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Tracce 2018

  • Tracce 2018

    Lasciarsi guidare dalla moda nel Museo della Moda e del Costume

    Tracce 2018
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    Introduzione

    Tracce 2018 - Lasciarsi guidare dalla moda

    La ‘selezione’ di capi ed accessori Tracce 2018 Lasciarsi guidare dalla moda presenta una formula analoga alla precedente: sono tracce quelle lasciate da dipinti e sculture moderni lungo un percorso dedicato alla moda, un rincorrersi di accostamenti, alcuni naturalmente logici ed altri forti o contrastanti, fra opere d’arte tessile del Museo della moda e del costume, sculture e pitture dalle collezioni della Galleria d’arte moderna. Alcuni sono semplicemente evocativi, altri alimentano suggestioni reciproche. Questa volta però fra i capi prevalgono i prêt-à-porter, realizzati con modalità talvolta seriale, non limitati esclusivamente a pezzi unici.
    Le sezioni sono state indicate con brevi flash tratti da un più ampio dizionario di verbi di azione, sostantivi o semplici attributi.
    Soltanto la prima sala mantiene dalla precedente selezione i suoi colori di natura - fiori, così come rimangono i dipinti alle pareti in questo spazio e nelle due sale antistanti l’ingresso.
    Si percepisce un senso di continuità, quasi un secondo capitolo, che si esprime lungo il percorso delle sale talvolta in tono più pacato, apparentemente più dimesso.
    In realtà il percorso nel suo insieme si presenta secondo una lettura fluida e lineare.

    In relazione all’ evento L’eleganza della velocità, fotografie dall’Archivio Locchi, in corso qui a Palazzo Pitti, si è suggerito un piccolo corollario all’interno della selezione dedicato alla passione per il viaggio, ai mezzi di trasporto e al galateo della moda che ci guida anche in quella circostanza così come dovrebbe accompagnarci sempre raccomandandoci di non rinunciare al nostro aspetto migliore nemmeno per la praticità e l’utilità di un abbigliamento adatto a questo scopo, senza pertanto dimenticare né il gusto né lo stile.

     

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    Colori di natura - Fiori

    La prima sala si apre con una creatrice milanese di moda, Jole Veneziani, una delle fondatrici dell’alta moda italiana, avendo partecipato alla prima sfilata di Giorgini del 1951. Fanno inoltre la comparsa i primi abiti di Ferré come il caban tempestato di applicazioni a motivi floreali ed una mantella che nel disegno del tessuto evoca suggestioni orientali.

    In entrambi si riscontra la raffinatezza dei decori dello stilista, attento e rigoroso nei dettagli così come nella costruzione dei capi.

    Connubio tra i decori floreali e Enrico Bettarini che con il suo quadro Composizione di fiori del 1967 evidenzia la sua predilezione per le composizioni decorative e i soggetti dal repertorio della natura, fiori, pesci e in qualche occasione oggetti quotidiani come i giocattoli. I suoi soggetti sono descritti analiticamente ma con un tocco sempre leggero, quasi come un pattern.

     

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    Colori di natura - Fiori

    Gianfranco Ferré Couture

    Caban 

    Collezione Autunno-Inverno

    1988-89

    Raso di seta con broccature, ricami dorati ad applicazione di nastri in seta, cannucce, perle in vetro, pietre sintetiche, paillettes e canutiglie. Bordo in zibellino

    TA 7517-18

    Dono Gianfranco Ferré

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    Liriche presenze

    Qualora avessimo pensato ad una idea di sequenza, di continuità, di ordine, la sala 2 ci farebbe cambiare idea; caratterizzata da un’intensa teatralità, vi è esposto in primo piano un monumentale abito di Roberto Capucci di una vestale per la Norma di Vincenzo Bellini, un omaggio a Maria Callas del 1986. L’opera mette a fuoco due fasi creative della intensa attività di Capucci: il costume di scena e l’abito-scultura; al primo avrà modo di dedicarsi più saltuariamente, come si evince dalla intrigante mostra a Palazzo Pitti del gennaio u.s.

