Il suicida
Adriano Cecioni (Fontebuona, Firenze 1836 - Firenze 1886)
Frutto di un periodo di formazione a Napoli, il Suicida riflette su di sé le idee artistiche di stampo naturalista con le quali un giovane Adriano Cecioni poté entrare in contatto nella città partenopea grazie alla presenza di artisti come i fratelli Palizzi e Domenico Morelli.
L’opera, modellata come ultimo saggio del pensionato napoletano, suscitò grande dibattito e scandalo tra gli accademici del tempo durante l’esposizione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, in quanto giudicarono il tema immorale e quindi non consono per essere trasposto in marmo. Il motivo principale dello scandalo fu dettato dal tema dell’opera: il suicidio andava a perdere tutte le sue connotazioni ideologiche, patriottiche ed etiche ma si riduceva a un atto meramente privato, condotto per ragioni personali.
L’uomo, appoggiato a un tronco totalmente spoglio, è avvolto soltanto da un mantello che lascia trasparire la sua nudità dalle gambe scoperte. Lo sguardo è fisso sulla lama del pugnale con il quale sta per compiere il gesto estremo. La semplicità della composizione si fonde con la posa del giovane uomo, così piena di pathos, rendendo quasi tangibile la drammaticità del momento.