Carità
Francesco de Rossi, detto Salviati (Firenze 1509 c. – Roma 1563 )
La giovane inginocchiata in primo piano, stagliata contro il tendaggio di fondo, è avvolta da una veste leggera che esalta le forme prosperose e scultoree, lasciando scoperto un seno. La circondano tre bambini, uno intento a giocare con la sua veste, gli altri due abbracciati alla spalla e alla coscia, intrattenendo con lei uno scambio affettuoso di sguardi. Salviati ha costruito le quattro figure come fossero un unico corpo, collegando armonicamente ogni movimento entro un sofisticatissimo equilibrio di corrispondenze che costituisce uno degli approdi più felici di quella che Vasari definì la ‘Bella Maniera’. La composizione si ispira al caposaldo indiscusso della pittura fiorentina di inizio secolo: il Tondo Doni di Michelangelo, sul quale è studiata sia la posa della figura femminile che quella dei tre fanciulli. Ma la scioltezza sinuosa, le espressioni languide e la preziosità dei dettagli d’ambiente richiamano più specificamente il nodo di cultura che si era determinato a partire dalla metà degli anni Venti a Roma, alla corte di Clemente VII, dalla convergenza di artisti di provenienza diversa quali Parmigianino, Perin del Vaga, Giulio Romano, Rosso, Sansovino e altri, e che avrebbe segnato le sorti della pittura fino agli ultimi decenni del secolo. Il dipinto fu eseguito a Firenze in occasione del soggiorno di Salviati in città, quando fu impegnato in imprese pubbliche, come gli affreschi della Sala dell’Udienza a Palazzo Vecchio e commissioni religiose.