Ritratto di uomo con scimmia
Annibale Carracci (Bologna 1560 – Roma 1609)
Il naturalismo di questo dipinto, così spontaneo nella raffigurazione della bertuccia che giocherella coi capelli di un giovane divertito, ha indotto parte della critica verso una assegnazione ad Annibale Carracci pittore bolognese che sin dai suoi esordi si contraddistinse per una tendenza a rappresentare scene tratte dal mondo reale a lui contemporaneo; si ricordano in tal senso alcune sue opere celebri come il ‘Mangiafagioli’ o la ‘Macelleria’. Annibale, insieme al fratello Agostino e al cugino Ludovico, dettero un’impronta decisa allo svolgimento artistico della pittura bolognese e poi italiana, forgiando un ideale classico e naturalista al tempo stesso. Nel 1582 Annibale ed Agostino fondarono a Bologna l'Accademia detta degli Incamminati, con lo scopo di ricondurre la pittura fuori delle angustie del manierismo, all'esempio dei grandi maestri del sec. XVI, ponendo al centro lo studio dell’anatomia e delle figure dal vero.
A detta di alcuni critici L’uomo con la scimmia potrebbe anche essere opera di Tiziano o Tintoretto, considerando l’uso delle cromie che appunto rinviano all’ambiente veneto. Ciò che resta fuori discussione è la straordinaria qualità del ritratto e la sua freschezza inventiva che indica come, alla fine del Cinquecento, si stesse effettuando un profondo trapasso da una pittura di stampo colto e intellettuale, propria del secondo Manierismo, ad un approccio più libero, maggiormente aperto a soggetti popolari e insoliti. Sono queste le premesse alla nascita della pittura caravaggesca e alla diffusione della pittura ‘di genere’ rivolta verso una composita visione della realtà quotidiana.