Autoritratto
Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954)
In questo monumentale autoritratto, Omar Galliani riproduce per la prima volta il proprio profilo, raffigurandosi in contemplazione di un cielo immenso e profondissimo, denso di costellazioni luminose formate da figure più volte ricorrenti nel suo percorso artistico. Ecco ad esempio le rose e i teschi, quali due facce di un medesimo pensiero, il tempo che scorre (indifferenti le rose alla caducità della bellezza, i teschi all’ineluttabilità della morte), già presenti nell’altrettanto monumentale trittico Notturno acquisito per le collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi nel 2008.
Come in un ricamo, la mano di Galliani guida il nostro occhio alla scoperta di un suo personalissimo planetario (una spada, un doppio calice, una forbice, un drago…): sono rimandi a precise esperienze di vita, reminescenze di viaggio, sogni, visioni: un repertorio denso e originalissimo cui l’artista sembra qui rivolgersi, come a un nume tutelare, chiedendo ispirazione e protezione insieme (M. Faietti, 2018).
L’opera è realizzata con la non semplice tecnica del disegno a grafite e inchiostro nero su tavola di pioppo, da sempre combinazione privilegiata dell’Artista. Come in un procedimento alchemico, sulla superfice lignea ben levigata, Galliani lavora meticolosamente per stratificazioni successive di disegno a sottile tratteggio, e calibrate combinazioni di bianco e nero, ottenute anche con l’ausilio di tecniche di tradizione rinascimentale come lo spolvero, creando raffinatissime e magnetiche composizioni in bilico fra realtà e immaginazione.
L’Autoritratto è stato donato dall’Artista alle Gallerie degli Uffizi nel 2018.