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Approfondimenti | 07/08/2018

Cristo benedicente di Spinello Aretino

Cristo benedicente di Spinello Aretino

Spinello di Luca detto Spinello Aretino

(Arezzo, ante 1373 – ante 14 marzo 1411)

Cristo benedicente

Tempera su tavola, diametro cm 25,1

Inv. 1890 n. 10609

1384-1385 circa

Descrizione tecnica, stato di conservazione e restauri

Frammento del coronamento di una pala d’altare, raffigura Cristo redentore, a mezzo busto, benedicente con la mano destra e recante nella sinistra un filatterio con iscritto EGO. La forma rotonda della tavola è frutto di un rimaneggiamento del supporto.

L’opera ha subito interventi di restauro non documentati. É presente una fenditura verticale in coincidenza del punto di assemblaggio delle due assi, a fibratura diagonale, che formano il supporto. La fenditura è stata consolidata tramite l’applicazione di due inserti lignei a farfalla. Un’altra fessurazione, ad andamento diagonale, interessa la superficie pittorica nella parte destra del volto di Cristo.

Sul verso, nella metà inferiore della circonferenza, sono evidenti integrazioni lignee di circa cm 4 in basso e di cm 2 ai lati, apposte per regolarizzare la forma della tavola. L’immagine riprodotta nello studio di Procacci (1928) mostra il dipinto inserito entro una cornice moderna e con uno sfondo diverso dall’attuale, sul quale si stagliava l’impronta del compasso a fondo oro che inquadra la figura di Cristo. Il busto appariva integrato lungo il margine inferiore per adattarsi alla foggia circolare della tavola. Era allora già evidente il profondo graffio che percorre la veste di Gesù.

La sistemazione attuale del dipinto precede la vendita all’asta a New York del 30 maggio 1979. Lo sfondo eccedente il trilobo è stato dipinto di nero. Il fondo oro è delimitato da una sottile modanatura realizzata prima della vendita all’asta del 18/19 aprile 1934 a New York, American Art Association. La superficie pittorica originale, molto impoverita, presenta lacune sparse e ridipinture, più evidenti in corrispondenza della sommità della testa del Redentore e nelle vesti. Il fondo oro sembra essere in gran parte rifatto, ma lascia affiorare la decorazione dell’aureola composta da linee incise e semplici punzoni circolari.

Sul verso sono presenti varie iscrizioni, legate alle vicende collezionistiche.

Quella più antica, precedente all’intervento di risanamento del legno, è il numero 103 (oppure 193), scritto al centro a pennello, parzialmente danneggiato dall’apposizione delle farfalle lignee; poco più sotto è scritto X 7. Sul supporto originale è presente anche l’iscrizione, a lapis, 1371 A / SD I DB (?). Si sovrappone ai cunei lignei di risanamento la scritta BHI-a 978.59. Inoltre, sulla porzione di legno nuovo in basso, sono presenti un timbro, illeggibile, e il numero 10709 (?).

 

Provenienza e vicende collezionistiche

Secondo la maggior parte degli studi critici (Perkins 1937, p. 386; Ferretti 1993; Weppelmann 2011, p. 139 cat. 18), prima dell’uscita dal territorio italiano alla fine degli anni Venti del XX secolo il dipinto si trovava a Firenze nella raccolta dell’antiquario Ventura, sebbene Procacci (1928, p. 42), nell’articolo che ha reso noto il dipinto, lo indicasse invece come parte di una diversa collezione fiorentina, quella Volterra. Passò quindi alle Ehrich Galleries a New York prima del 1930 (Fototeca Zeri, scheda 1785) e fu venduto all’asta a New York, American Art Association, nel 1934 (Important paintings 1934, cat. 7). Sulla base di un’indicazione riportata nell’archivio della Frick Art Library (FARL 704-B), l’opera passò quindi della collezione Colsmann (Weppelmann 2011). Del dipinto si persero poi le tracce fino a quando non ricomparve nuovamente in vendita a New York, Sotheby’s, nel 1979 (Important old master paintings 1979, cat.. 250). Pervenuto in Italia nella collezione di Stefano Ferrario a Borsano, Varese (Ferretti 1993), fu venduto da Finarte a Milano il 13 dicembre 1989 (Dipinti antichi 1989, cat. 138) e pervenne nella raccolta dell’antiquario Riccardo Gallino a Torino (Ferretti 1993), dove era ancora nel 2003 (Weppelmann 2011). Acquistato dalla Blue Art Limited di Londra, è stato presentato all’Ufficio Esportazione di Firenze il 6 agosto 2012 e comprato dallo Stato italiano per la Galleria degli Uffizi con Decreto ministeriale n. 24410 del 10 settembre 2012.

