Ritratto di Luisa Stolberg, contessa d’Albany
François-Xavier Fabre (Montpellier 1776 – Parigi 1837)
È il pendant del ritratto di Vittorio Alfieri [vedi scheda], probabilmente realizzato in un secondo momento ma ugualmente corredato sul retro del seguente sonetto composto dal poeta: “Di quanti ha pregi la mia Donna eccelsi/ (cui più il conoscer che il narrar mi è dato)/ quello per cui da me stesso io svelsi/ e il cor d’alta bontà si ben dotato./ Questa in mille virtù da prima io scelsi,/ e più assai che beltade hammi allacciato:/ questa dopo anni ed anni ancor riscelsi/ per vera base al mio viver beato,/ Non che i suoi brevi sdegni ella non senta;/ Né che pur tarda ed impossibil sia:/ Ma vie men sempre al perdonare è lenta./ Nel suo petto non entra invidia ria;/ I benefizi al doppio ognor rammenta;/ Le offese, in un coll’offensore oblia. Firenze, 18 agosto 1794. Compie quest’oggi il second’anno appunto/ che agli schiavi cannibali assassini/ io lei sottrassi; e diemmi Apollo il punto. V.A.”.
Una dedica alla compagna, stimata per la nobiltà d’animo e le affinità intellettuali, che con lui condivise la passione per l’arte e le lettere, divenendo anima di un ricercatissimo salotto che a Firenze attrasse artisti e scrittori. Fabre ne coglie l’eleganza in una immagine che non vela o abbellisce i tratti fisionomici, privilegiando il tratto riservato, pensoso, forse tinto di una leggera malinconia. Entrambi i dipinti, lasciati in eredità al pittore, furono da questi donati agli Uffizi dove entrarono nel 1824, lo stesso anno della morte della contessa che si era adoperata per seppellire le spoglie del poeta nel monumento commissionato ad Antonio Canova, tutt’ora visibile nella navata di Santa Croce, dove lei stessa è ricordata da un’opera di gusto neorinascimentale posta in una cappella minore. Insieme furono esposti nella “sala addetta alla scuola francese... raccomandati dall’eccellenza dell’opere, e dalla qualità delle persone che rappresentano”, fissandone così l’inequivocabile iconografia ufficiale.