Stipo dell’Elettore Palatino
Giovanni Battista Foggini ( Firenze 1652 - 1725 ) e Galleria dei Lavori
DOMINUS VIRTUTUM NOBISCUM (Salmo 46:7)
Lo stipo costituisce uno dei pezzi più significativi prodotti dalla Galleria dei Lavori, manifattura artistica specializzata nella lavorazione delle pietre dure, fondata nel 1588 da Ferdinando de’Medici e situata nel cosiddetto “braccio corto” degli Uffizi, che prenderà il nome di Opificio delle Pietre Dure sotto la dinastia dei Lorena. Commissionato da Cosimo III de’Medici nel 1707 e realizzato su progetto di Giovanni Battista Foggini, il mobile in legno di ebano è sviluppato in altezza anziché in larghezza, come accade nella maggioranza di queste creazioni, e si impone per l’unità del disegno architettonico volto ad esaltare la presenza della figura nella nicchia centrale e dei numerosi bronzetti eseguiti dallo stesso Foggini.
L’accento è infatti posto sul ritratto dell’Elettore Palatino scolpito in calcedonio, vestito di un’armatura in bronzo dorato e seduto su trofei militari simbolo di virtù marziali, in una posa tuttavia serpentinata che imprime dinamismo all’intera struttura. Lo esaltano, in alto, le allegorie della Magnanimità e della Fortezza, collocate ai lati dello stemma mediceo inquartato con quello del principe tedesco; culmina alla sommità un trionfo di armi con i suoi simboli araldici e il motto Dominus virtutum nobiscum (Il Signore degli eserciti è con noi), sorretto da putti. Girotondi di putti animano i due simmetrici vani laterali nascosti da sportelli rivestiti di specchi e accessoriati all’interno di piccoli ma veritieri lampadari di cristallo.
Insieme all’inginocchiatoio detto dell’Elettrice Palatina (Inv. OdA 1911, n. 836) e all’acquasantiera con l’Annunciazione (Inv. OdA 1911, n. 837) lo stipo faceva parte di un nucleo di capolavori realizzati in pietre dure e inviati a Düsseldorf come dono di Cosimo III de’ Medici alla figlia Anna Maria Luisa, andata in sposa a Johann Wilhelm di Neuburg, Principe Elettore Palatino. Anche questo mobile, come le altre opere ricordate, giunse a Palazzo Pitti al suo seguito, nel 1717, quando l’Elettrice Palatina rimasta vedova fece ritorno a Firenze.
In epoca lorenese, lo stipo fu in parte manomesso nel tentativo di estrarre alcuni pannelli in pietre dure intagliati a rilievo, poi sostituiti da mosaici lavorati in piano.