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Amore con arco

Arte romana

Data
Metà del II secolo d.C.
Collezione
Scultura
Collocazione
A37. Gabinetto dei marmi
Tecnica
Marmo greco macrocristallino
Dimensioni
130 cm (altezza)
Inventario
1914 n. 610

L’opera condivide con altre  statue raffiguranti putti ed amorini, esposte a più riprese nella Tribuna, la provenienza da Palazzo Pitti, dove è ricordata dagli inizi del XVII secolo nella Sala Bianca. Giunta in Galleria nel XIX sec. la scultura fu collocata nella sala dell’Ermafrodito e successivamente nel Secondo Corridoio. Oggi il marmo è esposto, con altre celebri opere, nella maestosa Tribuna. La statua, raffigurante in origine un genio funerario appoggiato ad una torcia rovesciata, fu trasformata dal restauratore Innocenzo Spinazzi (1726-1798) in un Cupido con arco. I geni funerari, spiriti tutelari delle famiglie e degli individui nella religione romana, erano rappresentati sia in scultura che in pittura (celebri gli affreschi pompeiani). La raffigurazione, frequente in antico, del genio in forma di divinità fanciulla alata indusse lo Spinazzi a mutare il soggetto originale in Cupido, allegoria del dio Eros.  La lavorazione della chioma, caratterizzata da un contenuto ricorso al trapano corrente, induce a datare l'opera alla tarda età adrianea.

Bibliografia

V. Saladino in Palazzo Pitti. La reggia rivelata, Catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 7 dicembre 2003-31 maggio 2004),  a cura di G. Capecchi, D. Heikamp, A. Fara,  V. Saladino,Firenze 2003, p. 514, n. 37 (in scheda).

Testo di
Cristiana Barandoni
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