E’ stato esposto a Torino nel 1993 (Antichi Maestri Pittori; Ferretti 1993) e nel 1995 (Lingotto Fiere; Arte antica ’95, p. 4).

Per le ipotesi circa l’originale ubicazione, si vedano le vicende critiche.

 

Vicenda critica e analisi

Il dipinto è stato reso noto da Ugo Procacci (1928, p. 42) con l’attribuzione a Spinello Aretino, riferimento che non è mai stato messo in discussone dagli studi successivi, concentratisi invece sul problema dell’originale complesso di provenienza: una pala d’altare di cui la tavola col Redentore benedicente doveva costituire, per dimensioni, forma e soggetto, la cimasa, quella centrale nel caso si fosse trattato di un polittico. Procacci propose di riconoscervi la sommità dell’ancona ricordata da Giorgio Vasari alla metà del XVI secolo nella chiesa di Monte Oliveto Maggiore (Asciano, Siena), di cui facevano parte le tavole con l’Incoronazione della Vergine e il Trapasso della Vergine della Pinacoteca Nazionale di Siena (nn. 119, 125), oltre che i laterali con i santi Nemesio e Giovanni Battista e i santi Benedetto e Lucilla rispettivamente nel Museo Nazionale di Budapest (inv. 36) e al Fogg Art Museum a Cambridge, Harvard University (inv. 1915.12 a-b). Secondo la ricostruzione documentaria di Procacci, si tratterebbe della sontuosa pala d’altare commissionata a Lucca nel 1384 a Spinello Aretino, al legnaiolo fiorentino Simone Cini e al doratore senese Gabriello Saracini per la chiesa dei benedettini olivetani di Santa Maria Nova a Roma, poi pervenuta alla casa madre dell’ordine a Monte Oliveto, dove Vasari la vide e ne trascrisse il nome dei tre artefici, oltre alla data di completamento, il 1385 (G. Vasari, Le vite. Edizione Giuntina e Torrentininana, http://vasari.sns.it, pp. 281, 285; per la storia del polittico, Weppelmann 2011, pp. 50-51, 143-158, 374-377 appendice documentaria n.7).

Il collegamento della figura del Cristo benedicente col polittico già a Monteoliveto era accolta da Boskovits, (Boskovits 1975, p. 439), Giovanna Damiani (in Il Gotico a Siena 1982, p. 302), Natale (1991, p. 250), mentre sospendeva il giudizio Fehm (Fehm 1973, p. 265) ed era rifiutato da Calderoni Masetti (Calderoni Masetti 1973, pp. 13 nota 16, 15), che riteneva il frammento eseguito prima del 1384. Qualche perplessità era espressa da Torriti (Torriti 1980, p. 232) e Ferretti (1993), il quale, pur concordando circa la datazione verso il 1384-1385, giudicava la cimasa eccessivamente grande per sormontare l’Incoronazione della Vergine della Pinacoteca di Siena (larghezza alla base cm 59, altezza cm 112) e prendeva in considerazione l’ipotesi che il Redentore potesse aver fatto parte di un altro polittico, ad esempio quello composto dalla Madonna col Bambino in trono in un collezione privata messicana e dai santi Filippo e Grisante, Daria e Giacomo nella Pinacoteca Nazionale di Parma (inv. 454, 457), proveniente forse dalla chiesa dei SS. Simone e Giuda a Lucca. La proposta di Ferretti era ripresa con maggiore decisione da Silvia Giorgi (in Galleria Nazionale di Parma 1997, p. 52), ma rifiutata da Tartuferi (in Sumptuosa Tabula Picta 1998, p. 138) che ritiene la tavola col Cristo benedicente leggermente più tarda rispetto al polittico della chiesa del SS. Simone e Giuda, che egli data verso il 1380. Cautela esprime anche Gonzàlez Palacios (Gonzàlez Palacios 1998, p.19), che considera plausibile l’appartenenza della cimasa sia al polittico di Monteoliveto, che a quello con Madonna e santi eseguito da Spinello entro il 1384 per la chiesa di San Ponziano a Lucca, diviso fra il Fogg Art Museum a Cambridge, Harvard University (inv. 1917.3), l’Ermitage a San Pietroburgo (inv. 272, 275) e la Galleria Nazionale di Parma (inv. 452, 439, 430).

