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Ritratto di Antinoo come Genius Frugiferus

Arte romana

Data
Prima metà II sec. d.C.
Collezione
Scultura
Collocazione
A2. Corridoio di Levante
Tecnica
Marmo greco
Dimensioni
h. 70 cm
Inventario
1914  n. 327

Questo busto di Antinoo, il giovane amato dall’imperatore Adriano, fu trovato a Roma nel 1671, dove fu acquistato e fatto restaurare dal Cardinale Leopoldo de’ Medici prima di essere portato a Firenze nel 1676.

Le parti moderne sono solo le due grosse ciocche sulle orecchie e il naso; la piccola porzione di marmo applicata sotto il pettorale destro, infatti, è antica e pertinente. La superficie appare molto levigata e questo elemento può essere ricondotto con ogni probabilità ai restauri seicenteschi.

Ritratto fin poco sotto il petto e con le spalle visibili fino a metà dei deltoidi, il giovane è qui colto nell’atto di rivolgersi verso la propria sinistra, con il braccio destro abbassato e il sinistro portato indietro. Le ciocche mosse dei capelli contrastano con il modellato liscio del volto, su cui le sopracciglia appena corrugate, rese a lievi trattini, contribuiscono a creare un’espressione riflessiva e, insieme alle labbra serrate e carnose, anche malinconica. Questa rappresentazione è forse un’allusione alla tragica morte di Antinoo, che si sarebbe lasciato annegare nel Nilo per salvare il Principe, come predetto da un oracolo.

La dinamica impostazione del corpo rivela la derivazione da un archetipo statuario a suo volta ispirato al cosiddetto Apollo del Tevere, caratterizzato per la fisicità a metà tra la giovinezza efebica e l’età adulta.

In ragione della piccola ciocca al di sopra del sopracciglio sinistro che è orientata in direzione opposta alle altre, questo busto può essere inoltre annoverato tra le repliche della variante A dell’Haupttypus, il principale tipo ritrattistico di Antinoo. In particolare, questo busto fiorentino forma con altri nove esemplari un gruppo uniforme per taglio e impostazione delle braccia e delle spalle.

Uno studio, che ha messo in rapporto la forma del sostegno con quella dei sostegni di altre cinque repliche, ha evidenziato come i busti di questa fattura possono essere ricondotti all’opera di botteghe antiche. Inoltre, è stato possibile mettere in relazione il prototipo del nostro busto con un gruppo di busti di Adriano del tipo Imperatori 32.

L’incisione della pupilla, la lavorazione precisa e dalla resa metallica della capigliatura e il modellato generale permettono di datare quest’opera alla tarda età adrianea (117 – 138 d.C.), ossia al periodo successivo la morte di Antinoo.

Testo di
Ambra Famiglietti
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