Busto di Napoleone I Bonaparte
Manifattura di Sèvres
“A.B. 18.6.7.” impresso
Il busto ha per archetipo il marmo scolpito da Antoine-Denis Chaudet nel 1799, al quale la Manifattura di Sèvres chiese nel 1804 una versione in gesso maggiorata nelle dimensioni da impiegare come modello per la realizzazione di versioni in biscuits, che nel 1807 furono destinate alle scrivanie degli uffici del regno oppure inviate come doni diplomatici. Prima dell’esecuzione di questo esemplare, nel 1798 la fabbrica aveva realizzato biscuits con il ritratto di Napoleone ideato da Louis-Simon Boizot, allievo dello scultore Michel-Ange Slodtz ed attivo nella fabbrica dal 1773 al 1809.
Chaudet ha rappresentato l’imperatore come un’erma antica firmando l’opera al di sotto dell’iscrizione “Napoléon”, come visibile sia nella versione in marmo che in quella in biscuit, di cui l’esemplare conservato a Palazzo Pitti per le dimensioni è da ritenersi “di prima grandezza”, poiché esiste anche una versione più piccola. Ciò non sorprende in quanto esso fu scelto da Napoleone come ritratto ufficiale in scultura e nel 1808 le traduzioni in biscuits furono arricchite da una corona di bronzo, oppure impreziosite dall’aggiunta di basi in marmo o in latta verniciata. Infine, dopo il 1811 furono abbellite da un drappeggio e un budriere con l’intento, da quanto appreso dai documenti della fabbrica, di “fare pendant con il busto di S.M. l’Imperatrice”.
Sul retro il nostro busto reca impresse le iniziali del nome del modellatore Alexandre Brachard e la data di esecuzione, 18 giugno 1807. Essa permette di ricondurlo ad uno dei due esemplari “di prima grandezza” citati in quell’anno nei documenti di fabbrica. Le elevate dimensioni e le difficoltà tecniche nell’esecuzione in porcellana di una base quadrata ne ha limitata la quantità prodotta a soli cinque esemplari nell’arco di tre anni. In effetti, è assai evidente sulla base del nostro busto la crettatura avvenuta durante la cottura. Non è certo quando esso sia giunto a Palazzo Pitti, ma nell’Inventario del Magazzino del 1814 è indicata la sua “venuta da Vusburg”[Würzburg ndr]. Possiamo dunque ipotizzare che sia stato portato proprio nel 1814 dal granduca Ferdinando III Asburgo Lorena al suo rientro dall’esilio a Würzburg e che questi lo abbia ricevuto in dono da Napoleone, anche se non si hanno attestazioni a riguardo. In effetti, è noto che il granduca nel 1811, in occasione del battesimo del figlio di Napoleone, di cui era padrino, ricevette due busti uno raffigurante Napoleone e l’altro la consorte Maria Luisa, che furono inviati dall’imperatore stesso, ma quello con la sua effigie non è riconducibile al nostro esemplare.