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Nuovi linguaggi per comunicare la tradizione: Firenze scomparsa

  • Nuovi linguaggi per comunicare la tradizione: Firenze scomparsa

    L’immagine della città fra Sette e Ottocento, prima che divenisse capitale del Regno d’Italia.

    Nuovi linguaggi per comunicare la tradizione: Firenze scomparsa
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    Richa – Frontespizio

    G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, in Firenze, nella stamperia di Gaetano Viviani, 1754-1762, 10 voll. (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1972).

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    Richa – Ritratto di Richa

    L’imponente opera in 10 volumi del padre gesuita Giuseppe Richa, di origine torinese, erudito ricercatore di notizie notevoli sulla storia delle chiese fiorentine, molto noto ai suoi contemporanei, era corredata da numerose tavole che si rivelano, oggi, preziose testimonianze dell’aspetto che avevano alcuni famosi luoghi fiorentini, nel corso del Settecento.

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    Demidoff – Frontespizio

    La Toscane. Album monumental et pittoresque exécuté sous la direction de M. le Prince Anatole Demidoff, dessiné d’après nature par André Durand, avec la collaboration d’Eugène Ciceri, Paris, Lemercier, 1862 (ristampa anastatica, Firenze, Cassa di Risparmio, 1973).

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    Demidoff – Ritratto

    Noto benefattore della città, Anatolio Demidoff, insignito del titolo di “Principe di San Donato” per volere granducale, promosse questa interessante iniziativa editoriale nel 1862, tre anni prima che Firenze divenisse capitale del nuovo Regno d’Italia. Demidoff incaricò il bravo litografo André Durand di ritrarre i luoghi più suggestivi delle principali città toscane. Fra queste, abbiamo scelto alcune rare immagini della Firenze ottocentesca, come appariva poco prima degli interventi urbanistici di Giuseppe Poggi

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    Chiesa di Santa Croce (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. I)

    Rispetto alla piazza attuale, si nota la facciata della chiesa di Santa Croce ancora spoglia, priva del rivestimento marmoreo con cui siamo abituati a vederla e che fu realizzato dall’architetto Nicolò Matas un secolo dopo, fra il 1853 e il 1863. Notiamo anche la diversità degli edifici che circondano la piazza e l’assenza del monumento a Dante Alighieri, che oggi è posto davanti alla basilica e che fu scolpito da Enrico Pazzi, in occasione del VI Centenario della nascita del Poeta. Il monumento a Dante fu inaugurato nel maggio 1865 con un’imponente cerimonia alla presenza del Re Vittorio Emanuele II. La celebrazione ebbe risonanza nazionale perché fu la prima festa del Regno d’Italia e si tenne proprio a Firenze, che era stata scelta come capitale del Regno solo da pochi mesi.

    Bibliografia: E. Pucci, Com’era Firenze 100 anni fa, Firenze Bonechi, 1969; P. Aranguren, Le feste per il Centenario (1865) della nascita di Dante in Firenze capitale, estratto da “La Martinella”, 1965.

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    Ponte di Rubaconte (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. I)

    E’ l’immagine dell’antico Ponte alle Grazie, chiamato anticamente “Ponte di Rubaconte”, in ricordo del suo fondatore, il podestà milanese Rubaconte da Mandello, che ne ordinò la costruzione nel 1237. Sulle pigne del ponte furono costruite chiesette e romitori, dove alloggiarono le monache, almeno fino alla piena dell’Arno del 1558. Il nome fu cambiato in “Ponte alle Grazie” verso la metà del Trecento, quando Jacopo degli Alberti vi fece costruire una chiesetta in onore della Madonna delle Grazie. Si ricorda che il ponte fu distrutto nell’Agosto 1944, durante la ritirata delle truppe naziste, insieme agli altri ponti di Firenze (tranne il Ponte Vecchio), e che fu ricostruito – e nuovamente inaugurato – nel 1957.

    Bibliografia: G.Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, divise ne’ suoi quartieri, in Firenze, nella stamperia di Gaetano Viviani, 1754-1762 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1972), vol. IV; E. Pucci, Com’era Firenze 100 anni fa, Firenze Bonechi, 1969; P. Bargellini, I ponti di Firenze, Firenze, Istituto professionale Leonardo da Vinci, 1963.