Weppelmann (Weppelmann 2011, p. 139 cat. 18), che ritiene difficile riuscire ad individuare quale fosse il complesso di provenienza della cuspide, sottolinea le affinità con un gruppo di tavolette con figure di santi già appartenenti a suo parere ai pilastrini laterali del polittico di San Ponziano a Lucca, nei quali lo studioso osserva lo stesso fine tratteggio e lo stesso modo di contornare i manti con una doppia linea dorata. Il confronto, che sposta la discussione sul problema tuttora aperto della ricostruzione delle carpenterie dei polittici lucchesi di Spinello, appare calzante soprattutto per i tre piccoli santi Apostoli già in collezione Shoeri a Zurigo (Weppelmann 2011, pp. 137-138), anche se il collegamento con il trittico di san Ponziano rimane del tutto ipotetico.

Rispetto al polittico già a Monteoliveto, è da rilevare invece che mentre il Redentore  è inquadrato da un trilobo, i Profeti nel coronamento delle tavole oggi a Budapest e a Cambridge sono inseriti entro quadrilobi (ma la tavola degli Uffizi è molto manomessa) e presentano lungo il perimetro una fascia punzonata di cui non c’è traccia nello sfondo del Cristo Redentore.

E’ pertanto condivisibile la cautela espressa da Weppelmann nel tentare di individuare l‘originale provenienza del dipinto, che per altro poteva essere inserito anche in un contesto diverso da un’immagine mariana al centro di un polittico, come attesta la tavola dell’ambito di Spinello Aretino con Sant’Antonio Abate in trono a Providence, Museum of Art, Rhode Island School of Design, inv. 16.423, coronata da un trilobo col Redentore (Weppelmann 2011, pp. 161-162).

 

Bibliografia

 

Arte antica 1995: Arte antica ’95. Biennale di antiquariato, catalogo della mostra di Torino, Lingotto Fiere, 24 febbraio – 5 marzo 1995, Torino 1995.

Boskovits 1975: M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento 1370-1400, Firenze 1975.

Calderoni Masetti 1973: A. R. Calderoni Masetti, Spinello Aretino giovane, Firenze 1973.

Dipinti antichi 1989: Dipinti antichi (Asta 718), Finarte, Milano, 13 Dicembre 1989.

Fehm 1973: S. A. Fehm, Notes on Spinello Aretino’s so called Monte Oliveto altarpiece, in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, XVII, 1973, pp. 257-272.

Ferretti 1993: M. Ferretti in Antichi Maestri Pittori. Quindici anni di studi e ricerche, catalogo della mostra di Torino, Antichi Maestri Pittori, 6 ottobre – 18 dicembre 1993, a cura di G. Romano, A. Angelini, Torino 1993, pp. 54-59.

Galleria Nazionale di Parma 1997: Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’antico al Cinquecento, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 1997

González-Palacios 1998: A. González-Palacios, Trattato di Lucca, in Sumptuosa tabula picta: pittori a Lucca tra Gotico e Rinascimento, catalogo della mostra di Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 28 marzo – 5 luglio 1998, a cura di M. T. Filieri, Livorno 1998, pp.16-25.

Il Gotico a Siena 1982: Il Gotico a Siena, miniature pitture, oreficerie, oggetti d’arte, catalogo della mostra di Siena, Museo Civico, 24 Luglio – 30 ottobre 1982, coordinamento scientifico di G. Chelazzi Dini, Firenze 1982.

Important old master paintings 1979: Important old master paintings and drawings, Sotheby Parke- Bernet, New York, 30 maggio 1979.

Important paintings 1934: Important paintings, choice works …from the Erich Galleries New York, American Art Association, New York, 18/19 aprile 1934.

Loughman 2003: T. J. Loughman, Spinello Aretino, Benedetto Alberti and the Olivetans late patronage at San Miniato al Monte, Ph.D. Dissertation, New Brunswick, Rutgers, The State University of New Jersey, 2003.

Perkins 1937: F. M. Perkins, Spinello di Luca Spinelli, in U. Thieme, F. Becker, Allgemeines Lexixon der bildenden Künstler von der Antike zur Gegenwart, vol. XXXI, Leipzig 1937, pp. 385-387.

Natale 1991: Pittura italiana dal ‘300 al ‘500, a cura di M. Natale, Milano 1991.

Procacci 1928-1929: U. Procacci, La creduta tavola di Monteoliveto dipinta da Spinello Aretino, in “Il Vasari”, II, 1928-1929, pp. 35-48.

Sumptuosa tabula picta  1998: Sumptuosa tabula picta: pittori a Lucca tra Gotico e Rinascimento, catalogo della mostra di Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 28 marzo – 5 luglio 1998, a cura di M. T. Filieri, Livorno 1998, p. 138.

Torriti 1980: Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, Genova 1980.

Weppelmann 2011: S. Weppelmann, Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana, Firenze 2011.

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