Autoritratto
Giuseppe Maria Crespi (Bologna 1665 - 1747)
Brioso e toccante autoritratto del pittore emiliano, questo piccolo rame giunse a Firenze da Bologna nel 1708, quale dono al Gran Principe Ferdinando in occasione del Natale di quell’anno e testimonia il sentimento di amicizia e affinità intellettuale che legava l’artista al Principe membro di casa Medici, uno dei più raffinati collezionisti del periodo.
Al di là di ogni convenzione accademica, il pittore sceglie come scena il suo studio casalingo raffigurandosi nel vivo della propria intimità familiare, quasi fuori inquadratura, lasciando il ruolo di protagonisti alla moglie sorridente e ai due figli in tenera età: il maggiore a cavalluccio di un bastone e il minore, con in mano un sonaglino, a sedere, imbambolato, sul carrettino tirato dal padre.
Il dipinto, nasconde inoltre un’ammiccante presa di giro e costituisce una prova di orgoglio professionale. Difatti al centro della scena, apparentemente posta in secondo piano, compare una tela poggiata al cavalletto, con un ritratto già di ridottissime dimensioni: è un’allusione beffarda e caricaturale al prete Silva bolognese, qui raffigurato a cavallo di un somaro, che si era reso colpevole di avere rifiutato un suo dipinto con la “Strage degli Innocenti”, poi donato dal Crespi al Principe, con grande apprezzamento e dichiarazione di stima da parte di quest’ultimo.
Nei mesi successivi Ferdinando ospitò l’artista e la famiglia nella prediletta villa di Pratolino; un periodo felice di attività che portò alla realizzazione di autentici capolavori come la “Fiera di Poggio a Caiano” (Inv. Depositi, n. 26).