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I passi d’oro

Roberto Barni (Pistoia, 1938)

Data
2013
Collezione
Scultura
Collocazione
Gli Uffizi, lato destro del complesso su Via dei Georgofili
Tecnica
Bronzo e finiture in oro in foglia (scultura); bronzo patinato in verde (base)
Dimensioni
200 cm c. (altezza della scultura); 190 cm c. (lunghezza della base)
Inventario
1914 n. 1963

Dal varco che si apre sul lato destro del Piazzale degli Uffizi, si accede a via dei Georgofili. Qui, nella notte del 27 maggio 1993, la città di Firenze è drammaticamente scossa da un terribile attentato mafioso. Cinque le vittime, molti i feriti, ingentissimi i danni al patrimonio architettonico e storico-artistico. Perché il dramma e l’orrore potessero trasformarsi in monito di vita e speranza, nel 2013, in occasione del ventesimo anniversario della strage, le Gallerie degli Uffizi commissionarono a Roberto Barni la realizzazione di questa scultura. Sollevando lo sguardo a circa 20 metri da terra, sulla sinistra della via guardando verso il fiume Arno, la sottile figura di Barni, rilucente di riflessi, sorprende e incanta: pare un angelo, o un etereo visitatore appena uscito dalla Galleria, che incede, a passo leggero ma deciso, trasportando altre cinque figure su di sé.

Così l’artista presenta la scultura: “Fin dal primo momento […] ho pensato che avrei voluto realizzare un’opera che, più che ricordare coloro che non ci sono più, ne evocasse la vita. Ho immaginato una figura capace di riportarli tra noi. Una figura lassù sospesa che pare emanare dal luogo per eccellenza, anch’esso ferito. Una figura che è l’arte e il suo perenne tentativo di superare la tragedia in un atto di esistenza. […] Ho pensato di usare i materiali più eterni, il bronzo, ma soprattutto l’oro che con la sua luce acceca le tenebre. Ho pensato che su una lama simbolo di morte si potesse ergere una figura come una vittoria, come una Nike, che con passo deciso avanzasse portando con sé le cinque persone dorate proprio per ricordare gli esseri umani nel loro splendore della vita, nelle loro case, nelle loro strade. […] Una figura che è simbolo stesso dell’arte e che nel suo vagare viene sospinta a ricominciare sempre il suo viaggio, e qui imprevedibilmente proprio dalle mura più alte di uno dei luoghi più significativi del mondo aggredito dalla barbarie” (R. Barni, nel pieghevole stampato contestualmente alla messa in opera della scultura, 2013).

Testo di
Francesca Sborgi
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