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Abito da cerimonia in due pezzi, corpetto e gonna

Purple silk velvet, chemical lace, silk organza

Data
1898-1899 ca.
Tecnica
Manifattura italiana
Inventario
TA n. 1635
Iscrizioni
Etichetta “B. Pontecorvo / Roma / corso 170 71 172 172A / provveditore di S. M. I. A Regina d'Italia”)

Ciò che colpisce immediatamente di questo abito sono i grandi iris che corrono lungo la gonna e fino al corpetto. Questa ampia decorazione è stata ottenuta applicando al velluto un pizzo chimico, ovvero un tipo di pizzo meccanico realizzato con una macchina da ricamo che crea il motivo su un substrato e poi ne scioglie una parte in acido per creare l'illusione del pizzo. Sono stati quindi applicati gli iris e poi rifiniti con un ricamo di ciniglia viola e lilla - un filato dal particolare aspetto peloso - e con perline e paillettes d'argento. Gli anni tra il 1860 e il 1920 sono stati il periodo di maggior successo del ricamo nell'abbigliamento femminile. Man mano che i volumi diventavano più piccoli e l'uso di tessuti strutturati - cioè con disegni diversi al loro interno - cominciava a essere meno comune, il ricamo, insieme al pizzo, veniva sempre più utilizzato per dare un carattere eccezionale all'indumento. Con il rapido progresso tecnologico, la gamma di ricami e pizzi realizzati a macchina disponibili sul mercato si è notevolmente ampliata nel giro di pochi decenni.

Il corpetto dell'abito ha una profonda scollatura sagomata chiusa da due fasce di pizzo meccanico e da una fascia di organza di seta a pieghe fitte, entrambe color avorio e foderate di taffetà dello stesso colore per evitare qualsiasi trasparenza. Le maniche a cappuccio, il cui volume diminuisce gradualmente dalle spalle al polso, sono rifinite da un ricamo sulla spalla e da un'organza arricciata sul polso, che può arrivare a coprire parte della mano. La gonna è svasata e termina con un corto strascico. L'orlo è rifinito con un fitto tratteggio di perline di marcasite - un minerale dal particolare aspetto metallico - e ciniglia, riprendendo così la decorazione dell'abito. Il volume delle maniche, pur essendo piccolo, è concentrato sulle spalle ed enfatizzato dai polsi, permettendo così di datare l'abito agli ultimissimi anni del XIX secolo, quando la moda delle ampie maniche a gigot (letteralmente maniche a zampa d'agnello), tipica degli anni Novanta del XIX secolo, si stava estinguendo. La presenza di una scollatura, seppur piccola, fa pensare che l'abito fosse utilizzato per occasioni formali o serali, come incontri sociali o cene

L'abito apparteneva alla figlia della baronessa Paolina Levi; è stato donati da Roberto Bondi, Firenze. Gli accessori non sono originali.

Bibliografia

La Galleria del Costume/1, Firenze 1983, pp. 84-85; R. Orsi Landini, Abiti in festa. L'ornamento e la sartoria italiana, Livorno 1996, pp. 22-35 e p. 87.

Testo di
Camilla Colombo; Vanessa Gavioli
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