    Il secondo tema, l’abito-scultura diverrà il suo cavallo di battaglia e dal 1990 non presenterà più le sue collezioni, ma sarà il protagonista di prestigiose esposizioni monografiche nel mondo, dove l’artista sfrutterà tutte le potenzialità del plissé, creerà intrecci e amplificherà i volumi.

    In collegamento con l’abito la sacerdotessa diviene simbolo assoluto di classicità nel dipinto di Giulio Bargellini, nel quale si respira un clima “ellenista” nelle figure classiche i cui panneggi debordano idealmente dal quadro fin quasi a toccare i volumetrici ingombri del costume di scena; la tela dai toni morbidi e quasi evanescenti si unisce all’abito in una sorta di sinfonia in musica e pittura.

    Per il canto quale corrispondenza migliore con la cantante Maria Callas cui deve aver pensato il maestro Capucci per la realizzazione di questo abito, scultura imponente pur nella sua leggerezza, velato dalla malinconia di suoni provenienti dal passato come un canto delle sirene.

     

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    Liriche presenze

    Giulio Bargellini

    Eterno Idioma

    olio su tela

    Palazzo Pitti, Galleria d'Arte Moderna

    Inv. GAM n. 5952

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    Liriche presenze

    Roberto Capucci

    Abito teatrale della Vestale dalla “Norma” di Bellini

    1986

    Taffetas di seta , tessuto in lurex, corpino con applicazioni di paillettes e cordoncini argentati di diverse grandezze e tonalità

    TA 3507-10

    Dono Roberto Capucci

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    Indossare il rilievo

    Sovrapposizioni e applicazioni in metallo dorato o in tessuto, in tonalità di colore diverse dal tessuto di fondo, caratterizzano la sala 3 dedicata a Gianfranco Ferré; gli abiti esposti sono testimonianza della raffinata fantasia, profonda conoscenza delle tecniche, supportate da una consolidata esperienza che si incontra con il linguaggio incisivo del dipinto Nadir di Corrado Cagli, con cui si scopre in sintonia per la continua sperimentazione tecnica, l’utilizzo di materiali non tradizionali e per la nuova texture della superficie in carta velluto.

    Il protagonista della sala, Ferré è un architetto che ha riversato il suo senso della geometria, la sua razionalità e la sua profonda cultura nel disegno, nel taglio e nella realizzazione di abiti. Le sue idee messe su carta sono disegni dai tratti essenziali ed incisivi, dove si percepisce l’impatto emotivo dell’artista così come è possibile prevedere dai bozzetti la varietà e la sontuosità delle decorazioni. Le singole creazioni sono state equiparate alle tessere di un mosaico, dal quale nel 2001 ha estratto un considerevole numero di esemplari raggruppati per temi, per farne dono alla allora Galleria del Costume e quindi alla città di Firenze.

     

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  • 9/45
    Indossare il rilievo

    Gianfranco Ferré

    Completo Prêt-à-porter

    Autunno-Inverno 1987-88

    Maglia di lana, con ricami in filato metallico dorato, applicazioni di medaglioni e pendenti in pietre dure. Gonna in raso impunturato

    TA 7505-06

     

    Gianfranco Ferré

    Completo prêt-à-porter           

    Autunno-Inverno

    1989-90

    Maglia di lana con applicazioni di anelli, catene e cordoni dorati.

    Pantalone georgette

    TA 7513-14

    Dono Gianfranco Ferré

  • 10/45
    Indossare il rilievo

    Corrado Cagli

    (Ancona 1910 - Roma 1976)

    Nadir

    1966 ca.

    Pastelli cerosi ad olio su carta papier velour applicata su tela

    Acquistato alla XIX Mostra Nazionale del Fiorino Firenze nel 1969

  • 11/45
    Indossare il rilievo

    Gianfranco Ferré

    Completo prêt-à-porter             

    Autunno-Inverno 1990-91

    Top in pelle con applicazioni di medaglioni in pietra dura e volute in metallo dorato. Gonna di flanella di lana con bordo in pelliccia di volpe

    TA 7515-16

     

    Dono Gianfranco Ferrè

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    Condividere il contrasto

