Una nuova stagione digitale
Il nuovo sito web apre una stagione inedita per le Gallerie degli Uffizi, una fase nuova in cui finalmente il pubblico potrà essere messo direttamente a contatto con l’Istituzione (che include il Complesso Vasariano, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli) creata come struttura autonoma nel 2014. Questa è stata anche l’occasione per concepire ex novo il sito e adattarlo alle esigenze della normativa vigente: in questo modo, non solo si favoriscono la consultazione e la ricerca, ma si soddisfano anche le regole sulla trasparenza delle attività amministrative.
Prima di tutto è stato necessario sgominare e far chiudere una pletora di siti falsi che occupavano il dominio “Uffizi” mai protetto prima. Erano davvero tanti, prevalentemente nati per vendere biglietti a prezzo maggiorato: alcuni purtroppo sono ancora attivi perché fondati all’estero – per eliminarli ci vorranno tempo e lunghe cause civili – ma intanto l’impatto di un’informazione diretta da parte nostra giocherà un ruolo decisivo.
Abbiamo cercato di realizzare un’architettura digitale che si imponesse per funzionalità e fosse il più possibile esauriente. Ogni sito web è un’entità plastica che, ovviamente, prevede aggiustature e miglioramenti ma certo il risultato raggiunto copre una vastissima gamma di opzioni e soddisfa ampiamente la curiosità del visitatore. Le opere d’arte sono tutte rintracciabili, perché i database costruiti nell’ultimo ventennio rimarranno consultabili per gli studiosi nella sezione del sito a loro dedicata. Considerando tuttavia che il grande pubblico e i navigatori del web hanno un tipo di interesse diverso e vario, abbiamo iniziato una nuova sezione sulle opere, provvista di tutti i dati tecnici, corredandole di un breve testo esplicativo: un commento che, in un linguaggio accessibile e senza tecnicismi, aiuti e ispiri il visitatore, aggiornandolo sugli studi più recenti. Si tratta di una forma “alta” di divulgazione: il processo è ancora in fieri, ma il nostro obiettivo (ambizioso: si tratta di migliaia di schede) è includere tutto il patrimonio delle Gallerie, inserendo tutte le opere esposte entro il prossimo anno. Infine è stato creato un brand (protetto da copyright) che costituisca stabilmente per il futuro il marchio universalmente riconoscibile delle Gallerie degli Uffizi: ovviamente una G e una U, intrecciate, abbinate a campi di colore diversi a seconda della sezione d’interesse, che agiscono da guida supplementare. Abbiamo così l’oro per la Galleria delle Statue e delle Pitture e per tutto il Complesso Vasariano, il rosso per Palazzo Pitti e il verde per il Giardino di Boboli. Quello che oggi chiamiamo “brand” risale in verità ai simboli identificativi che l’umanità ha sempre utilizzato, fin dall’antichità, così come il “marketing” tanto antipatico a una certa frangia di intellettuali, altro non è che uno sviluppo disciplinare della retorica antica. È dunque sacrosanto applicare, con mezzi aggiornati, nuove strategie di comunicazione all’attività di un museo statale come le Gallerie degli Uffizi, non solo per definirne e difenderne l’identità e gli scopi, ma anche per ricordarci che le sue collezioni furono legate a Firenze nel 1737 dall’ultima Medici, Anna Maria Luisa, anche per “utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”.