Giardino delle Scuderie Reali
Il complesso è costituito da una vasta area verde di oltre sei ettari, che si estende fra il confine meridionale del Giardino di Boboli ed il viale Macchiavelli. Per le memorie storiche che accoglie e per la sua ubicazione essa rappresenta una significativa appendice del Giardino di Boboli ed una cerniera di collegamento tra questo e il Viale dei Colli.
Gli edifici che compongono il complesso delle Scuderie Reali furono costruiti nel breve periodo in cui Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, al fine di dotare Palazzo Pitti, dove risiedeva Vittorio Emanuele II di Savoia, di ambienti ampi e moderni per i cavalli, le carrozze e il relativo personale di servizio. Entro l’omonimo Giardino, situato a sud del Giardino di Boboli, si trovano il fabbricato delle Scuderie, attuale sede del Liceo Artistico di Porta Romana, il fabbricato delle Pagliere e i fabbricati minori dell’Infermeria dei cavalli, della Mascalcia e dei canili.
Il progetto dell’intero complesso si deve all’architetto Fabio Nuti, assunto allo Scrittoio delle Regie Fabbriche attorno al 1830 in qualità di “Aiuto Architetto” e, nel 1860, promosso ad “Architetto di 1a classe” della Direzione Generale dei Lavori d’Acque e Strade e delle Fabbriche Civili dello Stato.
Alla revisione del progetto e alla direzione dei lavori di costruzione dell’edificio delle Pagliere ha collaborato anche l’architetto Barberis, documentato a Firenze fra il 1867 e il 1869 in qualità di “Architetto Applicato al Ministero della Regia Casa”.
Realizzato fra il 1867 e il 1869 per conservare paglia, fieno e biade, l’immobile è composto da un lungo corpo di fabbrica parallelepipedo, suddiviso in due livelli, con le porzioni terminali che avanzano sul lato rivolto verso il Giardino. A queste sono affiancati due blocchi cubici ripartiti su tre livelli, i cui piani superiori erano originariamente utilizzati per alloggiare il personale di servizio, mentre il piano terra era riservato ai cavalli. Il piano terra, all’epoca utilizzato come stalla e deposito di carrozze e calessi, presenta una successione di pilastri ed arcate che sorreggono la copertura in volte a vela; Al piano primo, sul lato sud che prospetta verso viale Machiavelli, vi è un porticato ad arcate che interessa tutta la parte centrale e che permette l’accesso diretto al piano, dove era previsto lo stoccaggio dei foraggi, che potevano essere scaricati entrando all’interno con i carri, in un percorso ancora oggi segnato dalla pavimentazione in pietra serena che interrompe quella continua in cotto. La copertura è realizzata con imponenti capriate lignee che sorreggono le falde del tetto. Sul fronte nord grandi aperture ad arco, tamponate con il caratteristico motivo architettonico del grigliato in laterizio, permettevano la circolazione dell’aria, necessaria per la conservazione della paglia, a cui contribuiva anche lo stesso orientamento nordsud del fabbricato.
Dopo il trasferimento della capitale d’Italia a Roma, l’intero complesso edilizio perse la sua funzione originaria e rimase inutilizzato fino al 1919, quando venne assegnato al Regio Istituto d’Arte, affinché collocasse nella sala centrale delle ex Scuderie la sua raccolta di gessi tratti da modelli antichi.
Seguirono altri anni di abbandono per l’immobile delle Pagliere, che agli inizi degli anni ‘30 venne utilizzato come sede dei laboratori di scenografia del Teatro Comunale. In seguito, dal 1950 al 1987, una parte dell’edificio fu impiegata dallo stesso Teatro Comunale come magazzino, mentre una porzione del piano terra venne occupata da alcuni laboratori del vicino Istituto d’Arte.