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    Arco Imperiale di Porta S. Gallo (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. I)

    L’Arco di Trionfo costruito per celebrare l’arrivo a Firenze del nuovo granduca lorenese, Francesco Stefano, che assunse la guida del Granducato di Toscana nel 1739, dopo la fine della dinastia medicea, viene presentato dal Richa, a metà del Settecento, come un nuovo monumento che abbellisce la città. Nella topografia dell’epoca, l’arco era posto fuori della porta delle antiche mura denominata “Porta San Gallo”. Il luogo venne completamente ridisegnato dall’architetto Giuseppe Poggi dopo il 1865 e prese la forma dell’attuale Piazza della Libertà, dove l’antica “Porta San Gallo” si può ammirare ancora oggi insieme all’Arco di Trionfo dedicato al granduca lorenese.

    Bibliografia: G.Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, divise ne’ suoi quartieri, in Firenze, nella stamperia di Gaetano Viviani, 1754-1762 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1972), vol I; G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1985).

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    Veduta di Palazzo Vecchio (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. II)

    Questa “veduta di Palazzo Vecchio” nel Settecento rivela una Loggia dei Lanzi insolitamente spoglia, priva di gran parte delle sculture che oggi vi possiamo vedere. Infatti alcune grandi sculture in marmo, come le Sabine ed i Leoni, vi furono trasportate da Villa Medici a Roma, per ordine del granduca Pietro Leopoldo di Toscana, solo fra il 1787 e il 1791. Degna di nota è anche la posizione della porta della Dogana che, nel Settecento, era posta di fianco a Palazzo Vecchio. Qui dovevano pagare il dazio tutti coloro che, all’epoca, volevano entrare in città con le loro merci. Vi si può notare, infine, il cosiddetto “Tetto dei Pisani”, posto di fronte a Palazzo Vecchio, una tettoia, costruita dai soldati pisani che erano stati fatti prigionieri dall’esercito fiorentino e portati a Firenze, dopo la vittoria fiorentina della battaglia di Cascina, del 29 luglio 1364. Quest’antica testimonianza delle guerre medioevali fra Fiorentini e Pisani venne distrutta nel corso dei lavori di risistemazione urbanistica di Giuseppe Poggi per Firenze Capitale.

    Bibliografia: F. Vossilla, La Loggia della Signoria: una galleria di scultura, Firenze, Medicea, 1995; G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1985); G.Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, divise ne’ suoi quartieri, in Firenze, nella stamperia di Gaetano Viviani, 1754-1762 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1972), vol III.

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    Veduta della Piazza S. Maria Novella (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol.III)

    In Piazza Santa Maria Novella, alla vigilia della festività del Santo Patrono, San Giovanni Battista (24 giugno), si corse per circa tre secoli – salvo poche interruzioni – la gara ippica del Palio dei Cocchi. Esso s’ispirava alle antiche corse delle bighe dei Romani e fu istituito da Cosimo I nel 1563. Per segnare i punti obbligati delle curve, vennero innalzate due piramidi di legno, una di fronte alla facciata della chiesa, l’altra dal lato del loggiato dell’antica chiesa di San Paolo. Fra le due piramidi veniva teso un canapo affinché la corsa seguisse un percorso ellittico e i cocchi non potessero tagliare la pista. Dopo i tre giri ellittici intorno alle guglie, compiuti con astute “tattiche” dai cocchieri, la corsa finiva alla guglia della partenza. Il vincitore veniva premiato con un palio di velluto cremisi che veniva fatto sventolare dalla guglia dal lato della facciata. Le guglie di legno vennero poi fatte sostituire nel 1608 da Ferdinando I con altre due di marmo mischio di Seravezza poggianti su 4 tartarughe di bronzo, opera del Giambologna.

