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Glorificazione di Maria (nella predella: Sposalizio e i Funerali della Vergine)

Guido di Pietro, poi Fra’ Giovanni Angelico detto Beato Angelico (Vicchio di Mugello (Fi), c.1395–Roma 1455)

Data
1431-1435
Collezione
Pittura
Collocazione
A8. Masaccio - Beato Angelico - Paolo Uccello
Tecnica
Tempera su tavola, fondo oro
Dimensioni
112x114 cm
Inventario
1890 n.1612

Il dipinto raffigura Maria Vergine assunta in paradiso che siede in trono accanto a Cristo redentore, in mezzo ad angeli giubilanti che danzano e suonano, alla presenza di schiere di santi. La Vergine è incoronata regina, iconografia che, pur non trovando riferimento nelle sacre scritture, conobbe grande fortuna fino dal medioevo e venne associata al trionfo della Chiesa. Il dipinto degli Uffizi presenta tuttavia una variante piuttosto rara, rispetto alla tradizionale raffigurazione dell’incoronazione della Vergine: il Salvatore non pone la corona sulla testa di Maria, bensì si accinge ad ornare il diadema con una pietra preziosa. Questo dettaglio traduce probabilmente in immagine una visione della mistica Brigida di Svezia (1303-1373), che in un passo delle sue Rivelazioni immagina Cristo mentre arricchisce la corona di Maria con gigli e pietre preziose.

Le folte schiere dei beati sono composte da oltre quaranta figure di santi, ciascuna diversa dall’altra e attentamente caratterizzata, così da rendere possibile l’identificazione di molti personaggi. Fra le sante, raccolte in primo piano a destra, si riconoscono Maria Maddalena, inginocchiata con i lunghi capelli sciolti, e Lucia, vestita di blu, recante una lucerna. Sull’altro lato, in primo piano, è inginocchiato san Gerolamo, in vesti cardinalizie, seguito da san Domenico, con l’abito bianco e nero, e dal vescovo Egidio, il cui nome è scritto in oro sul colletto. Il rilievo dato a questo beato si lega con la destinazione del dipinto, un altare del tramezzo della chiesa dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, intitolata a Sant’Egidio. La tavola era completata da una predella composta da due scomparti raffiguranti il Matrimonio e la Morte della Vergine, separati dal dipinto soprastante nella seconda metà del XVI secolo, probabilmente in seguito ai lavori di ammodernamento della chiesa. Gli scomparti entrarono nelle collezioni medicee, nei cui inventari si trovano menzionati fin dal 1629; mentre la tavola con la Glorificazione, rimasta in Santa Maria Nuova, giunse agli Uffizi nel 1825. Persa la memoria dell'originaria unione, fu esposta singolarmente e le sorti di tavola e predella si biforcarono di nuovo dopo la seconda guerra mondiale: per proteggerla dai bombardamenti e dalle razzie dell’esercito nazista, la pala venne infatti portata via da Firenze e spostata al sicuro in varie località segrete, tra le quali il castello di Poppi e la villa Medicea di Poggio a Caiano. Terminato il conflitto, l’opera venne divisa in due parti: la tavola ritornò agli Uffizi, mentre la predella venne inviata al museo di San Marco, dove rimase per decenni, fino alla riunificazione avvenuta nella pri.mavera del 2024.

Protagonista, accanto a Masaccio, della pittura fiorentina del primo Rinascimento, beato Angelico seppe accordare le sue capacità di artista ad un profondo sentimento religioso, traducendo in serafiche visioni complessi concetti teologici. Nel dipinto degli Uffizi, il compatto e uniforme fondo oro, di tradizione medievale, è mosso dalla raggiera incisa, su cui si rifrange la luce, mentre la disposizione a semicerchio delle figure e il lieve digradare delle dimensioni suggeriscono il senso di profondità.

Bibliografia

S. Nocentini, in Beato Angelico, l’alba del Rinascimento, a cura di A. Zuccaro, G. Morello, G. de Simone, Milano 2009, pp. 178-179; G. de Simone in Bagliori dorati. Il Gotico internazionale a Firenze 1375-1440, a cura di A. Natali, E. Neri Lusanna, A. Tartuferi, Firenze 2012, p. 168; N. Silver in Fra Angelico. Heaven on Earth, a cura di N. Silver, Londra, 2018, pp. 180-193

Testo di
Daniela Parenti
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