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Testa del cosiddetto Alessandro morente

Arte ellenistica

Data
Fine II sec. a.C.
Collezione
Scultura
Collocazione
A 38. Raffaello e Michelangelo
Tecnica
Marmo insulare bianco a grana media
Dimensioni
h.72 cm; h. della parte antica 42 cm
Inventario
1914 n. 338

La scultura, di dimensioni superiori al naturale, rappresenta un personaggio maschile in età giovanile, dalle lunghe chiome disegnate a folte e corpose ciocche e dai tratti caratterizzati da un’espressione patetica: la bocca è socchiusa, lo sguardo aggrottato e rivolto verso l’alto, come la testa, che è inoltre sottoposta ad una forte torsione verso destra. Sono di restauro moderno la base del collo e tutto il busto, con la parte corrispondente della capigliatura, alcune ciocche di capelli sul lato sinistro del volto, la parte posteriore della testa, buona parte del naso; tracce di rilavorazione sono presenti sul retro alla sommità della testa.

L’opera è nota fin dal 1550, quando è menzionata come ritratto di Alessandro morente nella collezione del cardinale Pio da Carpi in Campo Marzio, a Roma. L’identificazione con il sovrano macedone, caduta solo dopo la scoperta della testa Azara di Tivoli nel 1779, giocò un ruolo fondamentale nella fortuna critica dell’opera (Mansuelli 1958 pp. 94-96). Giunta a Firenze intorno al 1580, essa costituì una fonte di ispirazione per opere pittoriche (Monaco 1996, con bibliografia) e fu replicata in marmo, come dimostra una testa oggi al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e per ben tre volte in porfido nella bottega dei Ferrucci del Tadda (Monaco 2007). Anche la storia dei restauri, complessa e determinata da cambiamenti nel gusto e nella valutazione della figura di Alessandro, testimonia della grande fortuna della scultura (Mansuelli 1958, pp. 94-96, Monaco 2007).

La testa è un raro originale greco di epoca tardo ellenistica e di elevata qualità artistica che, pur non rappresentando Alessandro, si inserisce nel folto gruppo di opere coeve che trae ispirazione dal ritratto del sovrano. Solo recentemente è stata riconosciuta una replica dell’opera in una modesta testa di epoca romana, conservata a Cuba in collezione privata, osservazione che ha permesso di ipotizzare la pertinenza dell’originale ad un complesso monumentale di una certa fama in epoca antica (Monaco 2007). Caduta l’identificazione con Alessandro, la critica tradizionale ha collegato l’opera all’iconografia dei Giganti dell’Altare di Pergamo (Mansuelli 1958, p. 95). L’orientamento attuale avvicina invece l’opera a rappresentazioni di creature marine colte nell’atto di emergere dalla superficie del mare (Schwarzenberg 1969, p. 398, nota 4; Monaco 1996; Monaco 2007).

Bibliografia

M.C. Monaco, Testa del cosiddetto Alessandro morente, in L’officina della maniera. Varietà e fierezza nell’arte fiorentina del Cinquecento fra le due repubbliche 1494-1530, Catalogo Mostra, Firenze, p. 142-143, n° 35; M. C. Monaco, Ancora sull’Alessandro morente della Galleria degli Uffizi, Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, 113 (2007), pp. 175-206; V. Saladino, Musei e Gallerie. Firenze – Gli Uffizi. Sculture antiche, Firenze 1983; E. Schwarzenberg, From the Alessandro morente to the Alexandre Richelieu. The portraiture of Alexander the Great in seventeenth-Century Italy and France, JWCI 32, pp.  398-405.

Testo di
Fabrizio Paolucci
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