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I sette fanciulli dormienti di Efeso

Russia centrale

Data
1725-1750 c.
Collocazione
Sala 3
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
30,8x27 cm
Inventario
1890 n. 9337

Si narra che alla metà del III secolo, sette giovani militari di fede cristiana della città di Efeso, in Asia Minore, vennero spogliati dei loro gradi quando l’imperatore Decio, persecutore dei cristiani, seppe della loro fede. Rifugiatisi in preghiera in una grotta sul monte Celion, furono imprigionati in una caverna e condannati a morirvi di fame. I giovani invece caddero in un sonno prodigioso e si risvegliarono solo dopo due secoli, al tempo del regno dell’imperatore cristiano Teodosio (408-450).

Quando, dopo essere stati liberati da operai che cercavano pietre da costruzione, provarono ad acquistare cibo in cambio di monete vecchie di due secoli, la loro storia divenne nota e la loro vicenda fu considerata una testimonianza della resurrezione della carne attesa dall’umanità. Alla loro morte, i giovani furono sepolti nella caverna che li aveva ospitati durante il sonno prodigioso, luogo che divenne un’importante meta di pellegrinaggi.

Nell’icona degli Uffizi i sette ragazzi addormentati sono disposti dentro la grotta uno addosso all’altro, in pose libere e abbandonate. Sullo sfondo, oltre il monte, si stagliano le mura della città di Efeso e a destra è raffigurato un piccolo corteo, preceduto da un uomo con la croce, che si reca in visita alla grotta. Nel gruppo spicca la figura di un re, forse l’imperatore Decio.

Le ridotte dimensioni dell’icona ne attestano la destinazione domestica, cui si lega anche la venerazione per i sette giovani dormienti, invocati a protezione contro il demonio.

Databile al secondo quarto del XVIII secolo, l’icona si caratterizza per l’adozione di elementi di gusto barocco comuni anche a gran parte delle icone degli Uffizi, seppure presenti caratteristiche peculiari riferibili a un pittore di provincia.

Testo di
Daniela Parenti
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