Arrotino
Arte romana
L’opera, al pari di altre sculture antiche, fu oggetto di restauro dopo il rinvenimento, avvenuto a Roma nella prima metà del Cinquecento. Uno schizzo di Maarten Heemskerk, artista olandese attivo tra il Quattrocento e il Cinquecento, testimonia l’aspetto originario della statua, in buono stato conservativo seppure mutila di alcune dita. La scultura, venduta dalla famiglia Mignanelli al Cardinale Ferdinando de’ Medici, giunse nel 1677 a Firenze e fu esposta in Tribuna, dove è tuttora collocata. La scultura nota come “Arrotino” raffigura un uomo chino nell’atto di affilare un coltello su una pietra. L’uomo dalle lunghe sopracciglia, con pupille incavate e palpebre gonfie, volge lo sguardo in alto, la fronte corrucciata segnata da profonde rughe. Il personaggio seminudo, vestito di un leggero mantello che avvolge la spalla destra, fu sulle prime considerato uno “scita”, o ancora un barbiere reale che complotta contro lo stato. Dal XVI secolo si avanzò l’ipotesi che la scultura fosse elemento di un gruppo raffigurante la punizione di Marsia. La figura fu dunque identificata con lo schiavo che appronta la lama destinata al supplizio del satiro. L’opera, datata al II sec. d.C., è dunque elemento superstite della replica di un gruppo scultoreo di scuola pergamenea databile alla fine del III sec. a.C. Il gruppo comprendeva anche la raffigurazione di Marsia legato ad un albero e in attesa della punizione. La Galleria degli Uffizi ospita nel Terzo Corridoio due esemplari antichi di questo soggetto. I frammenti esposti in Tribuna e in Galleria, sebbene non riconducibili al medesimo gruppo, suggeriscono l’aspetto dell’insieme nell’antichità.
A. Cecchi – C. Gasparri, La Villa Médicis. Le collezioni del cardinale Ferdinando. I dipinti e le sculture, Roma 2009, p. 68, n. 58
La Tribuna
Bernardo Buontalenti (Firenze 1531 - 1608)