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Restauri | 13/12/2022

Presentato il restauro della Pala di Santa Lucia de' Magnoli di Domenico Veneziano

Presentato il restauro della Pala di Santa Lucia de' Magnoli di Domenico Veneziano

All’inizio del nuovo anno il dipinto tornerà agli Uffizi

Torna a splendere il delicato cromatismo della Pala di Santa Lucia dei Magnoli, capolavoro di uno dei maestri del Quattrocento Domenico Veneziano.

Databile intorno al 1445, il dipinto è stato restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure grazie all’integrale finanziamento dell’intervento, mediante Art Bonus, da parte del mecenate Giampaolo Cagnin, che ha voluto così omaggiare la memoria della moglie Anne Marie Bauer, restauratrice impegnata nel salvataggio delle opere d’arte dopo l’alluvione che colpì Firenze nel 1966. Il delicato intervento, iniziato nel 2019 con una vasta campagna diagnostica, è stato presentato alla stampa oggi, 12 dicembre.

Tra le opere più suggestive del primo rinascimento italiano nonché unica tavola firmata dal Veneziano (che con fierezza appone l’iscrizione “OPVS DOMINICI DE VENETIIS” sul bordo inferiore) la Pala dei Magnoli fu commissionata per l'altare maggiore della chiesa di Santa Lucia dei Magnoli in via de’ Bardi dalla famiglia fiorentina dei Capponi. Le figure sono disposte entro un porticato realizzato con accurata resa prospettica e caratterizzato da colori luminosissimi: bianco, verde, azzurro e rosa che conferiscono alla scena una dimensione magica e sovrannaturale. All’interno del porticato, la Madonna col Bambino è affiancata dai Santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia. La santa regge un piatto su cui sono presentati i suoi stessi occhi, simbolo del martirio cui venne sottoposta. Oltre la partitura architettonica, sullo sfondo, si vedono le chiome di tre alberi di arancio, la cui presenza unisce al significato simbolico –la fecondità spirituale - un riferimento all’importazione di questa particolare specie arborea, attestata in quegli anni da documenti della famiglia Medici. La Pala di Santa Lucia dei Magnoli entrò a far parte della collezione delle Gallerie degli Uffizi nel 1862, già priva della predella composta da cinque scomparti raffiguranti l'Annunciazione; San Francesco che riceve le stigmate; San Giovanni Battista nel deserto; il Miracolo di san Zanobi e il Martirio di santa Lucia (oggi divisi tra la National Gallery of Art di Washington D.C., il Fitzwilliam Museum di Cambridge e gli Staatliche Museen di Berlino).

L'opera sarà visibile in anteprima il 21 dicembre presso il Laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso, nelle fasce orarie 10-13 e 14-16 (accesso gratuito, necessaria la prenotazione su https://opd-effettorestauro.eventbrite.it). Il suo ritorno alla Galleria degli Uffizi, nelle sale della Pittura del Quattrocento al secondo piano, è previsto nei primi mesi del prossimo anno.Un’antica operazione di drastica pulitura, risalente al suo ingresso nel museo, con successiva patinatura a colla, aveva impoverito la pellicola pittorica, facendo perdere brillantezza ai colori e conferendole un aspetto opaco e arido, tale da assimilarla quasi ad una pittura murale e non far più percepire la caratteristica saliente di luminosità dell’insieme. Un commentatore dell’epoca aveva definito l’opera “un paravento cinese”, proprio per stigmatizzare la perdita della brillantezza e della saturazione dei colori. 

Oggi, dopo il restauro portato a termine dal Laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure, si può a tutti gli effetti parlare di un dipinto “ritrovato”.

Cenni sull’artista

Definito dallo storico dell’arte Luciano Bellosi “pittore della luce”, Domenico Veneziano, pur dichiarando anche in questa pala, nell’iscrizione sui gradini del trono, la sua origine veneziana, non manifesta nelle sue opere evidente eredità stilistica o tecnica della sua terra di origine. Il primo documento certo sull’artista è una lettera del 1° aprile 1438 indirizzata a Piero de' Medici, padre di Lorenzo il Magnifico. Dalla missiva è chiaramente intuibile che il Veneziano era in rapporti di familiarità con il mondo artistico fiorentino ed è probabilmente in seguito a questi contatti che inizia la sua attività nota a Firenze, all’interno della quale si colloca anche la “Pala dei Magnoli”, risalente a pochi anni dopo (1445 circa). 

 

 

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