    Dedicata ad un Capucci non certo all’inizio della sua carriera, ma che interveniva con inconfondibili spunti di genialità su modelli di sapore classico come i ricami in lana nell’abito in chiffon rosso o nel taglio alla Madeleine Vionnet di quello nero, e infine nella metamorfosi in corso di quello bianco e rosso. Fino dal ’51 partecipa giovanissimo alle sfilate in Sala Bianca; stimato molto da Christian Dior, nel 1956 viene dichiarato il miglior creatore di moda italiano; due anni dopo con la linea ‘a scatola’, si aggiudica l’Oscar della moda al Filene’s di Boston. Dal 1962 al ’67 è a Parigi, mentre all’inizio degli anni Settanta va progressivamente staccandosi dal ruolo emergente dello stilista per affermarsi come uno dei più grandi artista scultore di abiti.

    Capucci si confronta qui con il dipinto di Nativi Lacerazione, una delle opere più liriche del pittore fiorentino protagonista con altri del movimento definito astrattismo classico che qui evidenzia la possibilità di andare oltre la superficie dello spazio.

     

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  • 13/45
    Condividere il contrasto

    Roberto Capucci

    Abito da sera

    1956

    Gros di seta

    TA 5418

    Dono del Centro di Firenze per la Moda Italiana

  • 14/45
    Volumi puri

    In questa sala protagonista è l’insieme equilibrato e armonico dei volumi in cui si inserisce la scultura di Alimondo Ciampi. Un tailleur di Capucci dell’inizio degli anni Sessanta anticipa con le sue doppie pieghe sul davanti e la forma trapezoidale il linguaggio futuro dello stilista che crea abiti scultura tramite le sue famose pieghe. Si affianca a questi anche un abito dello stilista Azzedine Alaïa, parigino di origini tunisine che contrariamente a Capucci che aggiunge e sovrappone, si dedica a modellare il tessuto sul corpo della donna assecondandone le forme morbide, fasciandole e delimitando la superficie con tagli decisi come una sorta di seconda pelle.

     

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  • 15/45
    Volumi puri

    Roberto Capucci

    Completo: abito e giacchino

    1960

    Rasato di seta-lana con pelliccia di visone

    TA 5429-30

    Dono dell'Associazione Tornabuoni - Linea più

     

  • 16/45
    Linee pure

    Nel completo di Mila Schön, sono evidenti le caratteristiche essenziali del suo stile: linearità nel disegno, rigore e precisione nel taglio. Nel ’68 partecipò con una sua collezione alle sfilate in Sala Bianca e dagli anni Settanta si dedicò esclusivamente al prêt-à-porter e lanciò il double face, stoffa che ha impresso un motivo corrispondente in entrambe le facce.

    Nella stessa sala l’abito da sera in georgette di Capucci, nelle cui bordure in corda di canapa si riflette tutta la creatività con cui l’artista interviene sulla materia lo affianca l’altro artista sculture dell’abito Azzedine Alaïa.

    Anche Alaïa come Capucci, non segue la moda, le loro creazioni sono senza tempo; i suoi abiti lineari sono caratterizzati dalla stessa purezza esecutiva con cui è stato plasmato l’acerbo nudo femminile di Arrigo Minerbi.

     

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  • 17/45
    Linee pure

    Mila Schön

    Completo: abito e soprabito

    1966-70

    Panno di lana

    TA 3914-15

    Dono di Umberto Tirelli

     

    Roberto Capucci

    Abito

    Autunno/Inverno  1971-72

    Chiffon di seta con applicazioni in corda

    TA 3057

    Dono di Marisa Sorcinell

  • 18/45
    Diversi

    Fiorucci è rappresentato da un giacchino ed una gonna jeans.

    Lo stilista percepisce i venti rivoluzionari del ’68 e gli sconvolgimenti sociali che ne derivano investendo anche il mondo della moda. Lo stilista guarda infatti all’arte di strada e all’arte pop; collabora con Andy Warhol e Keith Haring; dall’apertura nel 1967 del suo primo negozio a Milano fu un crescendo di successi. Fra le sue creazioni sono i fashion jeans in lycra e denim che, aderendo al corpo, consentono una vestibilità più sensuale. Da una sala un po’ casual non potevano mancare i jeans Levis e Cotton Belt, mentre le forme geometriche apparentemente abbandonate nella casacca del completo in paillettes di Oleg Cassini (naturalizzato americano che fu il sarto di Jackie Kennedy) ed il motivo a caleidoscopio del completo di Ken Scott (stilista e geniale decoratore su tessuto), sembrerebbero preludere con la loro vitalità ad una festa, mentre uno studiato capo di Emilio Pucci, con la sua strutturata composizione ispirata al Duomo di Monreale, sembra richiamare all’ordine.

