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Acquisizioni | 21/08/2019

Esposte alla GAM due nuove sculture di Libero Andreotti

Esposte alla GAM due nuove sculture di Libero Andreotti

Talvolta, come nella Vela o nella Limonara, l’Andreotti sa divertirsi, per la sua fresca fantasia, anche in movenze sardoniche e affettate, meglio così scoprendo quanto di riflessione sia nel suo toscanissimo ingegno, quanto d’artificio sia nella sua arte.” (Ugo Ojetti)

Due sculture in bronzo di Libero Andreotti si aggiungono alle altre sue importanti opere (pittoriche e plastiche) presenti nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti: dal 21 agosto 2019 è possibile ammirare La venditrice di limoni e il Ritratto di Paola Ojetti negli esposte negli ambienti un tempo residenza dei Lorena, al secondo piano di Palazzo Pitti. Acquistate dalle Gallerie degli Uffizi, le due opere provengono dalla collezione del famoso critico Ugo Ojetti, che apprezzò particolarmente lo scultore e ne fu mecenate. I due bronzi sono stati acquistati perché esempi mirabili della bronzistica italiana del primo Novecento; inoltre, essi ben rappresentano il ruolo fondamentale di Ugo Ojetti nella definizione del patrimonio artistico conservato alla Gam. Il critico infatti lavorò attivamente e con lungimiranza alla nascita della Galleria: oltre a svolgere incarichi istituzionali per la Soprintendenza Fiorentina, fu uno dei membri di più lungo incarico della Commissione per gli acquisti della Galleria d'arte moderna e collaborò nel 1934 alla stesura della prima guida del museo.

La venditrice di limoni (bronzo, altezza cm 70, siglato e datato 1917) è raffigurata in piedi, con una mano sul fianco e l’altra sul manico della grande cesta di agrumi. Il Ritratto di Paola Ojetti, figlia di Ugo (bronzo, altezza cm 37,8, scultura del 1932) è a tre quarti di figura. La materia è trattata con linee veloci che tratteggiano la capigliatura, l’incavo dei grandi occhi e le pieghe della bocca semiaperta. “Le due opere – spiega il direttore Eike Schmidt - hanno una storia documentale di grande interesse sia storico che critico e avevano partecipato alle migliori rassegne espositive dell’epoca: la Venditrice di Limoni del 1917 era stata esposta alla Galleria Pesaro di Milano nel 1921, a Venezia nel 1934, e alla Secessione di Vienna del 1935. Il ritratto della figlia del critico, Paola, esposto nel 1934 a Venezia e a Vienna e poi a Budapest nel 1935 e 1936. Si tratta quindi di opere che rappresentano due diversi momenti creativi nel percorso artistico dello scultore. L’importanza del loro ingresso nella Galleria d’Arte Moderna viene accresciuta dal fatto che esse provengono dalla collezione di Ugo Ojetti, che aveva fornito in prima persona l’indirizzo critico alle raccolte del Museo”. Nella sala 30 è esposta anche, per l’occasione, la Natura morta con sei limoni del pittore piemontese Felice Casorati. Con questo quadro Casorati vinceva la prima edizione del Premio del Fiorino, una "borsa di monete d'oro per un importo non inferiore a L. 500.000"; il Premio si svolse a Firenze dal 18 maggio al 18 giugno 1950, con carattere nazionale. Il dipinto, divenuto così proprietà dell'Unione Fiorentina, venne donato alla Galleria d'Arte Moderna di Firenze per essere esposto, con i successivi premi del Fiorino, in apposita sala.

Andreotti: cenni biografici

Libero Andreotti nasce a Pescia il 15 giugno 1875. Di umili origini, dagli otto ai diciassette anni lavora nell’officina di un fabbro, frequentando un corso per il conseguimento del diploma di maestro elementare. Dopo una breve permanenza a Palermo si stabilisce nel 1899 a Firenze, dove trova modesta occupazione in una tipografia e inizia (nel 1902) a modellare in creta nello studio di Mario Galli, che gli aveva dato ospitalità. Scopre così, a quasi trent’anni, la scultura.
Espone per la prima volta a Venezia nel 1905; l’anno seguente, a Milano, la sua opera interessa vivamente l’intellettuale e mercante d’arte Vittore Grubicy de Dragon; dal 1909 al 1914 a Parigi partecipa con successo al Salon d'Automne e alla Galérie Bernheim Jeune. Tre anni più tardi, con lo scoppio della guerra, l’artista decide di tornare a Firenze dove stringe una grande amicizia con Ugo Ojetti: vedendo in lui il continuatore dell’antica tradizione scultorea italiana, il critico decide di introdurlo nei maggiori centri artistici del Nord Italia.
Molte delle opere eseguite tra il 1914 e il ’21 furono acquistate da Ojetti che nel 1920 gli dedica un importante saggio su “Dedalo”.
Titolare di cattedra nel 1920, sposa nel ’23 la sorella del pittore Aldo Carpi, aderendo agli ideali religiosi di quest’ultimo. Nel 1924 esegue il monumento ai caduti di Saronno, in maggio vinse il concorso per il Monumento alla Madre italiana per la chiesa di Santa Croce a Firenze.
Nel 1929 Andreotti dà vita a Firenze, con Carena e Alberto Magnelli, ai “mercoledì dell’antico Fattore”, dal nome della trattoria punto di ritrovo di artisti, letterati e musicisti e che, L’anno seguente battezzò il debutto del premio letterario "dell’Antico Fattore".

Libero Andreotti muore improvvisamente il 4 aprile 1934.

 

 

 

 

 

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