Omaggio a Gabin Dabiré, e le "Note More" degli Uffizi
Ricordando l'artista scomparso e le sue partecipazioni ai progetti di intercultura delle Gallerie degli Uffizi
Gabin Dabiré è artista di grande sensibilità, profondo spessore culturale e rara umanità. È scomparso il 9 giugno 2023 ma la sua musica e i raffinati esiti delle sue sperimentazioni e dei suoi studi interculturali restano e rimarranno ben vivi nella memoria di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha visto suonare e cantare, e a disposizione di chi ancora vuole ascoltarli dalle registrazioni dei suoi album (fra i più noti, Kontômè - "Spirits" e Afriki Djamana. Music from Burkina Faso).
Le Gallerie degli Uffizi lo ricordano con affetto per aver voluto prestare la sua arte in tre occasioni: la prima, il 12 giugno 2018, all’interno della rassegna di spettacoli dal vivo "Uffizi Live", dove si è esibito presentando “Note more: una metamorfosi musicale”, un dialogo musicale con la figura del “musicista moro” presente nel dipinto di Piero di Cosimo del 1515 circa, Perseo libera Andromeda; la seconda, tra il 2018 e il 2019, quando ha donato la sua musica per illustrare la Primavera di Botticelli all’interno del progetto di mediazione culturale “Fabbriche di storie”, una serie di audio-racconti (disponibili in podcast anche su Spotify) sul tema della diversità di prospettiva culturale nella visione di un capolavoro; e infine, il 9 luglio 2020, in occasione del lancio del progetto "Black Presence”, una serie di video pubblicati sui canali Facebook e Tik Tok (visibili anche su questo sito nella sezione “Video Storie”) per illustrare il tema della figura africana nei dipinti della collezione degli Uffizi.
Originario del Burkina Faso, dove, giovanissimo, contribuisce a diffondere in Africa la musica jazz, rock e pop degli anni ‘60 e di Jimi Hendrix in particolare, a 20 anni vince una borsa di studio in Danimarca, dove entra in contatto con la musica sperimentale europea e la musica orientale, classica e contemporanea. Il primo concerto in Italia è del 1976, a Milano, dove a chiudere lo storico festival del Parco Lambro si esibisce con la formazione "Piano Africa", percussioni e voci, riscuotendo un immediato successo. Da lì in poi, inizia a suonare nei contesti più importanti del panorama musicale italiano e a collaborare con i più grandi della musica nazionale e internazionale, approfondendo sempre di più il gusto per la contaminazione fra generi e stilemi (etno, acustico, elettronico, jazz), dalla musica contemporanea occidentale a quella tradizionale africana, senza rinunciare, parallelamente, a impegnarsi anche nel campo sociale e a cimentarsi in attività di divulgazione, soprattutto in Italia, della cultura e dell’arte della sua terra, alla ricerca costante di punti di contatto. Demetrio Stratos, Franco Battiato, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Tullio De Piscopo, Fiorella Mannoia e Mario Martone, sono solo alcuni nomi degli artisti con cui Gabin ha suonato e collaborato negli anni in Italia, senza contare le partnership internazionali, da Souleymane Koly a Assia Djebar, da Dominic Miller e Manu Katchè a Pino Palladino e molti altri.
Artista generoso, si è sempre voluto prestare con la stessa passione a qualunque tipo di palcoscenico e situazione, dai più grandi teatri alle arene, dalle chiese alle piazze ai musei, dai carceri ai centri sociali. Si era guadagnato, all’interno della comunità africana in Italia, il nomignolo affettuoso di “Elefante”, a sottolineare il rispetto per la saggezza e la riverenza che i suoi stessi connazionali tributavano alle sue qualità personali oltre che artistiche.
Buon viaggio, Gabin!
Grazie di tutto.