    Tutto questo collegato alla pittrice Anna Sanesi, allieva di Rosai, che nelle sue opere predilige il paesaggio acquatico o lacustre. Nella pittura condotta con estrema sintesi si riconosce quasi una mappatura verticale come un arazzo che descrive il territorio e la sua vegetazione.

     

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  • 19/45
    Diversi

    Anna Sanesi

    (Prato 1934 - 2009)

    Primavera in palude

    1965

    Olio su tela

    Acquistato alla XVI Mostra Nazionale Premio del Fiorino Firenze nel 1965

  • 20/45
    Diversi

    Ken Scott

    Completo “Kaleidoscope”: abito e soprabito

    1974

    Soprabito in Crêpe di seta e filato metallico; abito in Jersey stampato

    TA 13361

    Dono di Susan Nevelson

     

    Fiorucci

    Giacchino

    1970 ca.

    Tessuto operato di lana, cotone e filato metallico 

    GGC 7324

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

     

    Oleg Cassini

    Completo: maglia e gonna 

    1984 Organza ricamata con applicazioni di Paillettes

    TA 12250

    Dono di Jean Toschi Marazani Visconti

     

  • 21/45
    Sperimentare

    “Sperimentare” è il termine più appropriato all’attività di Roberto Cavalli e due degli esemplari esposti costituiscono la dimostrazione di un procedimento di stampa sulla pelle che lo stilista ha brevettato negli anni Sessanta. Interessante anche la resa della tecnica di applicazione della pelle su pelle e splendidi gli effetti cromatici.

    Il terzo abito, con un pappagallo realizzato ad applicazione, mostra invece la passione per il mondo animale. Sono tutti ascrivibili agli anni Settanta, ovvero ancora nella prima fase della sua attività.

    Anche la pittrice Pasquarosa Marcelli, moglie del pittore Nino Bertoletti e modella dei molti protagonisti della scuola Romana, raffigura in questo piccolo olio un variopinto pappagallo realizzato à plat quasi simulando una tecnica ad intarsio.

     

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  • 22/45
    Sperimentare

    Roberto Cavalli

    Abito

    1970-80

    Pelle con applicazioni di filato metallico e tulle operato

    TA 8901

    Dono di Gabriella Alessi

  • 23/45
    Sperimentare

    Roberto Cavalli

    Abito Pappagallo

    1970-80

    Maglia di cotone, pelle in camoscio con applicazioni in pelle

    TA 8904

    Dono di Gabriella Alessi

  • 24/45
    Unico nella serialità

    Nell’opera Dialoghi di Capogrossi il segno caratteristico, la E rovesciata viene iterato in stampa serigrafica che utilizza la seta come medium.

    É il punto di arrivo di una complessa ricerca per ottenere attraverso la ripetizione segnica un linguaggio universale che rinuncia al corrispettivo mimetico del vero.

    La stessa lingua sembra parlata dai tre abiti di Azzedine Alaïa, i quali, anche con i dettagli dei modelli, si conformano all’opera di Capogrossi, quasi divenendo tre sagome scure che sembrano ritagliate per trasformassi esse stesse in un carattere segnico equivalente.

     

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  • 25/45
    Unico nella serialità

    Giuseppe Capogrossi

    (Roma 1900 - 1972)

    Senza Titolo

    1970

    Serigrafia

    Dono dell'autore

     

    Azzedine Alaïa

    Abito 

    1988 ca.

    Maglia di Cotone elasticizzato

    GGC 7315

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

  • 26/45
    E...il maschile

    La sala si presenta come uno scrigno prezioso ricco di opere che, in un crescendo di stile, dialogano e si esaltano nelle loro qualità.

