La fiera di Poggio a Caiano, ovvero La Burla dello “Scema”
Giuseppe Maria Crespi (Bologna 1665 - 1747)
È giorno di fiera sulla collina di Poggio a Caiano e tra i mercanti di bestiame e i venditori di terraglie si aggira affaccendato in valutazioni, acquisti e trattative un popolo di villani. Sulla folla indistinta si erge un personaggio, in piedi su un tavolato da saltimbanco, che mostra al pubblico con ostentazione un dente appena estratto; sulla destra compare un uomo di chiesa in abito nero, la guancia gonfia e il fazzoletto bianco in mano, simile nella cromia alla mucca pezzata, collocata al centro in primo piano, alla quale un contadino vuole esaminare il morso. Secondo le fonti antiche molti contemporanei si riconobbero nel dipinto, apparentemente solo una scena di genere vicina alla pittura olandese o fiamminga molto apprezzata a corte, ma che in realtà rappresenta anche un ritratto in burla del popolano Antonio Morosini detto “lo Scema” che si finge cavadenti ai danni del pievano di Poggio. L’inquadratura è teatrale, impostata sulla diagonale tipica delle scenografie barocche, con l’architettura di campagna tracciata veloce, in colori liquidi, come su un tendone da fondale, mentre la luce, a sprazzi, si concentra solo su alcune figure e dettagli.
Giuseppe Maria Crespi, pittore di origine bolognese, era particolarmente amato dal Gran Principe Ferdinando che amava ritirarsi in villeggiatura risiedendo nella villa di Poggio a Caiano, sede temporanea della sua piccola e raffinata corte composta anche di artisti.