Camera del re
Secondo la nuova organizzazione degli spazi di Palazzo Pitti delineatasi per l’arrivo di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nel 1765, la sala costituiva il primo ambiente degli appartamenti privati del granduca. Come nel caso di alcune sale dell’appartamento della Regina, disposto invece in facciata, la decorazione venne rinnovata nel corso dei primi anni sessanta del Settecento e vide l’intervento di Bartolomeo Portogalli, stuccatore del Canton Ticino, nazionalità specializzata in questo genere artistico, al quale si aggiunse il parmense Domenico Ruschi. Allo stesso periodo lorenese risale la stufa circolare, introdotta qui come in altri ambienti da Pietro Leopoldo, secondo una usanza tipica dei paesi d’oltralpe.
Se la tappezzeria francese del primo decennio dell’Ottocento fa parte delle novità apportate da Ferdinando III di Lorena, i cambiamenti più importanti all’arredo datano al periodo sabaudo come si coglie dagli scudi crociati di casa Savoia sormontati dalla corona reale visibili sui palchetti delle tende e inseriti nel 1882 sulla struttura del letto settecentesco.
La stanza inoltre ospita capolavori barocchi delle manifatture medicee come l’Acquasantiera e l’inginocchiatoio che Cosimo III de’Medici inviò in dono alla figlia Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, a Düsseldorf, disegnati entrambi da Giovanni Battista Foggini e mobili di epoca successiva dei più dotati artigiani fiorentini. Tra questi il tavolino finemente intarsiato con motivi neoclassici e una scena di ‘Vittoria di un Unghero sopra di un Turco’, terminato dall’ebanista da Marco Calastrini nel 1791, e il più tardo cassettone che, realizzato dallo “stipettaio” Giuseppe Colzi nel 1833, accolse nel piano sagomato un precedente commesso in pietre dure con il ‘Trionfo di Europa’ e le raffigurazioni allegoriche delle Quattro Stagioni.