Erma di Posidippo
Arte romana
In origine l’Erma era collocata nel giardino di Villa Giulia sulla Flaminia, a Roma, di proprietà di papa Giulio III. Nel 1562 papa Pio IV donò una vigna nei pressi della Villa al cardinale Giovanni de’ Medici, il quale morì nello stesso anno, lasciando tutto in eredità al fratello, il futuro granduca Ferdinando: questo permise il passaggio di proprietà del giardino e di tutti i beni che esso conservava alla famiglia dei Medici, compresa quest’erma che fu trasferita insieme ad altre nel giardino di Villa Medici, sempre a Roma. Qui le erme di questo tipo erano collocate lungo i lati esterni dei quattro comparti maggiori del parterre o lungo le siepi della piazza. Tale funzione di “limite” riprende il ruolo originario dell’erma greca, ossia di protezione dei viandanti lungo strade e incroci; in epoca romana, invece, l’erma si diffonde principalmente a scopo decorativo e spesso – come per questo esemplare – è dotata di una testa-ritratto.
L’opera giunse a Firenze alla fine del Settecento, quando si decise il trasferimento delle collezioni medicee nella capitale granducale, ma la sua prima registrazione negli inventari della Galleria risale solo al 1825.
Lo stato di conservazione è discreto: la superficie appare corrosa e si osservano scheggiature sul fusto, sulla guancia sinistra e sulle sopracciglia. Tuttavia quest’erma rimane assai importante in quanto è conservata nella sua interezza: solo la porzione inferiore del naso e piccole parti dei padiglioni auricolari sono infatti frutto di un restauro.
L’erma ritrae un uomo imberbe dall’aria severa. L’ovale del volto è ampio e contraddistinto da un certo realismo che permette di riconoscervi un uomo in età matura: la fronte, dal profilo dritto e parzialmente coperta dai capelli, è infatti leggermente segnata, così come lo sono le pieghe naso-labiali. La linea delle sopracciglia, evidenziata dalla profondità delle orbite, converge alla radice del naso, leggermente rientrante. Gli occhi hanno una forma allungata e presentano pesanti palpebre solcate da marcate occhiaie. La bocca è serrata e la solcatura orizzontale sotto il labbro inferiore è ben segnata, così come la fossetta sul mento. I capelli sono organizzati in ciocche lunghe, ben pettinate ma di scarsa volumetria; inoltre, essendo lavorati con precisione su tutta la superficie cranica, si può affermare che l’opera fosse osservabile da ogni lato. Del tipo è nota una seconda replica, una testa oggi conservata al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.
L’identificazione del soggetto si deve a Klaus Fittschen, il quale riconobbe in una statua dei Musei Vaticani recante sul plinto l’iscrizione POSEIDIPPOS l’uomo ritratto nella testa di Ginevra, quindi anche l’erma degli Uffizi deve essere identificata con lo stesso personaggio. Posidippo fu un importante commediografo esponente della Commedia Nuova, vissuto tra la fine del IV e la metà del III secolo a.C. e attivo ad Atene. La creazione del prototipo originale si colloca alla metà del III secolo a.C., probabilmente subito dopo la morte di Posidippo, e si inserisce in quella serie di ritratti individuali di poeti ubicati nel Teatro di Dioniso ad Atene (Paus. I, 21,1); da quell’archetipo furono poi ricavate le repliche romane, tra cui l’erma fiorentina, che si data alla metà del I secolo a.C.
Infine, il fusto dell’erma è di notevole altezza e presenta una sezione quadrangolare con una leggera rastremazione verso il basso. In corrispondenza delle spalle vi sono gli incassi, dall’aspetto leggermente diseguale, ma sicuramente mai ritoccati. Del fallo originariamente attaccato rimangono solo il contorno inciso e parte della grappa di fissaggio.
A.Cecchi, C. Gasparri (a cura di), La Villa Médicis, IV: Le collezioni del cardinale Ferdinando I. I dipinti e le sculture, p. 330, Roma, 2009; R. Di Cesare in Ritratti. Le tante facce del potere, p. 192, n. 247, catalogo della mostra (Roma, Musei Capitolini 10 marzo – 25 settembre 2011), a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce, Roma, 2011, con bibliografia precedente; A. M. Nardon, Erma di Posidippo in Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria degli Uffizi, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 12 dicembre 2023 – 30 giugno 2024), a cura di F. Paolucci, pp. 70 – 71, Livorno: Sillabe, 2023, e bibliografia precedente