    Bibliografia: L. Artusi - S. Gabbrielli, Feste e giochi a Firenze, Firenze, Becocci, 1976

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    Corsa de’ Barberi (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. IV)

    La corsa dei cavalli detti “barberi” (ossia di razza “bèrbera”) si svolgeva tradizionalmente durante i festeggiamenti in onore di San Giovanni (24 giugno). La prima notizia documentata risale al 1288, come narra Giovanni Villani nella sua Cronica. Lo splendido drappo “in palio” veniva trainato per le vie cittadine e quindi sistemato in piazza San Pier Maggiore, dov’era il traguardo della corsa, detto “ripresa” o “riparata”. La “mossa” (partenza) era sul ponte del Mugnone (attuale Ponte alle Mosse) al terzo rintocco del campanone della Torre d’Arnolfo. Il tragitto all’impazzata dei barberi “scossi”, ovvero senza fantino, attraversava quindi la Porta al Prato, Borgo Ognissanti, via della Vigna Nuova, Mercato Vecchio (oggi Piazza della Repubblica), via del Corso (da cui il nome), Borgo degli Albizi, giungendo infine alla “riparata”. L’ultima corsa dei barberi si svolse nel 1858 poco prima che l’ultimo Granduca di Toscana lasciasse per sempre Firenze.

    Bibliografia: L. Artusi, Feste e giochi a Firenze, Firenze, Becocci, 1976; G. Richa,  Notizie istoriche delle chiese fiorentine, divise ne' suoi quartieri, Firenze, Nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1754-1762 (ristampa anastatica, Roma,  Multigrafica, 1972), vol IV.

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    La Cattedrale di S. Maria del Fiore (da G. Richa, Notizie istoriche… cit., vol. VI)

    L’incisione restituisce uno scorcio settecentesco di Piazza del Duomo. La veduta offre altresì una singolare immagine del fronte di Santa Maria del Fiore. Nel 1668, in occasione del matrimonio del Gran Principe Ferdinando, Cosimo III affidava a una compagnia di bolognesi l’incarico di intonacare e dipingere, su disegno di Ercole Graziani, la spoglia facciata della cattedrale. La decorazione, leggibile alla metà del XVIII secolo, era impreziosita da tre grandi quadri sulle porte raffiguranti i tre Concili ecumenici celebrati in Firenze. “Sopra l’occhio di mezzo” era collocata “l’arme de’ Granduchi” affiancata dalle figure della Carità e della Religione. Le tenui tracce pittoriche dell’architettura in stile corinzio, riconoscibili in fotografie ottocentesche, furono rimosse nel 1871 con l’avvio dei lavori per l’attuale facciata portati a compimento nel 1887.

    Bibliografia: F. Gurrieri [a cura di], La cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, Firenze 1994-1995, vol. I; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, divise ne' suoi quartieri, Firenze, Nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1754-1762 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1972), vol VI.

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    Richa – Veduta di Piazza San Marco (da G. Richa, Notizie istoriche…cit., vol. VII)

    In questa immagine settecentesca, la piazza  ha un’ampiezza che oggi non siamo abituati a vedere, in cui risalta, sullo sfondo, il profilo nitido dell’antica chiesa e convento di San Marco, com’era prima del 1780, quando il frate Gioacchino Pronti rifece la facciata della chiesa, in un sobrio stile barocco. Al centro della piazza, oggi campeggia il monumento al generale. Manfredo Fanti, fuso in bronzo dallo scultore Clemente Papi nel 1872, circondato da una serie di aiuole che hanno l’effetto di restringere lo spazio antistante dell’antico convento quattrocentesco dei frati domenicani.

    Bibliografia: Firenze: guida per il viaggiatore curioso, Firenze, Mandragora, 1998.

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    Richa – Ospedale di Santa Maria Nuova (da G. Richa, Notizie istoriche…cit., vol. VIII)

    Fondato dalla beneficienza privata di Folco Portinari, padre della famosa Beatrice dantesca, alla fine del Duecento, l’Ospedale di Santa Maria Nuova è uno degli edifici più antichi di Firenze. Questa immagine settecentesca mette in risalto la bella loggia che delimita lo spazio rettangolare antistante l’ospedale, costruita su progetto di Bernardo Buontalenti (1531-1608), in varie fasi, fra Sei e Settecento.

    Bibliografia: F. Brasioli, L. Ciuccetti, Santa Maria Nuova: il tesoro dell’arte nell’antico ospedale fiorentino, Firenze, Becocci, 1989.