    Viene valorizzato anche l’uomo, finora il grande escluso, con la presenza di due giacche maschili, una di Yves Saint Laurent, sinonimo di eleganza classica, l’altra, di Jean Paul Gaultier, che, con intento provocatorio nasconde uno scheletro stampato nella fodera.

    Un completo di Ozwald Boateng rappresenta invece la sartoria londinese su misura, caratterizzata dalla cura nei dettagli che si possono scoprire esaminando il capo in ogni sua componente, nella giacca, nei pantaloni, così come nel gilet. Anche nei dipintiche scandiscono lo spazio espositivo ritroviamo figure maschili.

    I capi femminili non sono meno prestigiosi: un tailleur di Jean Lanvin della metà degli anni Quaranta, un abito di Gucci dell’inizio degli anni ’90, un originale e trasgressivo cappotto di John Galliano e infine un abito da sera in raso degradé di Avelardo Bessi.

    Il dipinto presente a parete nella sala è di Guido Peyron Gli amici dell’ atèlier rappresenta personaggi raffigurati con vestiti in completo scuro, quasi una divisa come i toni dell‘intero dipinto in uguale gamma di neri e bruni riscontrabili anche negli abiti affiancati.

    Rappresentato da Peyron è un gruppo di intellettuali, poeti, artisti, musicisti di ambiente bohemien dove sembra che ognuno sia rinchiuso in sè stesso per trovare la sua creatività e rifuggire dalla superficialità.

     

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  • 27/45
    E... il maschile

    Massimiliano Corcos

    (Firenze 1894 - 19169

    Pietro Milani

    1914

    Olio su tela

    Dono degli eredi dell'autore nel 1916

     

    Ozwald Boateng

    Abito, gilet e camicia

    1997 ca.

    Tela di lana, rosa e cotone

    GGC 8907

    Dono di Fausto Calderai

  • 28/45
    E... il maschile

    Guido Peyron

    (Firenze 1898 - 1960)

    Gli amici nell'atelier

    1928

    Olio su tavola

    I personaggi raffigurati sono: Vieri Freccia, pittore allievo di Felice Carena (in alto a sinistra);

    Gianni Vagnetti (in alto a destra);

    Walfredo della Gherardesca (al centro a destra);

    Odoardo Zappulli, pittore e violoncellista (al centro a sinistra);

    Luigi dalla Piccola, musicista (in basso al centro)

    Arturo Loria, scrittore (in basso a destra).

    Depositato dall'autore

  • 29/45
    E... il maschile

    John Galliano

    Soprabito

    1998 ca.

    Panno di Lana e dettagli in raso 

    GGC 5872

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

     

    Averardo Bessi

    Abito da sera

    1965-70

    Raso di seta degradé

    GGC 8829

    Dono di Elisabetta Pesctori

  • 30/45
    Prototipo

    Il primo tailleur fu realizzato nel 1885 da un sarto inglese da uomo (tailleur), John Redfern, per la principessa del Galles; ma è Coco Chanel che, nel 1917 lo adatta al corpo femminile alleggerendone la struttura e il tessuto, fino a farne un indumento simbolo della donna emancipata, che si è uniformata all’abbigliamento maschile, ricalcandone il senso di praticità ma non rinunciando tuttavia all’eleganza.

    Il tailleur di Chanel, può quindi esser definito un prototipo; una icona di moda, è anche la giacca di Christian Dior; rappresentante del New Look degli anni Cinquanta. Esposta da sola, veniva indossata con gonne ampie e voluminose.

    Rigore ed eleganza anche nella scultura di Martini con una figura femminile in terracotta robusta ed essenziale come una colonna.

     

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  • 31/45
    Prototipo

    Dior

    Giacca

    1954

    Diagonale di lana

    GGC 7167

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

     

    Chanel Boutique

    Completo 

    1988-90

    Tela di diversi filati (acrilico, poliammide, filato metallico), inserti in gros

    GGC 7187

    Dono Cecilia Matteucci Lavarini

  • 32/45
    La forma diventa stile

    Dedicata alla sartoria di Alma Maria Lami; attiva a Firenze fra gli anni Cinquanta e Settanta, i suoi abiti rappresentano bene le caratteristiche delle manifatture della città in quegli anni. La Lami, infatti, guardava a Parigi per i modelli, e se ne distaccava per le tipologie e i design dei decori e per la loro grande raffinatezza esecutiva.

