Autoritratto
Elisabeth Louise Vigée Le Brun (Parigi 1755 – 1842)
Figlia del pittore Louis Vigée, Elisabeth aveva sposato il più grande mercante d’arte dell’epoca, Jean Baptiste Pierre Le Brun; era all’apice della sua carriera quando nel 1789 lasciò Parigi per sfuggire ai moti rivoluzionari. Di passaggio a Firenze verso Roma, visitò Palazzo Pitti e gli Uffizi, e vide la collezione di autoritratti che il principe Leopoldo de’ Medici aveva inaugurato nel Seicento. Fu particolarmente colpita dall'autoritratto di Angelika Kauffmann: l’allora direttore Giuseppe Bencivenni Pelli approfittò per chiederle di aggiungere anche la sua immagine alla prestigiosa collezione ed Elisabeth accettò con entusiasmo. Giunta a Roma lavorò si mise al lavoro e in due mesi e mezzo terminò l’opera: “Mi sono ritratta con la tavolozza in mano, dinanzi a una tela su cui sto disegnando la regina col gesso bianco”. La pittrice aveva concepito il quadro come un doppio ritratto in omaggio alla sua regina, Maria Antonietta, dimostrando così la sua lealtà verso l’ancien régime, che l’aveva protetta e valorizzata. Rivolta verso chi guarda Elisabeth sfoggia l’amabile, accostante sorriso che aveva caratterizzato i suoi autoritratti precedenti. L’elegante veste di seta nera che indossa, rimando all’ufficialità del suo rango, è accesa dal rosso saturo della fusciacca che le stringe la vita. Sui riccioli bruni veste un turbante di panno bianco che ricorda i copricapi usati da Rembrandt in numerosi autoritratti. Il risultato è un’immagine fresca e vitale, che esalta la bellezza gentile della donna, dichiarandone altresì il suo talento di artista. L’accoglienza al dipinto fu entusiasta: a Roma Elisabeth ricevette il plauso dell’Accademia di San Luca e a Firenze, dove il dipinto arrivò il 26 agosto del 1791, il Granduca di Toscana Ferdinando III lo giudicò un tale capolavoro da non volerlo sottoporre al giudizio dei professori della Reale Accademia di Belle Arti, come era solito fare.
S. Osano, in Autoritratti dalla Collezione della Galleria degli Uffizi, a cura di Antonio Natali, Giovanna Giusti, Shigetoshi Osano, Tokyo, 2010, pp. 46-47;G. Giusti, in I Mai Visti X. Autoritratte. Artiste di capriccioso e destrissimo ingegno, a cura di Giovanna Giusti, Firenze, 2010, p. 69; J. Baillio in Vigée Le Brun, a cura di Joseph Baillio, Katharine Baetjer, Paul Lang , New York, The Metropolitan Museum of Art 2016, pp. 141-143