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    Demidoff – Veduta di Firenze (da Anatolio Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    E’ la veduta di Firenze dall’alto che tradizionalmente siamo abituati a vedere da Piazzale Michelangelo,  prima che il piazzale fosse costruito da Giuseppe Poggi intorno al 1875 all’interno del percorso panoramico del Viale dei Colli. La posizione in cui sorge il piazzale fu scelta dal Poggi attraverso un attento esame delle mappe catastali e molteplici visite ai poderi che si trovavano sulla collina dove sorgeva la medioevale chiesa di san Miniato, lo stesso punto di vista prescelto dall’autore di questa stupenda immagine.

    Bibliografia: Firenze: guida per il viaggiatore curioso, Firenze, Mandragora, 1998; C. Paolini, Il sistema del verde. Il Viale dei Colli e la Firenze di Giuseppe Poggi nell’Europa dell’Ottocento, Firenze, Polistampa, 2004.

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    Demidoff – Ponte S. Trinita (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    La storia del ponte S. Trinita attraversa secoli di vita della città di Firenze. Primo ponte a collegare le due sponde dall’Arno, fu costruito in legno nel 1252 ad opera della famiglia Frescobaldi. Fu quindi più volte distrutto dalle piene dell’Arno e riedificato in marmo fino al 1557, quando un’ultima devastante alluvione lo distrusse. L’ Ammannati ebbe l’incarico di ricostruirlo, ma i lavori impiegarono dieci anni prima di iniziare e si conclusero nel 1570. Il nuovo ponte S. Trinita risultò una vera opera d’arte. Nel 1608 si aggiunsero al ponte 4 statue allegoriche raffiguranti le quattro stagioni. Le mine tedesche del 4 agosto 1944 distrussero questo prezioso ponte che fu ricostruito solo nel 1958, su disegno originale dell’Ammannati, ricollocandovi anche le statue recuperate delle quattro stagioni. E’ nota la storia del recupero della mancante testa della Primavera che avvenne solo nel 1961, dopo una campagna lanciata dalla Parker che stanziò una taglia per il suo recupero. Di questa iniziativa, della quale venne dato ampio spazio sui giornali, la Biblioteca degli Uffizi possiede una documentazione in un album contenente fotografie e ritagli di giornale.

    Bibliografia: P. Paoletti, Il Ponte a santa Trinita. Com’era e dov’era, Firenze, Becocci,1987; C. L. Ragghianti, Ponte a S. Trinita, Firenze, Vallecchi, 1948.

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    Demidoff – Piazza S. Trinita (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    Una dama con cagnolino e gonna “imbottita”, un piccolo mendicante, un signore con soprabito e cappello a tesa larga... Queste e altre figurine si aggirano per la piazza Santa Trinita, intorno alla granitica colonna della Giustizia (proveniente dalle terme romane di Caracalla e sormontata dalla statua allegorica). Tre carrozze sostano all’ombra del palazzo Spini-Feroni, duecentesco ma più volte rimaneggiato: negli anni di Firenze capitale fu adattato a sede del Municipio e in seguito ripristinato nella veste medievale. La piazza, in cui sfocia l’elegante via de’ Tornabuoni (già via Larga dei Legnaiuoli, secondo Guido Carocci detta anche Stradone di S. Trinita e sede di feste, giochi e giostre), è scenario di una delle Storie di S. Francesco affrescate tra il 1483 e il 1486 da Domenico Ghirlandaio nella basilica di S. Trinita: il Miracolo del bambino risuscitato ci mostra il ponte prima del crollo nel 1557, la fatale caduta del bimbo da una finestra di palazzo Spini e la facciata della chiesa ancora gotica, poi rifatta da Bernardo Buontalenti.

    Bibliografia: G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica Editrice, 1985; Firenze. Guida per il viaggiatore curioso, Firenze, La Mandragora, 1998; Firenze e provincia, Milano, Touring Club Italiano, 2005.