    Fa eccezione l’abito da sera in raso avorio, dove, ci si ispira alla couture parigina, e più precisamente a Elsa Schiaparelli, sia per il modello, dal drappeggio asimmetrico, sia per il decoro in filato metallico di argento dorato raffigurante cavallini che si snodano lungo un racemo.

    Di fronte ancora il dipinto Lo straniero di Felice Casorati uno degli emblemi del realismo magico con le sue figure girate di spalle e la sua atmosfera incomunicabile.

     

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  • 33/45
    La forma diventa stile

    Alma Maria Lami

    Abito da sera

    1953

    Raso di seta ricamato con filato metallico argentato, dorato e con applicazioni di paillettes e borchiette dorate

    TA 6689

    Dono di Francesco Lami

  • 34/45
    Colori in movimento

    Gianfranco Ferré, che abbiamo incontrato più volte lungo il percorso della mostra, chiude trasmettendo una vibrazione di colore in movimento, quell’animazione che lo stesso Ferré avrebbe volentieri trasmesso a tutte le sue creazioni.

    Marcolino Gandini da giovanissimo frequenta lo studio di Casorati disegnatore e incisore aveva partecipato a diverse mostre torinesi negli anni Settanta-Ottanta fino ad indirizzarsi verso un percorso geometrico astratto con aggetti oltre lo spazio verticale.

     

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  • 35/45
    Colori in movimento

    Gianfranco Ferré

    Completo: Cardigan e Abito

    Primavera-Estate 1997

    Abito in pizzo dorato con applicazioni in paillettes doppiato da chiffon; cardigan in pizzo dorato doppiato da tulle

    TA 7464-65

    Dono di Gianfranco Ferrè

  • 36/45
    Colori in movimento

    Gandini Marcolino

    (Torino 1937)

    Pittura astratta geometrica

    1966

    Olio acrilico su tela

     

    Gianfranco Ferré

    Completo: Redingote, camicia e gonna

    Primavera-Estate 1988

    Redingote in taffetas di seta; camicia in organza e gonna in Crêpe di lana

    TA 7558-61

  • 37/45
    Percorsi alla moda

    La sezione dedicata al viaggio presenta abiti e accessori tratti dalle collezioni del Museo della Moda e del Costume, adatti ad essere indossati o riposti in valigia per il viaggio, ma non necessariamente nati appositamente per questo. Si tratta di cappelli, foulard, occhiali, guanti, oppure oggetti più singolari, come un porta grucce o un astuccio porta ombrello, ma soprattutto borse e valigie che ci consentono di portare tutto quello che può esserci utile e che vanno dal beauty case al porta biancheria di James Collard Vickery, o alla valigia dei sogni con le etichette che ci ricordano i luoghi visitati.
    Gli abiti, a parte lo spolverino nato per la guida, sono fondamentalmente capi comodi, tailleur o giubbotti, ma anche capaci di evocare situazioni particolari come il completo di Emilio Pucci, camicetta e gonna a palloncino, che fa pensare alle corse in automobile con il foulard svolazzante al collo come nei film di Hollywood degli anni Cinquanta.
    Le opere esposte si confrontano quindi con la nostra suggestione alimentata dalla presenza in mostra di giocattoli d’epoca, ovvero tre modellini in latta , due automobili e un autobus riproduzioni fedeli dei mezzi di trasporto originali. I tre balocchi, uniche opere gentilmente concesse in prestito,richiamano a loro volta la macchinina che ha in mano Robert il nipotino di Elisabeth Chaplin nel ritratto presente in mostra. Di forte impatto visivo anche l’autoritratto dello scultore Vito Pardo che sceglie di raffigurarsi come un Audax cioè il capo dei velocisti che portarono avanti l’impresa da record di arrivare da Firenze a Napoli in un solo giorno ( 12 giugno del 1897).

