Croce dipinta
Pittore pisano
nella cimasa IHS NAZARE/NUS REX IU/DEORUM
Cristo crocifisso è raffigurato trionfante sulla morte, con occhi aperti e testa eretta, secondo una tipologia iconografica predominante nella pittura italiana fino all’inizio del XIII secolo. Sono tuttavia partecipi del dramma della Crocifissione la Vergine e san Giovanni evangelista dolenti, effigiati nel tabellone di sinistra, e le pie donne, a destra, delle quali rimane un’unica figura.
Ai lati del Crocifisso, sono illustrate alcune scene evangeliche, a sinistra le storie della Passione e a destra i fatti successivi alla morte di Cristo. La narrazione procede dall’alto verso il basso, da sinistra a destra. Sono illustrati, con dovizia di particolari, la lavanda dei piedi ai discepoli prima dell’ultima Cena, la cattura di Cristo tradito da Giuda, la flagellazione e, in basso sotto Cristo crocifisso, l’andata al Calvario. A sinistra, dall’alto, sono raffigurate la deposizione di Cristo dalla croce, la deposizione nel sepolcro e la discesa al limbo di Cristo risorto.
Capolavoro della pittura medievale, la Croce n.432 – così conosciuta dal suo numero di inventario - presenta caratteristiche stilistiche uniche che rendono ancora oggi molto incerti sia il contesto culturale di provenienza che la datazione dell’opera. Certe affinità osservate con alcune croci dipinte di cultura pisana fanno pensare che anche questo esemplare possa essere stato realizzato da un maestro attivo alla metà del XII secolo a Pisa, città che in epoca medievale era una potenza mercantile affacciata sul Mediterraneo e centro culturale di prima importanza.
La provenienza della Croce è ignota; era già agli Uffizi nel 1881.