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    Demidoff – Il Ponte Vecchio (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    Ciò che colpisce in questo scorcio di Ponte Vecchio è la presenza di tre finestrelle in corrispondenza delle arcate centrali del Corridoio Vasariano. Al loro posto oggi sono infatti presenti aperture ben più importanti che permettono di godere dall’interno del passaggio granducale del panorama sul Ponte Santa Trinita. L’ampliamento fu realizzato in occasione di una visita di Vittorio Emanuele II a ridosso dell’Unità d’Italia. Modificati ulteriormente a partire dal 1866, quando il Corridoio fu predisposto al transito del pubblico, gli affacci furono definitivamente ripristinati nell’attuale forma dopo la seconda Guerra mondiale. Come si evince dall’immagine ottocentesca, sul lato occidentale del ponte non era stato ancora collocato il monumento dedicato a Benvenuto Cellini, inaugurato nel 1901 per il IV centenario della nascita, commissionato e interamente spesato dal Comitato degli artisti artigiani dell’oro di Firenze. Sul tetto del fianco della bottega di sinistra è invece riconoscibile il più antico tra gli orologi solari ancora esistenti e funzionanti a Firenze - di epoca tardo medievale -, che fu collocato sul ponte dopo la sua ricostruzione in seguito all’alluvione del 1333.

    Bibliografia: C. Paolini, Ponte Vecchio di pietra e di calcina, Firenze, Polistampa, 2012; S.Barbolini, G. Garofalo, Le meridiane storiche fiorentine, Firenze, Polistampa, 2011; Cristina Acidini, Le arti per l’assolutismo mediceo, in Vasari, gli Uffizi e il Duca, Firenze, Giunti, 2011.

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    Demidoff – Chiesa di S. Maria Novella (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    Due frati chiacchierano nella vasta piazza, che prese forma dalla fine del 1200 per accogliere i fedeli durante le prediche dei Domenicani. A partire dal 1458 fu compiuta la facciata della chiesa secondo il progetto di Leon Battista Alberti: il sole raggiante nel timpano è emblema dell’ordine domenicano. Sui marmi scorrono le vele della fortuna gonfiate dal vento (impresa personale di Giovanni Rucellai, che finanziò i lavori). Le doppie volute a tarsie marmoree sui lati dell’ordine superiore, tra le invenzioni albertiane più ispirate, raccordano i due registri della facciata celando gli spioventi del tetto sulle navate minori. In quest’immagine appare ancora incompiuta la decorazione della voluta di destra: fu realizzata solo nel 1920 (lacuna testimoniata, fra l’altro, in una foto Alinari di un fascicolo della Biblioteca d’arte illustrata del 1923).

    Bibliografia: Leon Battista Alberti, a cura di A. Venturi, Roma, Società editrice d’arte illustrata, 1923; S. Orlandi O. P., S. Maria Novella e i suoi chiostri monumentali, Firenze, Il Rosario, 1956; Santa Maria Novella, a cura di A. De Marchi, Firenze, Mandragora, 2015-16.

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    Demidoff – Abside della Chiesa di S. Croce (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    La veduta rappresenta il corpo absidale della basilica di Santa Croce. L’insolito punto di vista si offre ad un osservatore che si trovi nel resede posteriore della fabbrica francescana, dal quale è possibile ammirare il suggestivo gioco di arcate gotiche proiettate per decine di metri di altezza verso il cielo. Questo nucleo architettonico costituisce la parte più antica della chiesa, la cui edificazione era iniziata nel 1295 proprio dall’abside e dalle cappelle del transetto, mentre il campanile fu progettato e costruito successivamente nel 1842 dall’architetto Gaetano Baccani in stile gotico ottocentesco. Il resede, che solo pochi anni prima era stato isolato da orti e giardini adiacenti, nell’immagine ottocentesca presenta piante e arbusti rigogliosi, e appare molto curato. Nel corso del Novecento questa parte del complesso era stata lasciata all’incuria finché nel 1994 un restauro gli ha restituito rinnovata dignità.

    Bibliografia: L. Sebregondi, Santa Croce sotterranea, trasformazioni e restauri, Firenze, Città di vita,1997; Opera di Santa Croce, La sistemazione del resede absidale di Santa Croce, Firenze, Città di vita, 1994; F. Rossi, Arte italiana in Santa Croce, Firenze, G. Barbera. 1962.