     

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  • 38/45
    Percorsi alla moda

    Emilio Pucci

    Foulard “Vivara”

    1966

    Twill di seta

    TA 6186

    Dono di Emilio Pucci

     

    Givency

    Turbante

    1969-70

    Twill di seta

    GCC 6825

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

  • 39/45
    Percorsi alla moda

    Vito Pardo

    (Venezia 1872-1933)

    Autoritratto

    1923

    Busto fuso in bronzo

    Donato dall'artista nel 1943

     

    IRA Jaccob’s London

    Berretto a casco con occhiali

    1935-37ca.

    Pelle, panno di lana e occhiali in celluloide

    TA 8298-99

    Dono di Centro della moda italiana

  • 40/45
    Percorsi alla moda

    Soprabito

    1930 ca.

    Tela di seta impermeabilizzata

    TA 1863

    Dono di Giacomo Cocola

     

    Valentino Boutique

    Overcoat

    1980 ca.

    Piede de poule di lana con dettagli in velluto

    GCC 6870

    Dono di Cecilia Matteucci Lavarini

  • 41/45
    Percorsi alla moda

    Valigia

    1900-15

    Cuoio

    TA 8897

    Dono di Luigi Domacavalli

  • 42/45
    Percorsi alla moda

    John Collard Vickery

    Porta Biancheria da viaggio

    1905-10

    Pelle di vitello e fodera in moiré di seta

    TA 1905

    Dono diAntonio Altoviti Avila

  • 43/45
    Percorsi alla moda

    Borsa portabiancheria

    1900-1910

    Juta ricamata in cotone

    TA 13279

    Dono di Giuliana Ghisellini

  • 44/45
    Percorsi alla moda

    Limousine Tipp &Co.

    1928 ca. 

    Proprietà di Agostino Barlacchi 

     

    Pullman Tipp & Co.

    1930 ca.

    Auto Cadillac

    1950 ca.

  • 45/45
    Percorsi alla moda

    Elisabeth Chaplin

    (Fointenbleau 1892 - Fiesole 1982) 

    Robert con cane e automobilina

    1930-31 ca.

    Dono di Elisabeth Chaplin nel 1974

Tracce 2018

Lasciarsi guidare dalla moda nel Museo della Moda e del Costume

Questo percorso virtuale è stato realizzato dal Dipartimento Informatica, Strategie Digitali e Promozione Culturale delle Gallerie degli Uffizi in concomitanza con la mostra Tracce. Lasciarsi guidare dalla moda, in corso presso il Museo della Moda e del Costume dal 17 luglio 2018.

 

CREDITS

Ideazione e cura della mostra

Caterina Chiarelli, coordinatore Museo della Moda e del Costume
Simonella Condemi, coordinatore Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
Tommaso Lagattolla, costumista scenografo

 

Assistente tecnico alla mostra
Katia Sanchioni

 

Assistenti ai curatori
Alice Simoncini
con la collaborazione di 
Ilaria Banchetti
Serafina Martina Bizzarri

 

Redazione dei testi esplicativi

(introduzione alla Mostra e alle Sezioni, approfondimenti sulle opere)

Caterina Chiarelli
Simonella Condemi
con la collaborazione di
Alice Simoncini

 

Ricerche tecnico iconografiche

Arianna Borga
Francesco Douglas Ferri
Irene Grifoni 
Alice Simonicini

 

Crediti fotografici

Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, Francesco Del Vecchio

Archivio Sillabe, Antonio Quattrone, Marcello Bertoni, Paolo Bacherini

 

Inserimento testi e elaborazione grafica dell'IperVisione

 Arianna Ingrassia, Omar Nappini

 

Ringraziamenti 


I donatori del Museo della Moda e del Costume e della Galleria d'Arte Moderna, Agostino Barlacchi  per il prestito gentilmente concesso, al personale del Museo della Moda e del Costume, e inoltre:

Annalisa Alecci 
Antonella Alletto
Leonardo Baldi 
Mariella Becherini

Andrea Biotti
Patrizia Capasso
Dylan Colussi
Edoardo Drera
Aurora Fiorentini 
Simona Fulceri
Francesca Leoni
Mauro Linari
Claudia Luciano 
Laura Mori 
Cinzia Nenci 
Susi Piovanelli 
Francesca Schena
Vitina Telesca
Stephen Tobin
Alice Ventura 

 

Nota: ogni immagine del percorso virtuale può essere ingrandita per una visione più dettagliata

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