Crocifissione
Niccolò di Pietro Gerini (Firenze, documentato dal 1368 al 1414)
Il tema della crocifissione di Cristo, a cui assistono dolenti la madre Maria e l’apostolo prediletto Giovanni, è reso più drammatico dalle figure degli angeli che si disperano e raccolgono il sangue che scorre copioso dalle ferite delle mani e del costato del Salvatore. Il fondo nero della tavola amplifica l’effetto tragico, ma esso è frutto di una ridipintura e non sappiamo se sia stato steso in sostituzione dello sfondo originale realizzato a foglia d’oro, secondo l’uso più consueto per i dipinti del Trecento, oppure ad azzurrite. Il dipinto è riferito a Niccolò di Pietro Gerini, un pittore fiorentino attivo alla fine del Trecento che fece della tradizione pittorica giottesca il suo punto di forza, riproponendo modelli iconografici e stilistici ideati a inizio secolo da Giotto e dai suoi più stretti collaboratori. Nonostante che la scarsa originalità d’invenzione e il livello qualitativo non sempre elevato delle sue pitture facciano di Niccolò di Pietro Gerini uno dei pittori meno apprezzati della storia dell’arte, egli fu comunque uno dei maestri più attivi e prolifici della sua epoca, abile imprenditore, autore di importanti cicli di affreschi a Prato e a Pisa, oltre che a Firenze, e di impegnative pala d’altare, opere per le quali talvolta si avvaleva di collaboratori associandosi in consorzi temporanei.
La Crocifissione, già nella raccolta Serristori a Firenze, è stata acquistata dallo Stato italiano nel 2011 e destinata agli Uffizi.