Statua di barbaro prigioniero (Dace capillatus o comatus)
Arte romana
La statua, di dimensioni maggiori del vero, raffigura un barbaro vestito di una lunga tunica, bracae e un mantello affibbiato sulla spalla destra. L’espressione dolente del volto e la posizione delle mani giunte sul grembo rimandano all’iconografia del barbaro sconfitto e prigioniero così come venne evolvendosi nel corso del II secolo d.C. Il tipo di veste, in particolare, induce a riconoscere nell’uomo un Dace comatus, cioè un membro di quella fascia sociale costituita da uomini liberi che formava il grosso dell’esercito. La testa, in marmo bianco, è riapplicata, ma, probabilmente, pertinente. La statua fu restaurata già nel XVI secolo dal Lorenzetto, per poi essere nuovamente oggetto di integrazioni da parte di F. Carradori fra il 1787 e il 1793 (Cecchi-Gasparri 2009 p. 196).
La statua fiorentina è attestata nella collezione del cardinale romano Andrea della Valle sin dalla prima metà del XVI secolo. Nel cortile di palazzo Valle-Capranica, infatti, la ritrae già un disegno di M. van Heemskerck (Michaelis 1891 pp. 229-230), oltre ad essere ricordata nelle descrizioni di antiquari dell’epoca come U. Aldovrandi (1556 pp. 217, 220) e J. J. Boissard (1587-1602 pp. 41-42). Acquistata da Ferdinando dei Medici negli anni settanta del XVI secolo, la statua fu trasferita nella villa sul Pincio, dove fu posta a ornare la facciata posteriore affacciata sul giardino (Cecchi-Gasparri 2009 p. 196). Trasferita a Firenze fra gli anni settanta e ottanta del XVIII secolo, insieme al grosso della statuaria presente nella villa romana, nel 1809 la statua fu posta, insieme alla seconda figura di dace in porfido (Dace pileatus), a ornare l’ingresso principale al giardino di Boboli, dove ancora si trova, così da formare, insieme ai fregi con barbari incatenati dell’Arcus Novus (Richardson 1992 p. 27) posti sulle loro basi, un monumento trionfale alle glorie militari dell’imperatore francese (Capecchi 2008 p. 142-144,157).
La statua appartiene a una nutrita serie di sculture raffiguranti Daci comati e pileati realizzate in differenti dimensioni e marmi. Con ogni probabilità questo ciclo di sculture, piuttosto omogenee per iconografia, erano destinate alla decorazione del grandioso complesso del foro di Traiano, inaugurato nel 112 d.C. L’uso di pietre diverse per la realizzazione di queste sculture, come il pavonazzetto, il porfido rosso, il serpentino e il marmo bianco, garantivano una varietà cromatica che ribadiva la regalità dello spazio in cui si venivano a trovare (Capecchi 2008 pp. 155-157; Ungaro 2017 pp. 146-147). L’esistenza di diverse serie accomunate da dimensioni analoghe (Capecchi 2008 p. 157) lascia supporre collocazioni diverse all’interno del complesso, anche se è molto probabile che per sculture realizzate in marmi di grande pregio, come il porfido rosso, fossero garantite posizioni di grande visibilità.
P. Zanker, Das Trajansforum in Rom, Archäologischer Anzeiger, 1970, p. 510; L. De Lachenal, Fortuna dei prigionieri Daci a Roma, Xenia Quaderni, 7, 1987; L. De Lachenal, I prigionieri Daci della Collezione Medici-Della Valle: nuove considerazioni archeologiche antiquarie sulle loro vicende tra Roma e Firenze, in Boboli ’90, Atti del convegno internazionale, Firenze 1991, pp. 609-621; A. M. Riccomini, Il viaggio in Italia di Pietro De Lama. La formazione di un archeologo di età neoclassica, Pisa 2003; G. Capecchi – M. G. Marzi – V. Saladino, I Granduchi di Toscana e l’antico. Acquisti, restauri, allestimenti, Biblioteca dell'Archivum romanicum, n. 352, Firenze 2008, pp. 131-179; A. Cecchi, C. Gasparri, La Villa Médicis, Le collezioni del cardinale Ferdinando, IV, I dipinti e le sculture, Roma 2009, pp. 196-197, n. 227.1; L. Velcescu, Les Daces dans la sculpture romaine. Étude d’iconographie antique, Saint Estéve 2010; M. Bormand – B. Paolozzi Strozzi (a cura di), Le printemps de la Renaissance. La sculpture et les art à Florence 1400-1460, Catalogo della mostra, Paris, Musée du Louvre (26 settembre 2013-6 gennaio 2014), Paris 2013; L. Ungaro, Il potere ritratto nel Foro di Traiano, in Traiano 2017, pp. 146-150
Dacio prigioniero
Arte romana