardo di cui aveva goduto nella collezione di Leopoldo. Ad accrescerne il prestigio, il soggetto appare identificato come il “ritratto di Raffaello d’Urbino”.
Risale al 1910 – lo stesso anno in cui il dipinto viene identificato come opera di “scuola veneta” nei cataloghi della Galleria - la corretta attribuzione al giovane Lorenzo Lotto.
Gli studiosi ne hanno ripetutamente sottolineato il debito verso la pittura nordica e verso Dürer in primis per la straordinaria intensità psicologica del ritratto e fissato la datazione agli anni attorno al 1505-1508, oppure al 1509-10 riconoscendovi un’impronta classicizzante dovuta al contatto con Raffaello nel corso del soggiorno romano del Lotto.
L’esistenza di un abbozzo di redazione più antica dell’immagine del giovane uomo, impostata con il profilo del volto di tre quarti –come in alcuni ritratti di Alvise Vivarini - è documentata da alcune vecchie indagini radiografiche. Parimenti derivato dai dipinti del Vivarini appare il taglio del ritratto d’impostazione frontale e molto ravvicinato, portato poco sotto il collo e culminante nell’incontro dello sguardo intenso degli occhi spalancati con quello dell’osservatore.
La rigorosa volumetria del volto, esaltata dall’incidenza di una tersa luminosità e tornita attraverso una sottile modulazione del chiaroscuro che indugia finanche a raffigurare la fossetta del mento aguzzo, rendono questo dipinto uno dei vertici qualitativi della produzione giovanile del Lotto.