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Il giuramento di fedeltà del Senato fiorentino a Ferdinando II de' Medici

Justus Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681)

Data
1625
Collocazione
Sala delle Allegorie
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
101 x 138 cm
Inventario
1890 n. 9692

Il dipinto è riconosciuto come modello preparatorio per la grande tela con lo stesso soggetto eseguita da Justus Suttermans nel 1625, collocata l'anno seguente al primo piano di Palazzo Pitti, sopra la porta tra la Sala delle Nicchie e la Sala delle Statue, e oggi esposta nella Sala della Niobe degli  Uffizi. Con questa commissione l'artista si cimenta nella sua impresa più ambiziosa, unicum nella sua carriera di ritrattista ufficiale della corte medicea. L'episodio narrato è una vera e propria istantanea del giuramento di fedeltà prestato dal Senato e dalle alte cariche fiorentine nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio l'11 marzo 1621, al cospetto del giovanissimo Ferdinando II. Il giovane successore del Granduca di Toscana Cosimo II de' Medici, deceduto il 28 febbraio 1621, è ritratto sotto il grande trono a baldacchino, affiancato dalle due tutrici, la madre Granduchessa Maria Maddalena d'Austria e la nonna Cristina di Lorena e dai membri del Senato. Accanto alla raffigurazione storica Suttermans associa, proprio sul proscenio, una controparte allegorica, composta da quattro personificazioni con funzione di quinte sceniche: la Toscana alla quale la Pace porge un ramo d'ulivo e, a sinistra, il fiume Arno e forse la Sieve. La tela, nonostante le dimensioni ridotte, dimostra la specifica attitudine del Suttermans al ritratto, nella accuratezza delle fisionomie dei personaggi di cui lo storiografo Filippo Baldinucci fornisce nei suoi scritti (Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua…, 1681-1728) una precisa identificazione. Il dipinto, in virtù d’esser stato riconosciuto dalla critica quale modello di presentazione per l’enorme tela oggi conservata agli Uffizi, fu acquistato dallo stato italiano sul mercato antiquario nel 1981 e destinato alle raccolte di Palazzo Pitti.

 

Testo di
Anna Bisceglia
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