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    Demidoff – Porta San Gallo (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    In questa rara immagine del 1862, la Porta San Gallo è  ritratta ancora insieme a parte dell’ultima cerchia di mura, che fu abbattuta nell’ambito del piano di interventi urbanistici per Firenze capitale, realizzato da Giuseppe Poggi, dopo il 1865, per far spazio ai viali di circonvallazione.  Oggi L’antica Porta San Gallo campeggia, da sola, al centro della nuova piazza disegnata dal Poggi – l’attuale Piazza della Libertà - fronteggiata dall’Arco di trionfo dedicato a  Francesco Stefano di Lorena. L’ultima cerchia delle mura era la sesta, in ordine cronologico e venne costruita fra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento. Il Poggi non la distrusse per intero: se ne può vedere ancora un lungo tratto nel percorso urbano che da Porta San Frediano giunge fino  a Porta Romana, nella zona detta di “Oltrarno”.

    Bibliografia: G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1985); R. Manetti, M. C. Pozzana, Firenze: le porte dell’ultima cerchia di mura, Firenze, CLUSF, 1979.

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    Demidoff – Porta San Niccolò (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    Anche questa immagine della Porta di San Niccolò ci presenta la porta - che ora siamo abituati a vedere isolata in mezzo ad un piazzale - saldata assieme all’antica cinta muraria, che giungeva fino all’Arno. La zona della pescaia di San Niccolò era stata, nei secoli passati, una zona molto industriosa. Qui si si trovavano gli antichi mulini alimentati dall’acqua del fiume che, fin dal 1572, davano energia alle officine della Zecca Vecchia, collocate sulla sponda opposta del fiume e amministrate dalla ricchissima Arte del Cambio.  Queste mura furono distrutte per far posto al nuovo Lungarno Serristori, che, nella visione del Poggi, doveva prolungare la passeggiata panoramica sulle rive dell’Arno.

    Bibliografia: G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1985).

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    Demidoff – Piazza San Firenze e palazzo detto “il Bargello” (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    In questa immagine del Bargello risaltano con evidenza, tra varie cose, le buche pontaie. Una curiosità forse non a tutti nota: le “buche pontaie” erano buchi fatti durante la costruzione di edifici soprattutto in epoca medievale ed avevano lo scopo di sostenere – attraverso pali conficcati tra le pietre – dei “ponti”, vale a dire delle impalcature usate per completare le costruzioni particolarmente alte. Questi pali potevano essere tolti a fine costruzione e in questo caso lasciavano l’evidente segno di una “buca”, oppure – come spesso nel caso delle “case-torri” - potevano essere stabilizzati alla base con una mensola lapidea che sosteneva travi di ballatoi esterni (antesignani dei moderni balconi) che potevano collegare anche case-torri facenti parte di una stessa consorteria. Alle torri, prive di porte, si accedeva per mezzo delle finestre con scale di legno che venivano ritirate rendendo così la torre inaccessibile. Le buche pontaie, visibili ancora oggi in alcuni edifici medievali, vennero colmate soprattutto nel Rinascimento, con le nuove esigenze decorative delle facciate e prospetti esterni.

    Bibliografia: Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1897 (ristampa anastatica. Roma, Multigrafica, 1985).

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    Demidoff – Palazzo Vecchio (da A. Demidoff, La Toscane. Album monumental et pittoresque, 1862)

    Piazza della Signoria è colta da un punto di vista laterale, coincidente grossomodo con l'innesto di Via dei Calzaiuoli. A seguito di lavori di ampliamento avviati nel 1842, l’arteria aveva assunto il rango di privilegiato raccordo tra i luoghi del potere civile (Palazzo Vecchio) e religioso (Cattedrale di S. Maria del Fiore) della capitale granducale. Manca all'appello, rispetto all'attuale assetto dell'arengario di Palazzo Vecchio, il gruppo di Giuditta e Oloferne che fu esposto tra il 1504 e il 1917, in posizioni diverse, entro gli archi della Loggia dei Lanzi. Il medesimo portico trecentesco aveva accolto per volere di Pietro Leopoldo, nel 1791, i due leoni e le sei antiche matrone provenienti da Villa Medici di Roma. Nel 1841 la raccolta di sculture all'aperto si ampliava con la sistemazione dell'Ercole e il Centauro di Giambologna e il gruppo antico di Menelao e Patroclo. A tre anni dal plebiscito per l'annessione al Regno d'Italia, resisteva sulla facciata di Palazzo Vecchio, o forse solo nella nostra immagine, lo stemma dell'antica dinastia medicea.

