San Girolamo nel deserto
Giovanni Bellini (Venezia, documentato dal 1459 al 1516)
San Girolamo è rappresentato nella doppia veste di eremita penitente nel deserto e di umanista intento nella lettura, in un paesaggio deserto e selvaggio in fondo al quale si apre la veduta di una citta, emblema della contrapposizione fra natura e civiltà. La poliedrica figura di San Girolamo, eremita, penitente, cardinale e fine umanista vissuto nel IV-V secolo, che tradusse in latino la Bibbia, ebbe grande fortuna in ambito veneto fra Quattro e Cinquecento, esempio supremo dell’armonia fra il sapere di età classica e la virtù cristiana. Era perciò un soggetto caro ad un pubblico raffinato e colto, non di rado illustrato in opere di dimensioni ridotte destinate alla devozione privata. L’ambientazione paesaggistica, auspicio di un ritorno all’armonia fra umanità e natura, alimentava una sofisticata forma di devozione: le immagini rappresentate, se da una parte offrivano un supporto visivo alla preghiera, all’altra rappresentavano un invito alla meditazione individuale. Nella produzione di Bellini, la descrizione del paesaggio assume un ruolo fondamentale: montagne, colline, castelli, caverne, rocce, alberi, cieli, nuvole e fiori rivendicano la stessa importanza dei soggetti, sacri o profani, rappresentati. Nessuno dei paesaggi ideati da Bellini è tuttavia identificabile con un luogo realmente esistente, anche se deriva da esperienze reali dell’artista. Nel dipinto con San Girolamo, la veduta cittadina riproduce architetture non veneziane, come la chiesa di San Vitale e il Mausoleo di Teodorico a Ravenna e il Ponte di Tiberio a Rimini, edifici che Giovanni Bellini ebbe probabilmente modo di disegnare dal vero durante i suoi viaggi, utilizzando poi i disegni come spunto per le sue composizioni.
Il dipinto proviene dalla collezione Papafava a Padova.