    Bibliografia: C. Francini, Palazzo Vecchio. Officina di opere e di ingegni, Cinisello Balsamo 2006; Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1897 (ristampa anastatica. Roma, Multigrafica, 1985).

     

Nuovi linguaggi per comunicare la tradizione: Firenze scomparsa

L’immagine della città fra Sette e Ottocento, prima che divenisse capitale del Regno d’Italia.

Introduzione

In occasione dell'International Museum Day 2019, che ha per tema "Il futuro della tradizione", la Biblioteca degli Uffizi porta all’attenzione degli appassionati d’arte due fonti di eccezionale interesse, che documentano l’immagine del centro di Firenze fra Sette ed Ottocento: le Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri del padre Giuseppe Richa, pubblicata a Firenze, in 10 volumi, dal 1754 al 1762 e La Toscane. Album monumental et pittoresque, una raccolta di incisioni degli scorci più suggestivi delle città toscane, promossa e pubblicata a spese di Anatolio Demidoff, principe di San Donato, noto benefattore della città, nel 1862. Si tratta del periodo precedente la serie di importanti interventi urbanistici condotti dall’architetto Giuseppe Poggi che, nel corso di pochi anni, dovevano trasformare per sempre l’immagine dell’antica città, dal sapore ancora medioevale, nella capitale del nuovo Regno d’Italia (1865-1870).

Nel maggio 1865 fu inaugurato il monumento a Dante, in piazza Santa Croce, con un’imponente cerimonia alla presenza del Re Vittorio Emanuele II. La celebrazione ebbe risonanza nazionale perché fu la prima festa del Regno d’Italia e si tenne proprio a Firenze, che era stata scelta come capitale del Regno solo da pochi mesi. Era la prima volta che si celebrava il centenario della nascita del grande poeta. In data 14 maggio “la Nazione” così ricordava l’evento: “Oggi in Firenze l’Italia celebra per la prima volta, dopo sei secoli, il centenario di Dante Alighieri”. (da P. Aranguren, Le feste per il Centenario (1865) della nascita di Dante in Firenze capitale, estratto da “La Martinella”, 1965).

Bibliografia: G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, Firenze, nella stamperia di Gaetano Viviani, 1754-1762, 10 voll. ; La Toscane. Album monumental et pittoresque exécuté sous la direction de M. le Prince Anatole Démidoff, dessiné d’après nature par André Durand, avec la collaboration d’Eugène Ciceri, Paris, Lemercier, 1862 (ristampa anastatica, Firenze, Cassa di Risparmio, 1973); G. Carocci, Firenze scomparsa, Firenze, 1897 (ristampa anastatica, Roma, Multigrafica, 1985); D. Tordi, Il padre Giuseppe Richa a San Giovannino e la stampa delle sue Notizie storiche sulle chiese fiorentine, estratto dagli “Atti della Società Colombaria”, Firenze, 1933; E. Pucci, Com’era Firenze 100 anni fa, Firenze Bonechi, 1969; P. Aranguren, Le feste per il Centenario (1865) della nascita di Dante in Firenze capitale, estratto da “La Martinella”, 1965; E. Detti, Firenze scomparsa, Firenze, Vallecchi, 1970”.

Credits

Testi a cura di Carla Basagni, Rino Cavasino, Francesco Marmorini, Daniela Nocentini, Silvia Tarchi, Rosario Ruggero Terrone.

Traduzioni in inglese a cura di Eurotrad snc; revisione di Giovanna Pecorilla.

Fotografie di Roberto Palermo; editing di Lorenzo Cosentino; montaggio di Patrizia Naldini

Pubblicazione ottobre 2019

 

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